Mentre la Chiesa italiana tramite il suo giornale di riferimento, Avvenire, attacca il Comune di Milano che ha fatto le ore piccole per approvare il registro delle unioni civili mentre «nessuna maratona istituzionale è stata organizzata per dare sostegno alle famiglie con figli», di più – e di più anche di una certa afasia della chiesa italiana- ha fatto Papa Benedeto XVI. Con una decisione che il giovane ma esperto vaticanista americano Rocco Palmo ha definito sul suo blog «Whisper in the loggia » come «una vera bomba»,ha nominato nuovo vescovo di San Francisco monsignor Salvatore Cordileone.
Che significa aver messo nella città in cui vive la più alta concentrazione di persone omosessuali il vescovo americano che maggiormente si è speso contro le nozze gay. E che significa, insieme, aver portato un vescovo di linea dura e intransigente nella diocesi dove i suoi predecessori sempre si erano spesi per una pastorale verso i gay che molte antenne ha fatto sollevare anche in Vaticano.
Già vescovo di Oakland, le battaglie di Cordileone contro l’amministrazione Obama sul tema delle nozze gay hanno raggiunto in passato toni aspri e duri. Quando nel 2002 Obama comunicò di non voler difendere il Defense of Marrige Act (Doma), avallando di fatto la tutela del matrimonio gay, Cordilenoe commentò testuale: «Io non so con certezza quanto influsso abbia la lobby gay su Obama, ma la mossa del presidente pare la risposta alle loro pressioni. Non mi spiego la cosa altrimenti, dato che la società è contraria».
E ancora: «Sulla famiglia si dice che la mentalità sia cambiata, ma allora perché ogni volta che i cittadini americani hanno dovuto esprimersi in merito, hanno votato in favore del matrimonio naturale fra uomo e donna? Anche questo dato è indicativo. Le persone intervistate nei sondaggi dicono di essere per l’equiparazione del matrimono gay, poi nel segreto dell’urna votano contro. Motivi per cui i governanti preferiscono non indire referendum su questa questione. Persino nella California liberal ha trionfato la famiglia naturale, anche se poi quel voto non ha contato nulla».
Già, la California liberal. È in molte di queste diocesi dello stato americano che Papa Ratzinger ha portato presuli conservatori, nomine criticate ma anche coraggiose come è quella di due anni fa del presule messicano José Horacio Gomez a Los Angeles. E molto coraggio c’è voluto per portare Cordileone a San Francisco, la diocesi dove ebbe luogo la parata dell’orgoglio cattolico-gay.
Nel noto quartiere-omosex Castro, colui che per anni è stato cancelliere della diocesi, Steve Meriwether, ha benedetto più volte la parata vestito con abiti religiosi color arcobaleno. Parecchi problemi con il movimento cattolico omosessuale di San Francisco li ha avuti in passato il cardinale William Joseph Levada quando, prima di arrivare a Roma all’ex Sant’Uffizio, guidava proprio la diocesi californiana. Fu lui, che fece una tesi di laurea sul «magistero infallibile della Chiesa e sulla legge naturale », a imporsi nel 1997 contro il sindaco della città Willie Brown che voleva far adeguare la Chiesa a una legge sul riconoscimento della copertura sanitaria per le coppie omosessuali.
Lo scontro divenne più aspro nel 2000, nell’anno del Giubileo, quando Levada non esitò a inviare in Vaticano le immagini di una parata gay in cui molte persone sfilarono- si dice anche con l’appoggio di alcuni preti della diocesi- vestiti per le strade della città da suore e da preti. Il «problema», infatti, secondo molti osservatori, è sempre risieduto all’interno della diocesi dove la giusta accoglienza degli omosessuali è stata da alcuni tramutata in appoggio diretto alle loro battaglie per ottenere diritti che la Chiesa non può avallare.
L’arrivo di Cordileone è in questo senso una spina nel fianco per quella parte di diocesi più vicina alle lobby gay. Scrive l’ Huffington Post che la nomina «è un duro colpo assestato dal Vaticano alle lobby gay». Perché per Cordileone il matrimonio fra persone dello stesso sesso è «opera del diavolo», un’opera attraverso la quale «il maligno intende distruggere il mondo ».
La comunità gay della diocesi non ha reagito bene. Tom Ammiano, che guida la comunità gay della diocesi, ha detto che la nomina non è «una benedizione del cielo ». E il silenzio col quale la comunità cattolica di Castro ha reagito alla nomina dice che anche tra i cattolici la decisione papale è stata presa in modo non univoco. Una decisione che resta comunque importante e che porterà in futuro un nuovo vescovo conservatore all’interno del collegio cardinalizio, il circolo ristretto di porporati che elegge il Papa in conclave.
Fonte: Il Giornale