Dopo ripetute anticipazioni da più parti, domenica 11 settembre anche il sito paravaticano “Il Sismografo” ha pubblicato – confermandoli – i testi integrali sia della lettera dei vescovi della regione di Buenos Aires ai loro sacerdoti, sia della lettera di commento di papa Francesco. La lettera dei vescovi argentini intende offrire delle linee guida per l’applicazione del controverso capitolo ottavo della “Amoris laetitia”, quello che riguarda i divorziati risposati.
E nel quinto e sesto dei dieci punti in cui articolano le loro indicazioni i vescovi ammettono che a coloro che si trovano in questa situazione può essere data l’assoluzione e la comunione sacramentale, anche quando non “non riescano a mantenere il proposito” di vivere tra loro in continenza sessuale.
Fin qui niente di nuovo. Perché non si contano i vescovi e i cardinali che già interpretano in questo senso “Amoris laetitia”. Come numerosi sono anche coloro che non trovano formulata con sufficiente chiarezza tale “apertura” nell’esortazione postsinodale.
Ma questa volta c’è il papa che prende posizione. E sposa come unica giusta interpretazione del testo la prima:
“El escrito es muy bueno y explícita cabalmente el sentido del capítulo VIII de ‘Amoris laetitia’. No hay otras interpretaciones. Y estoy seguro de que hará mucho bien”.
“Il testo è molto buono e spiega in modo eccellente il capitolo VIII di ‘Amoris laetitia’. Non c’è altra interpretazione. E sono sicuro che farà molto bene”.
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Curiosamente, però, lo stesso giorno in cui “Il Sismografo” ha diffuso la lettera del papa che interpreta “Amoris laetitia” così, “L’Osservatore Romano” ha pubblicato il commento di un cardinale spagnolo – stimatissimo da papa Francesco – che del medesimo capitolo ottavo dell’esortazione dà un’interpretazione più restrittiva:
Il cardinale è Fernando Sebastián Aguilar, 86 anni, già vescovo di Pamplona, missionario dei Figli del Cuore Immacolato di Maria. E ha originariamente pubblicato il suo commento sul settimanale “Vida Nueva”.
A proposito della comunione ai divorziati risposati, Sebastián Aguilar sostiene che il papa “pensa anche ai molti cristiani che si sono rifatti una vita come hanno potuto e, al tramonto della loro esistenza, desiderano riconciliarsi con Dio e con la Chiesa”.
Il cardinale non è più esplicito. Ma sembra ammettere l’assoluzione e la comunione per costoro avanti negli anni, quando potrebbero più facilmente ottemperare alla condizione, ribadita da Giovanni Paolo II, di vivere come fratello e sorella.
Sebastián Aguilar è stato fatto cardinale da papa Francesco, che è da tempo fervente lettore dei suoi libri, al punto da dichiararsi suo “alunno”. Ed è di fama progressista. Da giovane fu il teologo preferito del cardinale Tarancón, icona del cattolicesimo conciliare in Spagna.
Ma è anche personaggio molto schietto. Fece colpo, poco dopo la nomina a cardinale, una sua intervista sugli omosessuali che vanno rispettati e sull’omosessualità che invece è da condannare:
Ma c’è di più. Sebastián Aguilar è anche autore della prefazione a un saggio del cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, di netta contrapposizione alle tesi dell’altro cardinale Walter Kasper, capofila storico dei fautori della comunione ai divorziarti risposati.
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Tornando alla lettera dei vescovi argentini, va detto che in vari episcopati trova sempre più spazio il proposito di offrire delle linee guida per l’interpretazione dei punti più controversi di “Amoris laetitia”.
Anche in Italia è così. Sabato 10 settembre il vescovo di Parma Enrico Solmi, già presidente della commissione episcopale per la famiglia e la vita e partecipe di entrambi i sinodi, ha dichiarato al quotidiano “Avvenire” che è opportuno “collocare ‘Amoris laetitia’ nella riflessione ufficiale della Chiesa italiana e farne oggetto di un’assemblea” dei vescovi. E interpellato sulla necessità di “linee guida applicative” ha risposto: “Sì, penso che sarebbe il caso di pensarci”.
Nella stessa pagina di “Avvenire” don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio CEI per la pastorale della famiglia, ha a sua volta elencato una serie nutrita di iniziative ed incontri già in cantiere per l’applicazione dell’esortazione postsinodale.
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Intanto, passa il tempo e il cardinale Carlo Caffarra ancora aspetta che papa Francesco risponda alle sue domande sui punti più controversi di “Amoris laetitia”.
O forse la risposta è già arrivata. Ma non a lui. Ai vescovi argentini.
Fonte: Settimo Cielo