«Il giorno che avremo una prova contro il vescovo Barros parlerò. Non c’è una sola prova d’accusa. Le altre sono tutte calunnie, chiaro?». Sono queste parole di Papa Francesco che hanno causato la presa di posizione inusuale e sorprendente di un cardinale importante nella geografia delle porpore del pontificato di Bergoglio, il vescovo statunitense di Boston Sean Patrick O’Malley.
Consegnate ai giornalisti cileni durante il viaggio apostolico che si concluderà oggi con il rientro a Roma, le parole di Francesco riguardano il dibattito sul vescovo di Osorno, diocesi cilena affidata a monsignor Juan Barros dallo stesso Bergoglio nel 2015.
E’ dalla nomina in diocesi che in Cile non si placano le proteste per la rimozione di questo vescovo, accusato di aver coperto il sacerdote Fernando Karadima, oggi ottantasettenne, colpevole di gravi delitti di abusi su minori (riconosciuto come tale sia in sede civile che canonica).
Nel 2014, dopo un istruttoria vaticana, per Barros, insieme ad altri due vescovi cileni il cui riferimento era sempre Karadima, venne a maturare la decisione di allontanarli dai loro uffici.
Ma proprio durante la permanenza in Cile di Papa Francesco è stata pubblicata dalla Associeted press una lettera firmata dal Papa stesso, e inviata ai vescovi cileni nel gennaio 2015, in cui di fatto si annulla questa decisione; inoltre pochi mesi dopo Juan Barros viene nominato da Bergoglio vescovo di Osorno.
Così sono partite le proteste contro Barros e contro il Papa, reo di averlo nominato incurante delle testimonianze delle vittime. La risposta netta che abbiamo riportato in apertura, in cui Francesco difende ancora e chiaramente Barros, ha riaperto la ferita anziché chiuderla.
In modo assolutamente sorprendente è arrivato come un uragano il comunicato del cardinale Sean O’Malley, il quale ha un ruolo delicatissimo in materia.
Il porporato è membro del gruppo di nove cardinali che collabora strettamente con il Papa nel governo della Chiesa ed è presidente della Pontificia commissione per la tutela dei minori. O’Malley con un comunicato ufficiale ha chiaramente preso le distanze dalle parole del Papa: «“E’ comprensibile che le dichiarazioni di Papa Francesco rilasciate giovedì a Santiago del Cile siano fonte di grande dolore per i sopravvissuti agli abusi sessuali da parte del clero o di qualunque altra persona.
Le parole del Papa trasmettono il messaggio che se non puoi provare le tue affermazioni, allora non sarai creduto” e in sostanza danno l’idea di un “abbandono di coloro che hanno subito violenze riprovevoli della loro dignità umana”, “relegando i sopravvissuti nel discredito”».
La parte successiva del comunicato sembra voler ammorbidire un po’ la posizione, lì O’Malley afferma di non poter dire «perché il Santo Padre abbia scelto quelle parole» e si dice certo dell’impegno di Francesco nella lotta alla piaga degli abusi su minori, ma resta la sostanza della prima parte.
Il cardinale di Boston si mette chiaramente dalla parte delle vittime e lascia intendere che le parole di Francesco a difesa di Barros siano in qualche modo non rispettose della sofferenza. Per un papato come quello di Francesco, tutto centrato sulla vicinanza agli ultimi, il comunicato del cardinale di Boston suona veramente male.
Nel frattempo un blog che viene definito semiufficioso del Vaticano, Il Sismografo, diretto da Luis Badilla, prende posizione e chiede che il vescovo Barros rinunci, perché «la chiesa locale e anche il Vaticano non sempre hanno preso le decisioni migliori».
Inoltre, si legge nel blog, «il Papa dovrebbe accettare subito questa decisione del presule». Ma sono le parole di O’Malley che segnano uno spartiacque nel papato di Francesco, anche perché il capuccino cardinale è da considerare a tutti gli effetti come un grande elettore di Bergoglio nel conclave del marzo 2013, un uomo di sensibilità molto simile a quella del papa regnante.
In queste ore proprio O’Malley ha incontrato Francesco in quel di Lima, in Perù, ed è probabile che durante il volo papale di rientro a Roma, nella consueta conferenza stampa, si possa capire qualcosa di più e magari buttare acqua sul fuoco.
Tuttavia, la questione abusi potrebbe rivelarsi l’avvio di una fase 2 del pontificato, perché si aggiunge all’altra grande incompiuta del programma, la riforma delle finanze vaticane. Francesco che ha insistito più volte sulla trasparenza e sulla tolleranza zero in entrambe queste spinose vicende, si trova ora con problemi enormi che sollevano dubbi sulle scelte che ha effettuato.
In entrambi i casi serpeggia la convinzione che le soluzioni adottate, dalla commissione anti-abusi, fino alla Segreteria per l’economia, per non parlare di alcune scelte che hanno prodotto Vatileaks 2, fossero troppo casuali o errate.