Cercare la verità significa voler superare l’arduo ostacolo dei pregiudizi. Ce lo ricorda il Vangelo dedicato alla memoria odierna di San Bartolomeo apostolo, identificato con il Natanaele del brano evangelico. Argomento che il Papa ha spesso affrontato nelle sue catechesi. Nel discorso che avrebbe dovuto tenere all’Università romana della Sapienza, il Papa invitava alla “ricerca faticosa della ragione per raggiungere la conoscenza della verità intera”.
I pregiudizi, invece, sono pigri e hanno fretta di fronte ad una verità che non si fa trovare facilmente. Così, Natanaele, a Filippo che gli presenta Gesù come il Messia, risponde bruscamente: cosa può mai venire di buono da Nazaret? Una vicenda – sottolinea il Papa – che mostra come l’uomo spesso, pur essendo onesto, si lasci ingannare dalla sua incapacità di approfondire le questioni:
“Al tempo stesso, però, pone in evidenza la libertà di Dio, che sorprende le nostre attese facendosi trovare proprio là dove non ce lo aspetteremmo”. (Udienza generale del 4 ottobre 2006)
Ma Natanaele, incontrando direttamente Gesù, si sente toccato in profondità e si affida completamente a Lui. Il pregiudizio svanisce:
“La nostra conoscenza di Gesù ha bisogno soprattutto di un’esperienza viva: la testimonianza altrui è certamente importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l’annuncio che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimoni. Ma poi dobbiamo essere noi stessi a venir coinvolti personalmente in una relazione intima e profonda con Gesù”. (Udienza generale del 4 ottobre 2006)
La ricerca prevede un cammino. Ci sono tanti, invece – afferma il Papa – che indicano agli altri la strada, ma restano fermi. Incontrando i giovani a Madrid l’anno scorso, Benedetto XVI li esortava: “E’ una cosa buona cercare sempre. Cercate soprattutto la verità, che non è un’idea, un’ideologia o uno slogan, ma una Persona, il Cristo, Dio stesso venuto tra gli uomini!”.
Fonte: Radio Vaticana