A due anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia si registrano sconcerto e confusione crescenti nella Chiesa, che costituiscono un grave pericolo per la fede. E di fronte al rifiuto del Papa di una risposta chiarificatrice c’è bisogno che i cristiani, laici anzitutto, riaffermino con chiarezza alcuni punti fermi sul sacramento del matrimonio, dell’Eucarestia e sulla morale.
Così il convegno svoltosi ieri a Roma nel nome del compianto cardinale Carlo Caffarra, dal titolo “Chiesa dove vai?”, si è concluso con una Declaratio approvata per acclamazione dagli oltre 400 presenti che hanno affollato il Church Village. Tra i relatori del convegno c’erano i cardinali Walter Brandmuller e Raymond Leo Burke e il vescovo ausiliare di Astana, Athanasius Schneider.
Ecco il testo della Declaratio, che suona anche come risposta ai Dubia che i cardinali Brandmuller e Burke, insieme a Caffarra e Joachim Meisner, avevano presentato a papa Francesco.
A causa di interpretazioni contraddittorie dell’esortazione apostolica “Amoris laetitia”, tra i fedeli nel mondo si diffondono sconcerto e confusione crescenti. L’urgente richiesta da parte di circa un milione di fedeli, di più di 250 studiosi e anche di cardinali di una risposta chiarificatrice del Santo Padre a queste domande non è stata finora ascoltata.
Nel grave pericolo venutosi a creare per la fede e l’unità della Chiesa noi, membri battezzati e cresimati del Popolo di Dio, siamo chiamati a riaffermare la nostra fede cattolica. Ci autorizza e ci incoraggia a farlo il Concilio Vaticano II, che nella “Lumen gentium” al n. 33 afferma: “Così ogni laico, in virtù dei doni che gli sono stati fatti, è testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa ‘secondo la misura del dono del Cristo’ (Ef 4, 7)”.
Ci incoraggia a farlo anche il beato John Henry Newman, che nel suo scritto, si può dire profetico, “On Consulting the Faithful in Matters of Doctrine“, già nell’anno 1859 indicava l’importanza della testimonianza di fede da parte dei laici.
Perciò noi testimoniamo e confessiamo in accordo con l’autentica tradizione della Chiesa che:
1) il matrimonio tra due battezzati, rato e consumato, può essere sciolto solo dalla morte.
2) Perciò i cristiani che, uniti da un matrimonio valido, si uniscono a un’altra persona mentre il loro coniuge è ancora in vita, commettono il grave peccato di adulterio.
3) Siamo convinti che esistono comandamenti morali assoluti, che obbligano sempre e senza eccezioni.
4) Siamo anche convinti che nessun giudizio soggettivo di coscienza può rendere buona e lecita un’azione intrinsecamente cattiva.
5) Siamo convinti che il giudizio sulla possibilità di amministrare l’assoluzione sacramentale non si fonda sull’imputabilità o meno del peccato commesso, ma sul proposito del penitente di abbandonare un modo di vita contrario ai comandamenti divini.
6) Siamo convinti che i divorziati risposati civilmente e non disposti a vivere nella continenza, trovandosi in una situazione oggettivamente in contrasto con la legge di Dio, non possono accedere alla Comunione eucaristica.
Il nostro Signore Gesù Cristo dice: “Se rimanete nella mia parola siete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32).
Con questa fiducia confessiamo la nostra fede davanti al Supremo Pastore e Maestro della Chiesa e davanti ai vescovi e chiediamo loro di confermarci nella fede.