Nella Chiesa del 2016 può capitare quasi di tutto. Anche che venga richiesto – e l’hanno già fatto in parecchie migliaia – di firmare una richiesta di sostegno a un arcivescovo, Léonard, ingiustamente escluso dalla porpora cardinalizia, e di un insegnante, teologo, autore di diverse opere, e perseguitato perché sosteneva che i miracoli di Lourdes sono avvenuti, e che i miracoli del Vangelo anche. Siamo al paradosso, ma in realtà anche stupirsi è diventato difficile.
Mons. Léonard ha deciso di continuare la sua battaglia, che gli aveva fruttato anche aggressioni fisiche, in difesa dei diritti umani come li concepisce il Vangelo, e il Magistero della Chiesa, quello che non tema di farsi ossessionare dal problema dell’aborto.
L’ex vescovo di Bruxelles ha scritto un libro che farà certamente discutere, in Belgio, dentro e fuori la Chiesa, che si intitola “Un évêque dans le siecle”.
Nel libro intervista Léonard fa appello a un rilancio del dibattito sull’aborto, sull’eutanasia e sul “matrimonio” omosessuale. In particolare sull’aborto sostiene che bisogna riparlarne, “perché se no si ridurrà a un fatto registrato, che fa parte dei costumi, e che non si rimetterà mai più in questione”.
Léonard aveva partecipato a numerose marce per la vita – il che certamente non aveva fatto piacere a non pochi dei suoi colleghi con l’obiettivo di “partecipare a un risveglio o a un mantenimento dello stato di allerta delle coscienze”.
Basta pensare alla celebra frase di mons. Galantino sui volti inespressivi di quelli che pregano davanti alle cliniche abortiste per immaginare come i super-progressivi vescovi belgi possano voler riaprire il dibattito sull’aborto legale.
E seguendo quello che già diceva Paolo VI non ha paura di affermare che “La mentalità contraccettiva generalizzata incoraggia una mentalità abortista”.
Sull’eutanasia, in cui il Belgio è fra i Paesi più attivi, mons. Léonard dice che “tocca tutta una professione che è obbligata a relativizzare il giuramento di Ippocrate”, e continua: “Quella che si presenta come una decisione puramente personale in nome della libertà dell’individuo è in realtà una decisioneche ha un’influenza profonda e determinante sull’insieme della società”.
E conclude deplorando che in Belgio non ci si mobilita “abbastanza per dire No a pretesi avanzamenti che sono dei ritorni all’indietro e una regressione in rapporto alla solidarietà che deve legare i membri di una società”.
Più straordinario il caso del secondo nome dell’appello, quello di Arnaud Dumouch, professore di religione all’istituto Saint Joseph de Châtelet e rettore dell’Istituto Dottor Angelico.
Dumouch, 52 anni, padre di famiglia, si è visto ritirare un anno fa, il 14 dicembre 2015, il visto ecclesiastico. Fino a quando mons. Léonard era Primate del Belgio, lo aveva difeso. Ma subito dopo la partenza del presule di Bruxelles, che ha trovato rifugio a Gap, come cappellano del santuario di Notre-Dame du Laus è stato colpito.
Se leggete il francese, potete trovare la storia completa cliccando QUI.
E’ una storia che ha radici antiche. Arnaud insegnava come giovane professore di religione in una scuola libera della diocesi di Tournai. Insegnava secondo il Catechismo e il magistero della Chiesa, e il Vaticano II.
Si è urtato con il suo superiore, un sacerdote ex sessantottino che ha deciso di rendergli la vita difficile, e che ha usato del suo ruolo di Ispettore del corso di religione per farlo cacciare.
Arnaud trova comunque rifugio all’istituto Saint Joseph, a Chatelet, e diventa di ruolo nel 2003.
Nel 2010 però la pace finisce. Il sacerdote che lo perseguitava è diventato vicario episcopale con delega all’insegnamento nella diocesi, e scatena contro Arnaud tutta una serie di ispezioni, compiute da un religioso lasalliano nell’istituto in cui Arnaud insegna, della Congregazione dei Lasalliani.
Fino a quando non c’è un vero e proprio processo: Arnaud Dumouch è convocato, e anche l’inquisitore è presente.
Gli presentano una lista di rimproveri. Il religioso gli chiede: “Come si può ancora seguire il magistero, oggi, dopo l’affare Galileo?”.
Il professore risponde che l’affare Galileo non tocca il magistero, che non si occupa che della fede. “Lei ha insegnato che Cristo è davvero resuscitato! Ma non è che un simbolo! Lei fa dell’esoterismo!”.
Il processo assume veramente contorni kafkiani. Dumouch ha pubblicato siverse opere di teologia, con l’imprimatur dell’arcivescovo di Parigi. Cerca di difendersi, ma senza effetto. “Lei si deve concentrare su temi sociali, tolleranza e democrazia – è l’ordine. – La Trinità, la vita dopo la morte, il peccato e il perdono non interessano a nessuno. E’ ridicolo!”.
Il professore resiste. Le ispezioni continuano, e il 23 agosto 2013 il vescovo di Tournai, mons. Harpigny, riceve Dumouch, su richiesta del card. Müller, favorevole al professore di religione, di cui Benedetto XVI aveva usato i lavori per la sua enciclica, Spe Salvi.
Ma la burocrazia è più forte: Dumouch è sospeso per tre mesi. E nel 2014 le ispezioni riprendono.
Fa denuncia per mobbing alla polizia, su consiglio del vescovo, e di mons. Léonard. Le ispezioni cessano e tutto è tranquillo fino al 2014.
Nel marzo del 2015 una nuova ispezione scopre che gli allievi hanno preparato dei lavori sui miracoli di Lourdes. L’ispettore insorge: “I miracoli di Lourdes? Ma è della magia! E mi citi un solo miracolo del Vangelo che sia reale!”. Il professore risponde: “La resurrezione di Cristo. E’ il miracolo dei miracoli. O no?”.
La storia ha un epilogo nel luglio del 2015 quando i Fratelli delle Scuole Cristiane gli ritirano il permesso di insegnare.
Poi viene licenziato. Il professore fa ricorso a Roma. Gli allievi di Dumouch mettono on line una petizione: la firmano in oltre duemila. Il ricorso a Roma è sospensivo, e il professore dovrebbe essere reintegrato immediatamente. Ma la direzione ritarda.
A quanto pare la storia non è apparsa sui mass media. Ma certamente se Dumouch fosse stato cacciato per aver difeso l’aborto o il matrimonio omosessuale e così via, avremmo visto paginate.
Ma come sappiamo la Chiesa belga è nelle mani del gran consigliere del Pontefice, il discusso cardinale Danneels. L’uomo che ha inventato il termine “la mafia di san Gallo”. Che pena.
Chi è interessato all’iniziativa, e vuole firmare, può trovare elementi interessanti QUI.
Fonte: Stilum Curiae