Per ognuno di noi esiste un limite invalicabile alla propria tolleranza di fronte alle ingiustizie, materiali o morali che siano. Ancor di più se toccano la sfera privatissima della fede che, quando è vissuta in maniera convintamente totalitaria, impegna la coscienza a ribellarsi e a reagire in difesa di quelli che sono i propri principi religiosi. Non ci si riferisce qui a un generico sentimentalismo tanto buonista quanto incolto ma alla vera fede cattolica, che ha i suoi cardini nelle Sacre Scritture, nel Magistero e nella Tradizione apostolica.
E’ ormai acclarato e comprovato che i fondamenti del cattolicesimo al giorno d’oggi vengono manipolati surrettiziamente per darne una lettura adattata al relativismo dell’uomo moderno così da tacitarne sia la coscienza collettiva sia la legge interiore individuale, che è dono di Dio impresso in tutte le creature.
Resta però attiva la coscienza dei retti di cuore, di coloro che, seppur non particolarmente istruiti in materia religiosa, hanno fatto esperienza di fede e hanno impresso indelebilmente nella loro anima gli insegnamenti del Signore.
E’ un piccolo gregge, ridicolizzato dai poteri forti della Chiesa ufficiale e ignorato dalla protervia dei mass media mondani.
E’ il martirio spirituale dei cristiani di oggi, che si affianca a quello fisico dei tanti perseguitati e uccisi in troppe parti del mondo.
Nell’indifferenza colpevole di chi ha giurato fedeltà al Signore ogni giorno un pezzo della Verità viene attaccato e scardinato e ora tocca alla Madre di Dio, il nostro più forte baluardo contro il male dentro e fuori di noi, la Mediatrice di tutte grazie, il più potente intercessore presso Dio a nostro favore, Colei che invochiamo e che ci soccorre nei momenti di maggior pericolo.
E’ su questo ennesimo affronto al nostro credo che la tolleranza diventa zero perché, come ha detto papa Francesco durante un suo viaggio in aereo, “se insulti mia madre ti do un pugno”.
E ora che più di un insulto è arrivato proprio da lui alla Madre di tutti noi che dovremmo fare, lapidarlo?
Non sono fisime di poco conto, perché papa Francesco ha tolto alla SS. Vergine tutte le prerogative che il Magistero della Chiesa cattolica le ha riconosciuto, iniziando dalla sua immacolata concezione che la rende diversa da tutte le donne nate dopo Eva, ma superiore a quella per il suo fiat incondizionato al Signore.
“Questo grande mistero mariano, con il quale si inizia, nella storia, la Redenzione dell’uomo, è già previsto in quell’eterno progetto di Dio Padre, nel quale Maria, preservata immune dal peccato originale in vista dei meriti di Cristo, è preordinata a diventare nel tempo la degna madre dello stesso Salvatore.” (S. Giovanni P. II, Angelus dell’8 dicembre 1983)
Dire quindi che Maria Santissima era una ragazza comune, come quelle di oggi, è un’eresia in quanto i dogmi sono verità di fede (CdC Can. 751)
Non si vuole elencare quelle che sono le innumerevoli falsità che il pontefice regnante ha pronunciato contro Maria Vergine, che rimandiamo ad un buon articolo che le analizza (qui), ma nessuno che abbia ricevuto grazie e favori da quella dolcissima Madre può restare indifferente di fronte a tali abiezioni.
Non possiamo però reagire inconsultamente come l’istinto ci porterebbe a fare, dobbiamo invece prendere esempio dai nostri martiri che hanno lasciato la testimonianza di come vada affrontata la persecuzione, fino all’offerta della propria vita, per il trionfo del Regno.
Sin dai suoi albori sappiamo infatti che la Chiesa è stata sottoposta a persecuzioni e ha dovuto combattere delle eresie. Il nostro primo martire, S. Stefano, prima di morire pronunciò queste parole: “Signore, non imputar loro questo peccato”. E forse fu questa preghiera che salvò Saulo.
E lo stesso S. Paolo a sua volta insegna: “Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi” (1Cor 4, 12-13)
Per quanto riguarda poi le eresie sono nate spesso proprio dai membri della cattolicità e oggi siamo all’assurdo di un papa palesemente eretico. Ma è S. Pietro ad avvertirci della sorte di coloro che ingannano con falsità il popolo senza poi ravvedersi: “Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato. Si è verificato per essi il proverbio: Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago.” (2Pt 2, 21-22)
Non spetta però a noi far giustizia di costoro, papa, ecclesiastici o semplici chierici che siano. Come riportato in altro articolo (qui) a S. Caterina da Siena Dio minacciò l’Inferno per coloro che, credendo di servire la Chiesa, si sarebbero arrogati il diritto di insultare, dileggiare o punire i suoi ministri infedeli, perché il giudizio su di loro appartiene solamente a Lui.
A noi spetta il ribadire a voce alta le verità della nostra fede, pregare il Signore di salvare queste anime dal fuoco della dannazione eterna e sopportare pazientemente le presenti sofferenze offrendole a Dio per il bene della sua Chiesa.
Paola de Lillo