Charlie come Aylan? – di Antonio Socci

aylanPochi mesi fa ci siamo commossi per il piccolo Aylan, il bambino siriano fotografato morto su una spiaggia turca (con i familiari aveva cercato di raggiungere la Grecia). Tutti i media del pianeta rilanciarono quell’immagine in prima pagina e tutti si dissero indignati per un mondo dove si lasciano morire i bambini così. Ebbene, oggi, per salvare la vita del bambino Charlie Gard, che sta in Gran Bretagna, si può ancora fare qualcosa, ma nessuno sembra voler fare una battaglia in difesa della sua vita.

Fra i pochi c’è mia figlia Caterina e devo dire che imparo sempre molte cose da lei.

 

QUELLA PREGHIERA

La settimana scorsa, nella sua durissima condizione, che vive sempre con una stupefacente positività, piena di grazia, ha avuto un imprevisto problema di salute e – portata al Pronto Soccorso – le è stato detto che doveva essere operata d’urgenza. Era in pericolo.

Non ha fatto storie (come, di certo, avrei fatto io). Ha subito dato il suo consenso, sebbene alla domanda della mamma se non avesse paura ha risposto che sì, ne aveva.

Tuttavia nel clima concitato delle fasi preoperatorie –data l’urgenza imprevista – per noi e per il personale ospedaliero, lei ha trascorso il tempo a comporre, con la sua amica Benedetta, una preghiera-appello per il piccolo Charlie e l’ha fatta diffondere su internet.

Benedetta scriveva e Caterina – dicendo sì e no – sceglieva le cose da mettere e da non mettere.

Hanno scritto: “Amici, la Corte Europea si esprimerà definitivamente martedì 13 Giugno sul caso di Charlie Gard. Abbiamo pensato, per chiedere il miracolo perché Charlie possa continuare a vivere, di chiedere nella preghiera l’intercessione di Chiara Corbella Petrillo, salita al Cielo proprio il 13 giugno di 5 anni fa, nel 2012. Chiediamo quindi: ‘O Gesù, concedici per intercessione di Chiara Corbella Petrillo, secondo la Tua volontà, la grazia che imploriamo: la salvezza per Charlie’. Seguita da Pater Ave Gloria, da dire tutti i giorni”.

Firmato: “Caterina e Benedetta”.

 

PERCHE’ CHIARA

Ricordo che Chiara Corbella Petrillo – citata nella preghiera – è una meravigliosa ragazza che cinque anni fa, a soli ventotto anni, è morta a causa di un tumore.

Probabilmente la Chiesa la farà santa.   Questa giovane donna, che ha vissuto la malattia con la sua fede cristiana semplice e luminosa, abbandonandosi fra le braccia di Dio, insieme al marito Enrico, aveva affrontato, nei pochi anni di matrimonio, prove impreviste e terribili: durante la prima gravidanza, già all’ecografia, alla sua piccola Maria era stata diagnosticata un’anencefalia cosicché la bambina, accolta con amore dai due genitori, è morta poco dopo il parto.

E non si può descrivere la commozione di quel battesimo in ospedale e poi di quella messa (non funebre, ma di resurrezione) in cui Chiara ed Enrico, con tanti amici, hanno consegnato la loro figlia fra le braccia della Madonna.

Poco dopo è arrivata la seconda gravidanza: un maschietto, Davide. In questo caso l’ecografia dà un altro verdetto doloroso: il bimbo non ha gambe. I genitori lo hanno amato subito e accolto. Ma al settimo mese un ulteriore tragico verdetto: altre micidiali malformazioni incompatibili con la sopravvivenza.

Di nuovo il parto, il battesimo e subito il bambino è andato in cielo. Chiara ed Enrico – normalissimi giovani del nostro tempo – hanno vissuto tutto con dolore, ma anche con la forza della loro fede cristiana che dà la gioia di aver donato la vita eterna a due creature che si ritroveranno, un giorno, nella felicità senza fine.

Dopo questi due eventi, arriva per Chiara la terza gravidanza, quella di Francesco che finalmente non ha problemi.

Tuttavia durante la gestazione proprio a Chiara viene diagnosticato un inspiegabile tumore alla bocca.

Dopo un primo intervento, Chiara – sostenuta da Enrico – decide di portare avanti la gravidanza ad ogni costo rimandando interventi più radicali e cicli di chemio a dopo il parto.

