“Il problema dell’immigrazione non lo risolverebbe nemmeno Mago Merlino”, risponde il premier Gentiloni al Consiglio d’Europa, che rimprovera all’Italia troppo pochi rimpatri di immigrati irregolari. A dire il vero non ci vuole un Mago mitologico per iniziare a risolverlo. Servirebbe, piuttosto, cambiare approccio, anche se tanti elementi dimostrano che non vi è alcuna volontà di cambiarlo.
L’idea che ci sia un “grande vecchio” che sta pianificando l’immigrazione nel Mediterraneo è una vecchia costante delle teorie della cospirazione. Come tutte le leggende, non è vera: l’emigrazione dall’Africa all’Europa è un fenomeno non pianificato e neppure pianificabile, visto che coinvolge milioni di persone provenienti da decine di paesi diversi.
Ma, come tutte le leggende, ha il suo fondo di verità. Questo fondo di verità è l’attività, reale e documentata, di navi soccorso di Ong come Moas, Medicins sans Frontieres, Save the Children, Sea Eye e Sea Watch (e altre meno conosciute).
Si portano sotto le coste della Libia, talvolta anche entro le sue acque territoriali e salvano i passeggeri delle carrette del mare, prima di trasportarli ai più vicini porti italiani. Queste navi battono bandiere di paesi neutrali e non europei, come Panama, Belize e le isole Marshall. Lo scopo dichiarato di queste associazioni è quello della libera emigrazione, contro le politiche di respingimento.
Sono contrarie, dunque, alla distinzione fra veri rifugiati ed emigranti in cerca di fortuna. A finanziare le loro operazioni ci sarebbe anche la Open Society Foundation di Soros, che comunque sposa esplicitamente la causa dell’emigrazione sicura verso l’Europa e si oppone alla politica “dei muri” e dei respingimenti in mare.
Queste operazioni avvengono alla luce del sole. Il governo italiano, in questi anni, non ha fatto nulla per contrastarle. Non fa che compiere l’ultima fase del viaggio: l’arrivo sul suolo italiano.
A dire il vero, l’attività di queste Ong ricorda molto da vicino un’altra iniziativa: i corridoi umanitari della Sant’Egidio. Proprio lo scorso 12 gennaio, la Sant’Egidio, d’accordo con la Cei e con il governo italiano, ha stabilito l’apertura di un corridoio umanitario con l’Africa orientale, per ospitare rifugiati da Sud Sudan, Eritrea e Somalia.
Si tratta del secondo di questi corridoi: il primo, che riguarda la Siria, ha già portato in Italia 700 rifugiati. Il trasferimento viene effettuato con gli aerei invece che con le navi.
E, contrariamente alle iniziative delle Ong di cui sopra, la selezione avviene alla partenza, distinguendo i veri rifugiati dagli altri emigranti.
Ma il concetto (e dunque anche il messaggio che passa) è analogo: il flusso degli emigranti non deve essere fermato, ma reso più sicuro e legale. E con l’imprimatur del governo italiano.
Non è nuova neppure l’idea che ci siano delle navi che si spingono fin sotto le coste libiche per raccogliere gli emigranti e portarli in Italia. Già un’altra organizzazione (governativa, questa volta) è stata pioniera in questa attività: la Marina Militare Italiana. L’operazione si chiamava Mare Nostrum e la ricordiamo tutti.
Contrariamente alle navi finanziate da George Soros, con soldi suoi privati, le unità della nostra Marina costavano molto di più ed erano pagate dal contribuente italiano.
Salvare uomini in mare, come fanno le Ong di cui sopra, la Sant’Egidio e il governo italiano con Mare Nostrum, è un dovere morale. Su questo non ci sono dubbi. Dobbiamo però chiederci se queste iniziative servano a ridurre o aumentare le tragedie nel Mediterraneo.
E l’esperienza di questi tre anni dimostra che, per lo meno, non servono a ridurle. I corridoi umanitari della Sant’Egidio riguardano i soli rifugiati.
Ma i rifugiati costituiscono solo una minima parte di coloro che tentano la traversata del Mediterraneo in nave. Mare Nostrum e l’analoga attività volontaria delle Ong provocano, come si è visto più volte, un brutto effetto collaterale: incoraggiano a trasportare un numero ancora maggiore di persone in condizioni di sicurezza peggiori, considerando che c’è “una mano amica” a poche miglia dalla costa.
Senza contare, poi, che lo scopo degli emigranti economici illegali è quello di transitare per l’Italia e insediarsi nell’Europa più ricca (in Germania, soprattutto). Più ne arrivano nel nostro paese, più saremo visti come un problema dal resto dell’Ue.
E non ci vuole un Mago Merlino per capirlo.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana