Nel cielo del Natale brillano tante luci. Le luminarie dei negozi e delle strade fanno festa alla gente che cammina indaffarata. Qualcuno si muove guardingo per non farsi toccare dai segni cristiani, tentando di godersi la festa anche senza neve. Un amico mi manda esterrefatto l’avviso dell’asilo nido della sua bambina, dove i genitori sono invitati con una lettera che chiede di venire proprio tutti, «perché è un momento slegato da ogni significato religioso» (sì, dice proprio così e la chiamano… Festa di Natale!); alla fine della festa c’è stata la cerimonia del lancio delle lanterne cinesi. «Ogni lanterna è piena di tanti desideri», dicevano, e qualche genitore provava a spiegarlo al suo bambino, che – poveretto – ci guardava dentro e non ci trovava granché.
Nonostante tutto, il Natale si impone, risalendo ancora fino a noi da quella sperduta provincia dell’Impero dove è sorta la luce di Betlemme, prima con la nascita del Battista dalla mamma anziana e sterile, ora con la nascita di Gesù dalla giovane mamma vergine.
Il fatto accaduto è più forte di ogni malinconica e fredda ideologia e di ogni preconcetto che ansima da una scuola all’altra, da un giornale a una piazza. Ci raggiunge da tutti gli angoli e viene riconosciuto da ogni sguardo di bimbo.
Siamo ben circondati da testimoni. Le due bambinette di scuola materna, accompagnate dai genitori, mi consegnano una busta per pagare le bollette dei poveri, e sussurrano come una filastrocca l’annuncio dell’Angelo a Maria, dopo l’affollatissimo spettacolo di Natale che tutti i bambini hanno presentato nella grande chiesa.
I ragazzi più grandicelli domandano uno “spazietto” per le loro canzonette natalizie da cantare nella Veglia della Notte Santa. E intanto il Giubileo ha aperto uno sterminato numero di porte sante, da Chioggia a Cosenza, e maree di persone hanno intrapreso il cammino della misericordia.
É possibile che riviva la domanda di perdono nel sacramento della confessione? Timidamente, ma decisamente proponiamo a genitori e figli la confessione che libera il grande territorio della vita e ritempra le energie, spegne le rappresaglie quotidiane, le piccole vendette che azzoppano i rapporti e le grandi invidie che li rendono tristi; scioglie le pesantezze che incupiscono, e abilita il cuore ad amare e a sperare.
Anche le letture che andiamo a piluccare qua e là per siti e giornali e che echeggeranno con i canti nella Veglia di Natale, ci segnano la strada, un po’ come il canto degli angeli ai pastori e la stella che ha guidato i magi verso il presepio di Gesù.
Con l’accompagnamento degli auguri natalizi di una persona amica: «Annuncia l’unica cosa che ci rende felici davvero. Dillo a tutti che solo Cristo rende felici, non gioiosi o spensierati, ma felici. Felici anche dentro tutte le difficoltà.
Felici perché il nostro cuore si appoggia al Bambinello che solo può darci la vita che non finisce. Cristo mia luce e mia salvezza: che bello il Natale che riconosce Cristo! Festeggiamo Gesù che nasce e ci fa compagnia con tenerezza e misericordia».
Gloria a Dio nell’alto dei cieli! E qui in terra!!
Fonte: La NBQ