Il fenomeno politico più sorprendente della terza Repubblica (e in ascesa) è la Lega di Matteo Salvini. Alle elezioni del 4 marzo ha conquistato la leadership del centrodestra, poi è diventata il pilastro del nuovo governo (a cui dà la sua forte impronta), miete consensi anche al Centro e al Sud Italia ed è accreditata dai sondaggi nazionali fra il 25 e il 28 per cento. Eppure il Giornale Collettivo del Pensiero Unico e gli intellettuali ne parlano solo per scagliare anatemi e sberleffi.
Irrisione e demonizzazione. Nessuno che rifletta su quello che sta accadendo o che spieghi la clamorosa esplosione di consensi per Salvini, che di certo non è dovuta a qualche campagna mediatica perché – anzi – la sua Lega ha tutti contro: l’establishment, i media e la rete.
Tutti a coprirla di critiche e perfino di fango. Cosa che rende ancora più straordinario il consenso massiccio degli italiani per il leader lombardo.
Quando la Lega Nord irruppe con Bossi nel panorama politico la demonizzavano accusandola di attentare all’unità del Paese. Oggi scagliano contro la Lega di Salvini l’accusa opposta: quella di sovranismo e di nazionalismo.
Questo capovolgimento di accuse potrebbe far pensare a un ribaltamento politico della Lega. In realtà è il contrario.
Documenta il ribaltamento politico dell’establishmentche prima era statalista e centralista e dopo ha svenduto la sovranità nazionale italiana (sovranità monetaria, politica ed economica) alla signoria dei mercati globali e alla tecnocrazia dell’Unione Europea, facendo dell’Italia una colonia dei mercati, della Germania e della Francia (entrambe le versioni dell’establishment – statalista o europeista – hanno in comune un fisco vessatore e dissanguatore).
Il percorso dalla Lega Nord di Bossi alla Lega di Salvini ha una sua forte coerenza. Salvini è rimasto fedele all’identità originaria e se oggi va forte in tutta Italia “significa che la semente era buona” come ha detto Umberto Bossi.
Non a caso Salvini continua a portare sulla giacca la spilla di Alberto da Giussano che simboleggia la battaglia di libertà dei comuni italiani contro l’imperatore germanico Federico Barbarossa. Riferimento storico che appare ancora più significativo oggi che la Lega guida la battaglia contro la nuova egemonia imperiale tedesca.
Del resto Alberto da Giussano e la battaglia di Legnano facevano già parte della nostra cultura nazionale come simboli del Risorgimento contro l’occupazione straniera dell’Italia: il nostro stesso Inno nazionale, scritto da Mameli nel 1846, evoca Legnano (“Dall’Alpe a Sicilia, dovunque è Legnano”). Ci sono poi “La battaglia di Legnano” di Giuseppe Verdi e la “Canzone di Legnano” di Giosuè Carducci.
Contro lo strapotere imperiale tedesco, la difesa dell’indipendenza municipale fatta dai Comuni della Lega Lombarda (col sostegno della Chiesa di Alessandro III), nel 1176, fu giustamente interpretata dal Risorgimento, nel XIX secolo, come una difesa della stessa nazione italiana schiacciata dall’Impero germanico-europeo.
E questo legame profondo fra identità municipale e identità nazionale (tipico dell’Italia), colto dal Risorgimento, è anche ciò che unisce le due stagioni storiche della Lega.
La Lega di Salvini infatti ha avuto la capacità di capire cosa stava accadendo col ciclone della globalizzazione(che ha portato pure le migrazioni di massa), con il dominio della finanza sugli stati e con le conseguenze di Maastricht e della moneta unica: una distruzione di tutte le identità (nazionali, statuali, regionali, municipali, culturali, religiose e personali) e una distruzione del benessere.
E’ stata l’intuizione di Salvini che non è un intellettuale, ma (come Bossi agli inizi della Lega) è un vero politico che sta fra la gente e per questo sa percepire molto meglio degli intellettuali quello che accade.
Salvini ha saputo attrarre attorno al suo progetto persone e aree diverse. Anche alcuni della sinistra anticonformista e molti elettori di sinistra.
Perché è stata la Lega a capire e denunciare le tragedie di questa globalizzazione che è una “glebalizzazione” dei popoli (copyright Diego Fusaro). Contro Salvini si è scatenata la Sinistra ufficiale e il suo apparato mediatico. Perché la Sinistra è stata il braccio operativo delle élite globali.
Così la Lega è stata irrisa e demonizzata come del resto Donald Trump e Vladimir Putin. Eppure sono proprio questi leader a rappresentare la speranza di riscossa dei loro popoli.
Da noi la vecchia sinistra resta un rottame politico del ’68 e del comunismo (anche del cattocomunismo) che, dopo aver assecondato la demolizione degli stati nazionali e dello stato sociale, ora si aggrappa alla Merkel e a Macron. Cioè alla vera destra. Così la sinistra si è suicidata.
Con lei, e con “questa” Europa franco-tedesca, l’Italia ha subito l’esproprio del primo “bene comune” (la moneta), della sua sovranità, un’emigrazione di massa disastrosa, l’impoverimento del ceto medio, la crescita zero del pil e si è perso un quarto della produzione industriale. Inoltre è triplicata la povertà assoluta, è esplosa la disoccupazione giovanile, sfasciata la sanità, attaccate le pensioni, le periferie ridotte al degrado e il Sud alla marginalità.
In pratica sono stati demoliti insieme lo stato nazionale e lo stato sociale.
Ecco perché un intellettuale di sinistra come Alberto Bagnai, economista di raffinata cultura, è approdato alla Lega senza rinnegare i suoi valori. Tempo fa scrisse: “Il motivo per cui la sinistra non vuole confrontarsi col concetto di nazione è evitare di confrontarsi col concetto di tradimento”.
Antonio Socci
Da “Libero”, 10 giugno 2018
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