È stato un autogol quello di Matteo Renzi a Sant’Anna di Stazzema. Evocare un’Italia invasa dai tedeschi e sottoposta al dominio nazista non è forse, simbolicamente, un perfetto argomento sovranista?
Certo, l’eccidio di Stazzema riguarda la Germania nazista (e i repubblichini suoi alleati) e oggi la Germania nazista non c’è più (come non c’è più il fascismo).
Tuttavia c’è la Germania e persegue, com’è ovvio, il suo interesse nazionale e la sua egemonia. La geopolitica ha le sue costanti. Anche la Francia – con Napoleone – cercò di sottomettere l’Europa e la Francia di oggi se lo ricorda. L’Italia è il pollo da spennare sia per la Francia che per la Germania.
Ovviamente nel 2018 le guerre in Europa non si fanno più con i carri armati, ma sono guerre economiche. E la sottomissione è economica e politica.
Jürgen Habermas, europeista, su “Der Spiegel” ha parlato di “nazionalismo economico” riferendosi alla sua Germania: “Il re, con il suo robusto nazionalismo economico, è nudo”.
Poi ha spiegato “le due scelte strategiche imposte da Angela Merkel all’inizio della crisi finanziaria: l’approccio intergovernativo, che assicura alla Germania un ruolo guida nel Consiglio europeo, e la politica dell’austerità, che la Germania ha potuto imporre ai Paesi del Sud dell’Unione, grazie a questa supremazia, assicurandosi vantaggi sproporzionati”.
L’euro è lo strumento fondamentale di questa egemonia imperiale. Infatti Habermas scrive: “[La Merkel] sa che l’unione monetaria europea è d’interesse vitale per la Germania”.
La Germania e la Francia sono sovraniste, anzi addirittura nazionaliste (è Habermas che parla di “nazionalismo economico”).
Invece l’Italia subisce. Da noi parlare di “sovranità” e interesse nazionale pare una bestemmia.
La Sinistra non solo ha consegnato la nostra sovranità monetaria agli altri, ma – come dichiarò Tremonti a “Libero” – tra il 2000 e il 2001 ha introdotto, “non richiesta, nell’articolo 117 della Costituzione la formula della nostra sottomissione quando si afferma che il potere legislativo dello Stato è subordinato ‘ai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario’, intendendo per ordinamento comunitario non solo i trattati, ma anche i regolamenti e le direttive europee”.
Ora ci troviamo con un’economia agli ultimi posti dell’eurozona (siamo fermi da vent’anni) e ai primi posti per aumento della povertà e disoccupazione.
Proprio nelle stesse ore in cui Renzi andava a Stazzema, a Siena Alberto Bagnai (candidato-simbolo della Lega) ha ricordato che lo stesso Renzi aveva iniziato bene al suo primo vertice europeo dichiarando che l’Italia non prendeva lezioni da Francia e Germania perché erano stati loro i primi a violare i parametri di Maastricht per il rapporto deficit/pil.
Anzi, in un suo discorso al Parlamento in vista del consiglio europeo, Renzi arrivò ad affermare: “O l’Europa cambia direzione di marcia o non esiste possibilità di sviluppo e di crescita… O l’Europa è in grado di assumere la battaglia contro la disoccupazione o non ci sarà alcuna stabilità possibile”. E sull’ondata migratoria affermò che se ci dicono “‘il problema non ci riguarda’, rispondiamo tenetevi la vostra moneta, ma lasciateci i nostri valori”.
Belle parole, ha aggiunto Bagnai, ma poi Renzi fece l’esatto opposto. Lui e il Pd si sono accovacciati ai piedi della Merkel.
Fino alla scena umiliante di un Gentiloni che nei giorni scorsi è andato col cappello in mano a Berlino e non è stato nemmeno ricevuto dalla Merkel che aveva da fare. C’è dovuto ritornare e ieri “Libero” ha titolato: “Il premier va a prendere le consegne a Berlino”.
Questa è la vera alternativa su cui gli italiani sono chiamati a scegliere: se l’Italia deve restare sottomessa al “partito straniero” (di Parigi e Berlino) o se deve ritrovare la sua indipendenza, la sua forza economica, il suo benessere e la sua sovranità politica.
Ecco perché mi pare un autogol il messaggio di Renzi nella sua visita a Sant’Anna di Stazzema il cui eccidio ci ricorda la tragedia dell’occupazione tedesca della penisola, ultima di tante invasioni di eserciti stranieri.
Il nostro poema nazionale, “I promessi sposi”, ci rappresenta proprio come traditi dalle nostre élite e vittime di secoli di scorrerie: dei tedeschi, degli spagnoli, dei francesi.
Tutta la nostra letteratura è piena del grido di dolore di un popolo calpestato dagli stranieri, come pure il nostro inno nazionale e anche il più noto canto partigiano, “Bella ciao”: “una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor”.
Renzi ha usato la visita a Stazzema per lanciare la trovata dell’“anagrafe antifascista”, ma i tedeschi non fecero un eccidio di “antifascisti”, bensì un eccidio di civili italiani inermi, per il solo fatto che erano italiani, infatti massacrarono ben 130 bambini (sul totale di 560 vittime).
In un bel saggio don Giuseppe Dossetti ha mostrato che le stragi naziste sull’appennino tosco-emiliano furono fatte ai danni delle nostre popolazioni civili come eccidi di casta e rispecchiavano un’ideologia pagana, sanguinaria e demoniaca.
Non a caso tra le vittime ci furono molti parroci che rappresentavano anche spiritualmente il nostro popolo cristiano e – pressoché da soli – tentarono di proteggere i civili. La nostra gente anche oggi aspetta chi la difenda.
Antonio Socci
Da “Libero”, 18 febbraio 2018
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