(Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 14/11/2016) Secondo i dati forniti il 12 novembre da monsignor Rino Fisichella alla Stampa Estera, entro la fine del Giubileo saranno arrivati a Roma 21 milioni di pellegrini, mentre 1 miliardo di persone circa avrebbero attraversato le Porte Sante aperte in tutto il mondo. Le cifre ufficiali riportate dalla Prefettura della Casa Pontificia hanno valutato però in 32 milioni il totale di arrivi per il Giubileo dell’anno 2000. Il calo è stato dunque superiore al trenta per cento.
Che si tratti di un crollo di presenze, lo conferma la stima del Censis, riportata da “La Repubblica” del 21 luglio 2015, secondo cui l’effetto Bergoglio avrebbe portato a Roma 33 milioni di turisti e pellegrini per il Giubileo.
Così non è stato. Del resto il fortissimo calo di fedeli si inquadra nel calo netto e costante delle udienze nell’arco dei tre anni del pontificato. Secondo i dati ufficiali del Vaticano: 6.623.900 nei primi nove mesi di pontificato del 2013, 5.916.800 nel 2014 e 3.210.860 persone in tutto il 2015.
I veri frutti del Giubileo, secondo mons. Fisichella, si vedranno solo nei prossimi anni. Il che però significa che, per ora i frutti non si vedono.
E le porte attraversate da un miliardo di persone nelle chiese sparse nel mondo sarebbero state comunque varcate e non portano alcun valore aggiunto all’evento.
Ma al di là dei numeri, il Giubileo dovrebbe essere un avvenimento spirituale che, grazie al dono delle indulgenze, offre l’occasione per un cambiamento di vita.
Giovanni Paolo II nella lettera di indizione del Giubileo del 2000 spiegò ampiamente lo stretto legame dell’indulgenza con il sacramento della penitenza con il quale, confessando i propri peccati, il credente riceve il perdono e può accostarsi all’eucarestia.
Ma se parliamo solo di perdono e di misericordia, possiamo essere indotti a credere che sia sufficiente passare la porta Santa, anche senza confessione, per essere perdonati dei propri peccati.
Perché si è parlato sempre di misericordia e mai di indulgenze? Perché questa era la posizione di Lutero, di cui papa Bergoglio ha commemorato a Lund il quinto centenario dell’atto di rivolta contro la Chiesa di Roma.
Le celebri 95 tesi che il 31 ottobre del 1517 Lutero affisse alla cattedrale di Wittenberg negano il valore delle indulgenze e di ogni merito e di ogni opera buona.
Perciò il Giubileo della misericordia che si avvia alla conclusione è stato il primo Giubileo della storia in cui, non si è parlato di indulgenze.
Un Giubileo, insomma, che non ha voluto essere un Giubileo.
Fonte: Corrispondenza Romana