Non so quanti siano i lettori dell’Osservatore Romano, a quanto si dice non molti. Per parte mia leggo solo gli articoli che, di tanto in tanto, mi vengono segnalati. Mi è capitato così, diversi anni fa, di manifestare qualche sconcerto di fronte al tentativo di recuperare il Marx buono, come al plauso (scritto da un vescovo) della massima cavouriana ‘libera Chiesa in libero stato’ letta alla maniera di Spadolini.
In questi giorni mi è stato segnalato un pezzo su Lutero, una pagina dal titolo “La storia momento di riconciliazione”. “Dall’animo tormentato di un uomo in cerca di un Dio da cui ricevere misericordia, nasce un seme di discordia”, scrive l’autrice Caterina Ciriello. Ohibò! Che ci si sia dimenticati della massima evangelica: “Li riconoscerete dai frutti”?
Tanti buoni sentimenti, tante buone e pie parole, tanto pellegrinaggio fra storia, arte, sapienza teologica, tanta santa contrapposizione tra l’opposizione che un tempo divideva cattolici e protestanti e la ritrovata comunione di oggi! Un articolo pieno di santi propositi e di buone intenzioni di volersi bene non andrebbe commentato. Ma è comparso sull’Osservatore.
E allora giusto qualche pensiero in ordine sparso: Ciriello dà notizia di un convegno internazionale, “Rileggere la Riforma”, tenutosi a Firenze dal 20 al 22 febbraio. I protestanti avrebbero ammirato la magnificenza artistica della cattolica Firenze, magnificenza che loro hanno perso per sempre grazie all’iconoclastia del monaco in cerca della misericordia di Dio.
Verissimo. Epperò ci si scorda di dire che, mentre Lutero è ferocemente iconoclasta (non è un particolare da poco perché – lo sappiamo da sempre e in particolare dalle opere di San Giovanni Damasceno – distruggere le icone significa negare le basi stesse del cristianesimo, perché equivale a mettere fra parentesi l’incarnazione), allo stesso tempo è invece un fervente cultore delle immagini, quelle che nel corso dei decenni elabora insieme a Cranagh per rendere plasticamente evidente ai rozzi tedeschi quale satanica sentina del vizio sia la Chiesa cattolica con tutto il suo apparato di papi, cardinali, vescovi e religiosi. Immagini orribili, disgustose, che faranno scuola ai rivoluzionari di tutte le epoche.
Xilografie che Lutero vuole impreziosiscano le case del maggior numero possibile dei tedeschi per insegnare loro con mezzi semplici ed efficaci qual è il sentimento che va nutrito nei confronti di Roma: l’odio.
Ciriello finisce il pezzo con una frase ad effetto: “‘Come posso avere un Dio misericordioso?’ si chiedeva Lutero. Oggi, forse, chi ancora definisce Lutero il “demonio” che ha diviso la Chiesa, neppure si preoccupa di Dio”.
Qui basterebbe ricordare qualcuno degli epiteti riservati dal cercatore del Dio misericordioso ai papi (asino, cane, re dei ratti, drago, coccodrillo, larva, bestia, drago infernale) e soprattutto rileggere i primi due dei “sette consigli salutari” da lui indirizzati ai principi per chiarire cosa fare nei confronti degli ebrei.
Primo: “è cosa utile bruciare tutte le loro Sinagoghe, e se qualche rovina viene risparmiata dall’incendio, bisogna coprirla di sabbia e fango, affinché nessuno possa vedere più nemmeno un sasso o una tegola di quelle costruzioni”. Secondo: “siano distrutte e devastate anche le loro case private. Infatti, le stesse cose che fanno nelle Sinagoghe, le fanno anche nelle case”.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana