Comunione subito, perché “la misericordia non può aspettare”. L’esortazione apostolica “Amoris lætitia” era di dominio pubblico solo da poche ore che già era partita la gara tra le conferenze episcopali, su quale arrivasse prima a mettere in pratica le novità autorizzate da papa Francesco. Salvo errore, il primo posto se l’è aggiudicato la conferenza episcopale delle Filippine.
Il 9 aprile, il giorno dopo la pubblicazione dell’esortazione, il suo presidente Socrates B. Villegas, arcivescovo di Lingayen Dagupan, ha indirizzato a tutti i fedeli dell’arcipelago, a nome degli altri vescovi, una lettera nella quale dalle parole passa immediatamente ai fatti.
> “Brothers and sisters in Christ…”
Ecco infatti cosa dice il capoverso clou della lettera: di far sedere subito alla mensa eucaristica anche le coppie irregolari (nelle Filippine il divorzio non c’è), “come il papa ci chiede di fare”.
“Dopo un discernimento collettivo, i vostri vescovi elaboreranno direttive più concrete sull’applicazione dell’esortazione apostolica ‘Amoris lætitia’. Ma la misericordia non può aspettare. La misericordia non deve aspettare.
Già fin d’ora vescovi e preti devono aprire braccia accoglienti a coloro che si sono tenuti fuori dalla Chiesa per un sentimento di colpa e di vergogna. Il laicato deve fare lo stesso.
Quando i nostri fratelli e sorelle che a motivo di relazioni spezzate, di famiglie spezzate e di vite spezzate, se ne stanno timorosi alle porte delle nostre chiese – e delle nostre vite – nel dubbio di essere accolti o no, andiamo loro incontro, come il papa ci chiede di fare, e assicuriamo loro che c’è sempre posto alla tavola dei peccatori, sulla quale il Signore offre se stesso come cibo per i reietti. ‘O res mirabilis! Manducat Dominum pauper, servus et humilis…’. O meraviglia! Il povero, il servo e l’umile mangiano il Signore.
Si tratta di un’elargizione di misericordia, di un’apertura del cuore e dello spirito che non ha bisogno di nessuna legge, che non esige nessuna direttiva, né aspetta istruzioni. Può e deve essere attuata immediatamente”.
*
Se poi da una conferenza episcopale di grande peso come quella delle Filippine – che per di più vanta un papabile del calibro del cardinale Luis Antonio G. Tagle – si scende al livello delle singole diocesi, anche lì la gara è in pieno svolgimento.
In Italia è stata forse la diocesi di Bergamo la più pronta a scattare dai blocchi di partenza.
Il 14 aprile il suo settimanale diocesano “SantAlessandro” ha pubblicato un editoriale, a firma del suo direttore, monsignor Alberto Carrara, che è chiarissimo già nel titolo:
> I sacramenti ai divorziati risposati. Adesso alla luce del sole
E questo è l’esordio, che va subito al sodo:
“Dunque divorziati e separati che si sono sposati di nuovo possono essere riammessi ai sacramenti. È una delle novità della ‘Amoris laetitia’, l’esortazione apostolica che papa Francesco ha scritto a conclusione dei due sinodi sulla famiglia. Se ne è parlato molto, come era logico aspettarsi. E se ne è parlato anche in commenti a caldo tra amici.
Più di un prete ha commentato: ‘Si fa già, si faceva già da molto tempo’. Ma aggiunge un amico che ha il senso dell’umorismo: ‘Era artigianato locale’, benigna concessione di preti larghi di maniche. Adesso si fa alla luce del sole: il papa stesso esorta ad andare in quella direzione.
“Il fatto che si sia passati da un ‘artigianato locale’ a prassi di tutta la Chiesa, non è cosa da poco. La Chiesa ha recepito una pratica sommersa e l’ha fatta sua. Non è la prima volta che capita. Anzi, capita spesso.
È capitato anche alla confessione… Anche qui la ‘periferia’ ha iniziato a ragionare su alcuni situazioni, a distinguere caso da caso, a fare discorsi onesti ai penitenti. Alla fine la Chiesa ‘ufficiale’ ha preso atto e ha accettato”.
Chi si illudeva che l’assoluzione e la comunione ai divorziati risposati fosse una pratica circoscritta a poche diocesi disobbedienti della Germania o di altri paesi “avanzati” può ricredersi. Anche a Bergamo – diocesi delle più classiche – era un dato di fatto. Che ora, da sommerso, emerge trionfante “alla luce del sole”, grazie a papa Francesco.
Che sia “magistero” o no, come alcuni dubitano, agli effetti pratici non importa nulla. La “Amoris laetitia” ha già prodotto i suoi risultati irreversibili. I test di Bergamo e delle Filippine sono solo i primi di una serie senza fine.
Fonte: Settimo Cielo