Nel 2017 siamo a 500 anni dello scisma protestante (che segna la fine dell’unità spirituale dell’Europa) e a 100 anni delle apparizioni di Fatima, il più grande evento profetico della storia della Chiesa. Lutero è all’origine di quel soggettivismo da cui – come insegna Jacques Maritain – sono nate poi le filosofie e le ideologie che abbiamo sperimentato nei tempi moderni. Invece le apparizioni di Fatima – dove la Madonna preannuncia la rivoluzione bolscevica in Russia, le persecuzioni comuniste e la seconda guerra mondiale – misero in guardia proprio dalle conseguenze apocalittiche di quelle ideologie contro Dio.
C’è dunque un misterioso antagonismo fra i due eventi. In questi giorni si ricordano le loro date fondamentali: il 31 ottobre è il giorno di Lutero, mentre – all’inverso – il 13 ottobre è il giorno di Maria.
Il 31 ottobre 1517 Lutero affisse le sue 95 tesi al portone della cattedrale di Wittemberg. Il 13 ottobre 1917, davanti a 70 mila persone, la Madonna dette il clamoroso segno che aveva preannunciato ai tre pastorelli nei mesi precedenti, il segno che la stampa laica portoghese pretendeva.
LA DONNA VESTITA DI SOLE
I giornalisti presenti quel 13 ottobre a Fatima restarono di sasso. Ricordo – per tutti – Avelino de Almeida, direttore responsabile del quotidiano “O Seculo”, di Lisbona, il più diffuso e il più laico. Si era recato di persona, quel giorno, nella sperdute campagne di Fatima, per riferire il fallimento di quell’imbroglio clericale.
Al contrario il 15 ottobre si trovò a firmare un articolo che fin dal titolo diceva ben altro: “Cose straordinarie! Come il sole ha danzato a mezzogiorno a Fatima”.
Proprio per quell’evento la Chiesa riconobbe subito le apparizioni (e le profezie della Madonna si sono puntualmente verificate).
Ma in Vaticano la ricorrenza del “miracolo del sole” quest’anno è stata dimenticata da papa Bergoglio che invece il 31 ottobre prossimo si recherà in Svezia, a Lund, proprio per festeggiare con i luterani i 500 anni dello scisma di Lutero.
Benedetto XVI, quattro anni fa, aveva fatto sapere che non sarebbe andato perché “per la Chiesa Cattolica non c’è nulla da festeggiare”.
Invece Bergoglio va. Già la sua scelta ha lasciato perplessi molti cattolici (ancor più preoccupati per le “concessioni” teologiche che Bergoglio lassù potrebbe fare), ma ha sollevato un vespaio di proteste, nel web, anche la scelta di Bergoglio, che giovedì scorso, 13 ottobre – mentre dimenticava il “miracolo del sole”, avvenuto a Fatima – ha fatto entrare in Vaticano, a un’udienza, addirittura una statua di Lutero.
E’ pur vero che a quell’udienza erano presenti anche dei protestanti, ma la portata simbolica di quell’ingresso, in pompa magna, di Lutero in Vaticano (dove peraltro il suo ritratto campeggiava accanto a quello di Bergoglio) ha suscitato un vero scandalo. Anche perché – appunto – è avvenuto proprio nel giorno della Madonna di Fatima, che invece è stata del tutto ignorata.
LUTERO NEMICO DELLA FEDE
Oltretutto la statua di Lutero è pure una contraddizione. Infatti i protestanti si caratterizzarono per la lotta durissima contro le raffigurazioni sacre:
“Proprio a Lund, dove Francesco si recherà”, ha ricordato Vittorio Messori “tutte le chiese furono rase al suolo, tranne la cattedrale, pur ovviamente denudata di ogni decorazione, all’uso riformato. Le pietre degli edifici cattolici abbattuti furono impiegate per la fortificazioni e la cinta muraria della città”.
Ovviamente è naturale e giusto che oggi vi sia un fraterno dialogo fra cattolici e protestanti, ma il problema è proprio il personaggio Lutero celebrato in quella statua come un santo.
C’era bisogno di questo gesto simbolico che sembra una sorta di “canonizzazione”, oltretutto in sostituzione della celebrazione della Madonna?