Il bambino nasce sano e la madre si sottopone subito alle cure, ma il tumore prevale e lei muore.

Di Chiara – che, sottolinea Enrico, non era una super donna, ma una ragazza fragile come tutte, però resa forte dalla fede, dalla grazia – colpisce una foto che la ritrae con il suo violino in mano, una benda su un occhio (perché il tumore stava progredendo) e un sorriso strepitoso.

Certo, Chiara era una bella ragazza, ma quella sua risata luminosa e serena – in quel momento, mentre sa che di lì a poco dovrà morire – dice molto di più. Parla di un’altra bellezza.

Se Nietzsche sfidava i cristiani perché – a suo dire – non avevano una faccia da risorti, il volto di Chiara immortalato in quella foto è la più grande smentita: è la prova che Gesù è davvero risorto ed è qui, ora, a sostenere i suoi fino alla vittoria sul male e sulla morte.

Questa storia sconvolgente è stata raccontata in un libro che ha proprio tale foto in copertina e come titolo una frase di Chiara: “Siamo nati e non moriremo mai più”.

Chiara è oggi, per tanti giovani cristiani, un’amica cara a cui guardare e a cui parlare nella preghiera. E’ l’esempio di come la fede e la grazia possono rendere eroico il quotidiano, anche per persone normali come tutti noi.

Ecco perché il nome di Chiara si trova in quella piccola preghiera scritta da Benedetta e Caterina.

 

APPELLO PER CHARLIE

Ed ora devo spiegare chi è il piccolo bambino Charlie Gard di cui parla quella preghiera.

Lo spiega bene un Appello al presidente della Repubblica Mattarella che ieri è stato reso noto dalla “Nuova Bussola quotidiana”, dove si legge:

“Le scriviamo per chiedere un Suo intervento personale per il piccolo Charlie Gard, un bambino inglese di dieci mesi affetto da una rarissima malattia genetica. I medici del Great Ormond Street Hospital di Londra, autorizzati da tre sentenze delle Corti del Regno Unito, hanno deciso – contro la volontà dei genitori – di staccare le macchine che lo tengono in vita. La terribile decisione è sospesa in attesa del prossimo pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo, che (il 13 giugno) ha chiesto – in via cautelare – di mantenere il supporto vitale fino alla mezzanotte del 19 giugno. Considerata la gravità della vicenda e il bene in gioco, alla luce dei principi di precauzione, di libertà di scelta delle cure e della responsabilità genitoriale, che dovrebbero ispirare la decisione dei giudici e degli ordinamenti” prosegue l’appello al presidente “Le chiediamo di adoperarsi per tutelare la vita di Charlie Gard e consentirgli di tentare un trattamento sperimentale negli Stati Uniti, come chiedono i suoi genitori. Fidando nella Sua ben nota sensibilità, confidiamo che Lei voglia concedere la cittadinanza italiana al bimbo e ai suoi genitori, così che possano godere del diritto alla salute e alla libertà di cura assicurati ai cittadini italiani dall’art. 32 della nostra Costituzione. E auspichiamo, in ogni caso, un Suo intervento personale a sostegno delle ragioni del bimbo presso il Governo Britannico. Certi della Sua considerazione, con stima”.

Non conosco le procedure e non so se il presidente Mattarella può concretamente muoversi in quella direzione.

Ma per ragioni umanitarie dovremmo muoverci tutti. Anche i media.

I genitori hanno raccolto i soldi per portare Charlie in America e tentare la cura sperimentale. Perché impedirlo?

Si dirà che le speranze sono minuscole, ma è sempre tentando che la medicina apre nuove strade terapeutiche. Cinquant’anni fa a un trapianto di cuore si sopravviveva poche ore. Oggi si vive bene.

E poi se si fosse trattato di genitori o di malati che volevano staccare la spina, i media avrebbero fatto titoloni in difesa della loro libera scelta. Perché invece nessun titolone per dei genitori che vogliono curare il loro figlio?

Nemmeno papa Bergoglio dice nulla. Indifferente.

La “libertà di cura” non vale per chi vuole essere curato?

Charlie non è un malato terminale. E’ un bambino cosciente, che i genitori vogliono aiutare a guarire. Non ci riguarda? Perché oggi nessuno grida: “Je suis Charlie”?

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 18 giugno 2017

 
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