Cancellare i simboli del Natale non è un segno di integrazione nei confronti dei bambini di altre religioni e delle loro famiglie ma una scelta sbagliata frutto di un eccesso di laicismo e di ideologia. Il caso della scuola di Rozzano che ha annullato, per i tragici fatti di Parigi, la tradizionale festa di Natale trasformandola in festa d’inverno ha acceso un animato dibattito. Per il dirigente scolastico Marco Parma la scelta va nell’ottica di non creare imbarazzo o disagio a qualcuno.
Ma le sue motivazioni però non reggono visto che le comunità musulmane ci tengono a precisare di non condividere questo accanimento contro il Natale religioso.
Le dimissioni del preside da reggente
Queste ultime dichiarazioni e le reazioni negative generalizzate nella società civile hanno così convinto il preside Parma a rimettere il mandato di reggente, limitatamente alla scuola primaria dell’istituto comprensivo Garofani di Rozzano. Lo apprende l’Ansa da fonti della Regione Lombardia.
Le reazioni
Dell’istituto comprensivo di via Garofani, un migliaio di iscritti tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria e delle disposizioni (discutibili) del suo dirigente ha parlato oggi anche il governo tramite due sottosegretaria all’Istruzione che hanno sottolineato, con forza, l’assurdità di certe posizioni.
“All’indomani dei tragici fatti di Parigi, sorprende la decisione del dirigente scolastico dell’Istituto Garofani di Rozzano che non darà la possibilità di festeggiare il Natale a scuola per evitare le differenze con gli studenti di altre religioni”: è il commento del sottosegretario all’istruzione Angela D’Onghia.
“Rinnegare le nostre tradizioni – afferma D’Onghia in una nota – non è sicuramente la strada giusta per integrare coloro che hanno altri credi religiosi, che rispettiamo ma che non possono soffocare i nostri. Continuiamo a credere che le differenze costituiscono una ricchezza e non vanno assolutamente omologate”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il sottosegretario Gabriele Toccafondi: “Per dialogare occorre sapere chi si è, avere una identità, non annullarsi. Negare, come si negano canti di Natale, presepe o direttamente Gesù bambino, magari riempiendo le scuole di fiocchi di neve, babbi natale e alberi a festa, non aiuta a capire chi siamo e figuriamoci se aiuta al dialogo. Cosa avremmo da dire in questo dialogo senza sapere chi siamo?”
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