Durante uno dei due Sinodi sulla famiglia, mentre era vivo – come adesso – il dibattito all’interno della Chiesa sul problema dell’eucarestia ai divorziati risposati, un cardinale africano si lasciò andare a un battuta tagliente con un amico. “Voi in occidente avete la poligamia successiva, mentre in Africa c’è quella contemporanea”. A significare che il costume diffuso di non considerare il matrimonio un legame a vita porta a una successione di rapporti che l’ironia del porporato rendeva simili alla poligamia.
Poi c’è stata l’Amoris Laetitia, con le sue noticine a piè di pagina che capovolgono il magistero precedente della Chiesa, espresso esplicitamente nella Familiaris Consortio, (n. 84: La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia.
C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio).
E il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, francescano, si chiede a rigor di logica: se chi vive come marito e moglie pur con un matrimonio precedente ancora valido può ricevere la comunione, perché non può farlo chi vive più legami, magari sanciti da una radicata tradizione culturale?
Non è un problema da poco, in Africa; quasi la metà dei matrimoni in Senegal sono poligami, e la poligamia non è estranea al mondo cattolico africano, anche se la Chiesa la condanna, e al momento del battesimo viene chiesto di ripudiare quella pratica.
Ma ho conosciuto missionari che sottolineavano la difficoltà, e l’ingiustizia di applicare la legge tout court. Fra l’altro, obbligare un convertito a scegliere una sola moglie vorrebbe dire rovinare l’esistenza delle altre, magari con figli. Insomma non è una questione di poco conto.
E certamente moltissimi missionari in Africa possono fare loro la domanda suscitata nel suo Tweet dal cardinale Napier: “Se gli occidentali in una situazione matrimoniale irregolare possono ricevere la comunione, dobbiamo dire ai nostri poligami e ad altri “inadeguati” che anche a loro è permesso?”.
A qualcuno su Twitter il cardinale risponde: “Sta dicendo che un poligamo è ipso facto in stato di peccato mortale? Certamente solo Dio e la coscienza dell’uomo possono giudicare.
E’ il sesto Dubia, che si aggiunge ai cinque già espressi formalmente dai cardinali, e per i quali ancora si attende la risposta del Pontefice.
Fonte: Stilum Curiae