« Vade retro, Black Friday » di Giuliano Guzzo

fridayDa cattolico, non posso essere contro il libero mercato e gli affari, che come già affermava san Bernardino da Siena è bene prosperino, certo, ma con un’etica. Sempre da cattolico, so però che del mercato non posso essere neppure schiavo, sia per l’impossibilità di servire contemporaneamente «a Dio e a Mammona», sia perché se non si fa attenzione bastano 30 denari, Giuda docet, per fare sciocchezze.

Da italiano, inoltre, so che la capacità di esportare eccellenze non immunizza dal rischio di importare schifezze. Per questo ritengo il cosiddetto Black Friday qualcosa di cui è non solo opportuno, ma doveroso fare a meno.

Capodanno dello spreco, forse la più grande americanata tra le americanate, insistono col presentarla come «ricorrenza commerciale», mentre io arrivo al massimo a considerarla ricorrenza demenziale, in occasione della quale l’acquisto diventa rito, la coda pellegrinaggio, lo scontrino particola e l’oggetto benedizione.

Ed è paradossale che un mondo che si vanta di essere libero e secolarizzato non colga questa nuova religiosità, animata da una fede che sostituisce il prezzo al valore, le vetrine alle chiese, gli sconti ai santi, un calvario di venerdì al venerdì del Calvario.

Per fortuna, essendo italiano e cattolico senza meriti, posso affermarlo senza filtri: vade retro, Black Friday.

 

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