«È importante dialogare anche all’interno della Chiesa». Se anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, manda un segnale chiarissimo al Papa vuol dire che la tensione è proprio arrivata alle stelle. Ieri Parolin era a un convegno sull’Iraq organizzato dall’Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), ma a margine del convegno ha rilasciato alcune brevi dichiarazioni su immigrazione e Amoris Laetitia che, aldilà dei toni molto concilianti, lo mettono in rotta di collisione con papa Francesco e soprattutto con il “cerchio magico” che spinge a rapidi cambiamenti dottrinali.
Sui migranti, pur negando che ci siano posizioni diverse, ha sottolineato che «Si può accogliere a braccia aperte con prudenza», con un chiaro riferimento alla campagna della Caritas Internationalis lanciata il giorno prima proprio da papa Francesco a favore dell’accoglienza degli immigrati e che ha come slogan “A braccia aperte”.
Parolin ha anche aggiunto che pur essendo a favore di accoglienza e integrazione, «poi toccherà alla politica italiana decidere», prendendo quindi le distanze dalla forte campagna a favore dello ius soli in Italia che si sta facendo in Vaticano e alla CEI.
Ma il capitolo potenzialmente più esplosivo è quello che riguarda l’esortazione apostolica Amoris Laetitia.
Dopo giorni di sbeffeggiamenti e insulti piovuti dai “guardiani della rivoluzione” contro i firmatari della “Correzione filiale” a papa Francesco, il Segretario di Stato vaticano ha invece chiamato al dialogo.
Chiesto proprio di dare un parere sulla lettera firmata in prima istanza da 62 teologi, preti, studiosi che chiede al Papa di intervenire per porre un freno al propagarsi delle eresie derivate dalla Amoris Laetitia, il cardinale Parolin ha preso sostanzialmente le distanze dal Papa invitando appunto al dialogo: «Le persone che non sono d’accordo esprimono il loro dissenso ma su queste cose si deve ragionare, cercare di capirsi», ha aggiunto.
Parole che vanno confrontate con l’atteggiamento di totale chiusura di papa Francesco, il quale ha snobbato qualsiasi richiesta di chiarimenti: non ha mai voluto rispondere ai Dubia, né ha mai accettato di ricevere i cardinali firmatari malgrado richieste precise in tal senso.
E ovviamente non ha neanche risposto ai firmatari della Correzione filiale né ai tanti che in questi mesi hanno preso posizione su alcune derive facilitate dall’ambiguità di alcune parti della Amoris laetitia, in particolare quel capitolo VIII in cui si parla anche dei divorziati risposati.
Anzi, chiunque abbia espresso perplessità o critiche ai passaggi che riguardano i divorziati risposati si è visto spesso punito, come è toccato recentemente al professore Josef Seifert, cacciato dall’Accademia Internazionale di Filosofia di Granada per aver firmato una lettera critica della Amoris Laetitia.
L’uscita di Parolin non passerà certo in silenzio, anche perché sembra collegarsi alla proposta fatta il giorno prima dal cardinale Gerhard Muller in una intervista rilasciata a Edward Pentin, della testata americana National Catholic Register.
Affermando che la Chiesa non ha bisogno di «polemiche e polarizzazioni», ma casomai di «più dialogo e reciproca fiducia», l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha proposto di creare una commissione composta da alcuni cardinali, nominati dal papa, che discutano teologicamente sulle parti controverse dell’Amoris Laetitia con rappresentanti dei Dubia e della Correzione.
Cresce dunque la richiesta di chiarimenti di fronte a una situazione ecclesiale sempre più confusa. «Solo un cieco può negare che nella Chiesa esiste una grande confusione», aveva detto il cardinale Carlo Caffarra lo scorso gennaio. Confusione che però ci si ostina a negare dalle parti di Santa Marta.
Ieri pomeriggio, con un tempismo a dir poco sospetto, padre Antonio Spadaro ha pubblicato sul sito della Civiltà Cattolica la trascrizione del dialogo che il Papa ha avuto con i gesuiti in Colombia, durante il suo recente viaggio.
Rispondendo a una domanda sulla teologia, papa Francesco ha voluto affrontare a modo suo le controversie su Amoris Laetitia.
Ecco le parole usate, così come presentate dalla Civiltà Cattolica:
“Approfitto di questa domanda per dire una cosa che credo vada detta per giustizia, e anche per carità. Infatti, sento molti commenti – rispettabili, perché detti da figli di Dio, ma sbagliati – sull’Esortazione apostolica post-sinodale. Per capire l’Amoris laetitia bisogna leggerla da cima a fondo. A cominciare dal primo capitolo, per continuare col secondo e così via… e riflettere. E leggere che cosa si è detto nel Sinodo.
Una seconda cosa: alcuni sostengono che sotto l’Amoris laetitia non c’è una morale cattolica o, quantomeno, non è una morale sicura. Su questo voglio ribadire con chiarezza che la morale dell’ Amoris laetitia è tomista, quella del grande Tommaso.
Potete parlarne con un grande teologo, tra i migliori di oggi e tra i più maturi, il cardinal Schönborn. Questo voglio dirlo perché aiutiate le persone che credono che la morale sia pura casistica.
Aiutatele a rendersi conto che il grande Tommaso possiede una grandissima ricchezza, capace ancora oggi di ispirarci. Ma in ginocchio, sempre in ginocchio…”.
In sintesi il Papa – peraltro in una chiacchierata con i suoi confratelli – dice che i rilievi critici sono sbagliati, ma invece di spiegare il perché dice che la Amoris Laetitia va letta tutta.
Poi, quanto alla morale, dice che tutto poggia sul “vero” San Tommaso, ma senza dare ragione di questa affermazione.
Anzi, per le ragioni dice esplicitamente di rivolgersi al cardinale Schomborn, il quale – come abbiamo scritto nei giorni scorsi – negli ultimi tempi ha rinnegato tutto quanto aveva sostenuto nei tanti anni precedenti.
Insomma, quella che sicuramente qualcuno spaccerà per la risposta del Papa ai Dubia, in realtà non risponde a nulla. E soprattutto dà la sensazione di affermazioni lontane dalla realtà che oggi si vive nella Chiesa.
Si può però sperare che dopo Parolin e Muller altri cardinali e vescovi di peso escano allo scoperto per chiedere al Papa di riaffermare con chiarezza la verità sul matrimonio e sull’Eucarestia.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana