Mosca gela il Papa – di Marco Tosatti

Hilarion con il PapaChi pensava che l’abbraccio fra il Pontefice argentino e il patriarca Kirill avesse come risultato immediato una primavera di rapporti fra Roma e Mosca rimarrà deluso dalla lettura di un comunicato molto duro, un comunicato rilanciato dall’agenzia ufficiale Interfax “A dispetto della comprensione registrata su molti problemi vitali della modernità – scrive il Patriarcato di Mosca – profonde differenze restano fra gli ortodossi e i cristiani cattolici, in particolare la loro visione sulla storia comune piena di eventi tragici”.

Il comunicato porta la firma di Hilarion of Volokolamsk, capo del dipartimento per le Relazioni Esterne di Mosca. Hilarion accusa la Chiesa greco-cattolica ucraina, che definisce spregiativamente “uniate” di essere la pietra di inciampo nel dialogo fra Roma e Mosca.

 “Questa pietra di continuo rovina i tentativi di stabilire un dialogo, di incrementare la comprensione reciproca e di raggiungere posizioni comuni. Eventi del passato recente – la distruzione di tre diocesi ortodosse da parte degli Uniati nell’Ucraina occidentale all’inizio degli anni ’90 e la presa di diverse centinaia di chiesa, e eventi del lontano passato lo provano”.

E’ necessario a questo punto ricordare che la Chiesa greco-cattolica fu semplicemente cancellata con un colpo di penna da Stalin nel 1946; che con la complicità o almeno la connivenza degli ortodossi di Mosca le sue proprietà e i suoi fedeli furono di botto trasferiti sotto il Patriarcato di Mosca; che fedeli: laici, preti, vescovi e religiosi fedeli a Roma e al Papa furono arrestati, torturati e uccisi in gran numero; e che nonostante la persecuzione molti rimasero fedeli al Papa, fino al crollo del comunismo. Quando la nascita dell’Ucraina indipendente permise ai greco-cattolici di uscire dalle catacombe.

Gli ortodossi lamentano oltre alla distruzione delle tre diocesi nell’Ucraina occidentale, lo spostamento dal Leopoli a Kiev del centro dei greco-cattolici, la loro richiesta, ancora non soddisfatta da Roma, di ottenere per la Chiesa uno status patriarcale, (Schevchuk è ancora Arcivescovo Maggiore, non patriarca) e “la proliferazione di missioni uniati a sud e est, terre tradizionalmente ortodosse, l’appoggio degli uniati agli ‘scismatici? (N.D.R. gli ortodossi delle Chiese indipendenti ucraine)”.

E Roma ha fornito un punto di appoggio all’attacco del Patriarcato di Mosca. Non a caso nella dichiarazione di Hilarion si richiama il testo della Dichiarazione congiunta firmata dal Pontefice e da Kirill, nel punto in cui dice: “ Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili”.

Il fatto che la Dichiarazione parli di “Uniatismo”, termine non accettato dai greco-cattolici, e usato spregiativamente dagli ortodossi evidenzia un problema.

E cioè che Roma forse avrebbe dovuto consultarsi su questo punto con i greco-cattolici, prima di portare il Papa a firmare qualche cosa che va contro una Chiesa che ha pagato con sangue e sofferenze la sua fedeltà a Pietro. Il che non è avvenuto; e forse c’è da chiedersi chi ha consigliato il Pontefice in questo caso.

Le belle foto ingialliscono nell’album dei ricordi, ma i documenti, firmati, ahimè restano.

 

Fonte: S. Pietro e dintorni