La quarta domenica di Avvento coincide con la Vigilia di Natale, ultimo giorno della settimana scandita dalle antifone O. In questo modo possiamo contemplare il racconto dell’annuncio a Maria e la promessa – annuncio a Davide nella prospettiva di Maria nuova Arca dell’Alleanza, tenda adombrata dalla gloria di IHVW che si fa carne in lei, subito prima di contemplare Colui che da lei nascerà, rivestendosi di umanità come di un velo per temperare ai nostri occhi lo splendore della sua Divinità.
Seguendo il racconto dell’annunciazione di Luca, possiamo assistere nel dialogo tra l’angelo e Maria ad un esempio di fides quaerens intellectum, un esempio di ricerca d’intelligenza della fede, e intuirvi il paradigma della vocazione di Maria, come pure del rinnovo dell’alleanza con il popolo eletto.
I primi versetti del brano (Lc 1, 26-38) presentano il tempo, il luogo, e i personaggi. Non è strano che un angelo grande come Gabriele, Forza di Dio, sia inviato non a Gerusalemme, non in Giudea, la regione del popolo fedele, ma nella Galilea delle genti in un piccolo, sconosciuto borgo, che suscita solo diffidenza?
Ma il tempo è il sesto mese di un’altra misteriosa gravidanza, di una donna anziana e sterile. Il tempo in cui s’inserisce questo nuovo annuncio è dunque il tempo della promessa di Dio che si realizza, s’inserisce nella genealogia della benedizione che da Davide si trasmette ai suoi discendenti, s’inserisce nella promessa di una casa che Dio fa a Davide, nella promessa di una Presenza stabile in mezzo agli uomini.
I due racconti di annunciazione, a Zaccaria e a Maria, s’inseriscono così l’uno nell’altro, e si compiono nel racconto della visitazione in cui l’anziana sterile e gravida abbraccia la giovane madre vergine e feconda; in quest’abbraccio l’antica e la nuova alleanza mostrano la loro unità e il reciproco rapporto.
Dio facendosi carne rinnova ogni età, rende feconda un’anziana, rende matura una giovinetta tanto da portare Dio in sé.
Per due volte nel racconto si accenna discretamente alla casa di Davide: Giuseppe della casa di Davide e il figlio cui è promesso il trono di Davide: il fiat di Maria è il luogo dove si compie la fedeltà di Dio alla sua alleanza; con l’esilio la dinastica di Davide si è interrotta, non c’è più Re, ed ecco che un Angelo raccoglie i fili spezzati della storia e ne fa un ricamo di misericordia e di fedeltà. In questo modo si vede come l’annunciazione è in realtà il racconto del rinnovo dell’Alleanza.
La rappresentazione iconografica di questo momento (pensiamo ad esempio all’Annunciazione di Leonardo) pone Maria accanto alla Parola: dalla parola scritta, alla parola ascoltata, alla Parola incarnata.
C’è, infatti, un’altra caratteristica unica del racconto dell’Annuncio a Maria tra tutti i racconti analoghi di annunciazione, compreso quello immediatamente precedente a Zaccaria.
L’Angelo, si dice, “entrò da lei” ma non si dice che lo vide; l’angelo è una presenza che non appare; tutto si svolge in un ascolto, nella parola detta e ricevuta con fede. In questo senso Maria è modello per ciascun credente.
Proprio così ce la dipinge Guglielmo di St Thierry, quando dice: «Vedi la Madre del Signore, modello insigne della nostra fede. Ha ricevuto il buon annuncio della nostra salvezza e della sua concezione, e il pegno dello Spirito Santo.
Crede con assoluta certezza che diverrà la Madre del Signore, tuttavia volle sapere qualcosa, e cioè il modo in cui questo mistero si sarebbe compiuto, e dice: “Come può avvenire questo dal momento che non conosco uomo”?
Con la fede si atteneva alla realtà, desiderava saperne il modo. La sua anima fedele, confortata dalla grazia di cui era piena, abbracciava la realtà; ma la sua natura ammirava piena di stupore il modo in cui questo sarebbe avvenuto; già avvertiva in se stessa l’opera, unica nel suo genere, dello Spirito Santo; ma le cose meravigliose che abbracciava per fede, non sapeva che lo Stesso Spirito le avrebbe compiute nella sua carne, senza l’aiuto della carne!»
Così, altri autori spirituali riconoscono in quest’episodio un modello di domanda di fede, che parte dalla fede e arriva a una ricompensa della fede stessa. In questo percorso il momento del turbamento è un passo necessario e segno di realismo e di verità umana.
È il primo moto di “turbatione”, cui segue il secondo della “cogitatione” cioè della meditazione che pone insieme parole e fatti, il terzo della “interrogatione”, cioè della domanda formulata nella meditazione, il quarto nell’umiliatione, nell’accettazione umile della Parola ricevuta, e infine la “meritatione” il frutto dell’assenso di fede.
Nel SI’ di Maria l’Antica Alleanza trova il suo sbocco fecondo e la Nuova Alleanza il suo principio; la domanda di fede e l’assenso di Maria riscattano il dubbio e la deformazione della Parola di Dio compiuta da Eva, Maria compie anche la maternità di Sara che all’annuncio di una fecondità impossibile aveva riso, e compie pure in lei la promessa della gloria di Dio che desidera abitare non in un tempio costruito da mano d’uomo, ma in un tempio preparato da Dio stesso, la sua carne purissima.
In Maria ancora la storia di Israele scopre la fedeltà di Dio alla sua promessa, dopo l’esilio e il fallimento della mediazione regale, sacerdotale e profetica: Colui che nasce è il re promesso, il sacerdote santo del nuovo patto, il profeta di un’alleanza nuova che partendo da una cittadina sconosciuta della Galilea raggiunge l’universo.