E’ giusto che gli studiosi si occupino di Lutero, ma esaltarlo come un santo, in Vaticano, da parte del papa fa scandalo nel popolo cristiano.
La Chiesa ha sempre definito Lutero “eretico e scismatico” e lo ha scomunicato il 3 gennaio 1521. Peraltro egli è il protagonista di una delle svolte più tragiche (forse la più tragica) della storia cristiana.
Il grande storico Henri Pirenne, ricordato da Messori, ha scritto:
“Il luteranesimo, in gran parte dei Paesi che lo accettarono, fu imposto con la forza dai principi e dai nobili che concupivano i beni della Chiesa e non parve loro vero di poterli sequestrare. La convinzione religiosa ha avuto un ruolo assai modesto nella espansione della nuova fede. Gli adepti sinceri , convinti e disinteressati, almeno all’inizio, erano assai pochi. Imposto d’autorità e accettato per obbedienza esso ha proceduto per annessione, spesso forzata”.
Da questo scisma, fra l’altro, divamparono le tragiche guerre di religione: “Tutta l’acqua dell’Elba non potrebbe fornire lacrime sufficienti a piangere i disastri della Riforma: il male è senza rimedio”, ebbe a scrivere Melantone, il più stretto collaboratore di Lutero.
Del resto Lutero è quello che si riprometteva di “strappar la lingua al papa e infilarlo alla forca con tutta la plebaglia che lo idolatra”.
E’ il Lutero che tuonava così: “Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulteri, sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa papista.”
C’è poi il Lutero delle pesantissime invettive contro gli ebrei (nel 1543 pubblicò “Degli ebrei e delle loro menzogne”) che tanto ha fatto discutere in Germania.
Infine Lutero è quello delle invettive contro la ragione che sarebbe – a suo dire – “cieca, sorda, stolta, empia e sacrilega”, essa – per lui – è addirittura “la più grande prostituta al servizio del diavolo”.
Questo – è stato osservato – conduce diritti al fondamentalismo e infatti un importante sociologo protestante, Jean-Paul Willaime, scrive: “il protestantesimo è un fondamentalismo” (da qui – ha notato Massimo Introvigne – viene infine pure l’assolutismo).
Ecco perché san Pio X, nella “Pascendi”, scriveva che “l’errore dei protestanti fu il primo a muovere il passo”.
BERGOGLIO FAN DI LUTERO
Non si capisce invece come il suo attuale successore, Bergoglio, abbia potuto rovesciare tutto quello che la Chiesa ha sempre affermato: “Nell’ultima delle sue conferenze stampa volanti, di ritorno dall’Armenia, ha tessuto l’elogio di Lutero. Ha detto che era animato dalle migliori intenzioni e che la sua riforma fu ‘una medicina per la Chiesa’, sorvolando sulle divergenze dogmatiche essenziali” (Sandro Magister).
Non c’è spiegazione. Tranne quella che già Paolo VI aveva intravisto, parlandone con Jean Guitton: “all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa”.
Paolo VI non poteva immaginare che quel “pensiero non cattolico” potesse arrivare addirittura al vertice della Chiesa.
Dove è stato spinto da forti correnti teologiche e clericali interne. Ma ci sono anche gruppi di potere esterni alla Chiesa che da decenni caldeggiano la conversione del Vaticano all’ideologia “politically correct”.
Proprio in questi giorni da Wikileaks scopriamo che importanti personalità del mondo democratico Usa (al potere con Obama e Clinton) discutevano nel 2012 di come “piantare i semi di una rivoluzione” dentro la Chiesa, ovviamente per sostenere i soliti temi “progressisti” (ecologia, sessualità, emigrazione).
L’anno dopo, nel 2013, nella Chiesa si ha l’enigmatica rinuncia di Benedetto XVI – combattuto da tutti i media e i poteri del mondo – e l’arrivo di Bergoglio, osannato da tutti i media e i poteri laicisti.
Qualcuno pensa che la chiave di questi eventi – relativi ai “due papi” – stia proprio nell’enigmatica visione del Terzo Segreto di Fatima: suor Lucia parla di “un vescovo vestito di bianco” e dopo vede “il Santo Padre, mezzo tremulo” che attraversa una città distrutta “con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena”.
Antonio Socci
Da “Libero”, 16 ottobre 2016
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