La famiglia di si è riunita nel villaggio di Kot Radha Kishan, nel distretto pakistano di Kusur, per commemorare il primo anniversario della terribile morte dei due sposi cristiani, bruciati vivi da una folla di musulmani inferociti. Alla cerimonia hanno partecipato anche la comunità cristiana del villaggio e molti leader religiosi. Era il 4 novembre 2014 quando i due cristiani furono presi da una folla di 1.000 musulmani, picchiati con bastoni, legati con una corda a un trattore, trascinati lungo una strada piena di pietre e sassi, cosparsi di benzina e gettati in una fornace per cuocere i mattoni, dove sono bruciati vivi.
La coppia, che lavorava in una fabbrica di mattoni nel villaggio Chak 59, aveva quattro figli. Shama (che era incinta di quattro mesi) era stata accusata di blasfemia per aver bruciato una pagina del Corano.
GETTATI NELLA FORNACE. Per questo un gruppo di estremisti ordinò loro di pentirsi e convertirsi all’islam. Quando i due cristiani rifiutarono, tre imam dei villaggi vicini radunarono tutti i musulmani con gli altoparlanti posti sui minareti delle moschee incitandoli alla vendetta.
Una folla inferocita «con gli occhi iniettati di sangue», secondo i testimoni, li prese e li bruciò vivi. Tre imam e 106 persone sono state denunciate per l’omicidio. Il capo del distretto di polizia di Kasur ha dichiarato: «Shama non ha mai commesso blasfemia».
NESSUNA GIUSTIZIA. A un anno da questi fatti terribili, che dimostrano come la legge sulla blasfemia in Pakistan venga abusata senza che nessuno riesca ad opporsi, la situazione è ancora in stallo.
«Gli autori di questo omicidio disumano non sono ancora stati condannati», scrive l’International Christian Concern. Anche Imran Parkash, familiare della coppia, protesta: «Il governo ancora non ha ancora garantito protezione ai membri della famiglia. Anche la compensazione promessa non si è vista. I figli stanno ancora aspettando di ottenere giustizia per la morte dei genitori e il loro futuro è incerto».
«CONTINUE VIOLAZIONI». Quello che manca è la volontà politica di fermare gli estremisti e aiutare le vittime: «Il governo non sta seriamente cercando di proteggere le minoranze», piega il sacerdote cattolico Cecil Paul.
«Ci sono continue violazioni dei diritti umani e casi di persecuzione nel distretto di Kasur. Bisogna introdurre una nuove leggi per impedire l’abuso della legge sulla blasfemia e punire chi avanza accuse false». Anche la Corte suprema ha recentemente chiesto le stesse cose, ma anche la politica teme la rabbia degli estremisti islamici, al pari dei cristiani.
Leone Grotti
Fonte: Tempi.it