Beirut (AsiaNews/Agenzie) – Focolai di violenze sono divampati oggi per il quarto giorno consecutivo a Tripoli, nel nord del Libano, interrompendo una fragile tregua sottoscritta meno di 24 ore prima da alcuni leader politici locali. Pare sempre più destinato ad allargarsi al Paese dei cedri il conflitto che dal marzo 2011 sta insanguinando la Siria, mentre continuano bombardamenti e scambi di artiglieria pesante nella capitale e ad Aleppo fra milizie ribelli anti-governative e l’esercito di Damasco fedele al presidente Bashar al-Assad.
È di almeno 13 morti – l’ultima vittima è di oggi – il bilancio aggiornato degli scontri di questi giorni a Tripoli, seconda città per importanza del Libano, dove si fronteggiano il gruppo sunnita vicino ai ribelli e la fazione alawita fedele ad Assad. I due schieramenti vivono in quartieri della città confinanti fra loro e a poco sono valsi, sinora, i tentativi di dialogo e la tregua raggiunta dai leader politici locali.
Questa mattina le autorità di Beirut hanno stanziato truppe e mezzi pesanti nelle strade, per riportare sotto controllo la situazione. Nella zona regna una calma apparente, ma restano alti i timori di possibili nuove violenze. Alti funzionari delle Nazioni Unite parlano di realtà ancora “precaria”. Negli scontri sono rimasti feriti anche 10 soldati libanesi, intervenuti per sedare i due fronti in lotta.
Il Libano per oltre tre decenni ha vissuto sotto una sorta di dominazione esterna della Siria, che ha sempre guardato al Paese dei cedri come a un’estensione del proprio territorio. Ancora oggi è visibile la profonda divisione fra sostenitori e oppositori al regime di Damasco. Intanto sarebbe salito a 67 il bilancio delle vittime di bombardamenti e raid condotti in mattinata dalle forze fedeli al presidente Assad, nella capitale e in altre città fra cui Aleppo, Daraa e Homs. Lo riferiscono fonti vicine all’opposizione, anche non vi sono conferme indipendenti sui numeri.
Fonte: Asianews