Si è molto parlato in questi giorni dell’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità riguardo alle carni lavorate e alla carne rossa: cancerogene, nello stesso gruppo di pericolosità dell’amianto, tanto per dire. Sulla reale consistenza della minaccia – prima che qualche mangiatore di carni sia tentato di chiedere risarcimenti e pensione di invalidità come giustamente chiedono le vittime dell’amianto – è sufficiente leggere quanto scrive su queste colonne il professor Bertoni, che dà tutti i ragguagli dal punto di vista scientifico e del buon senso.
Ma oltre alla questione scientifica c’è molto di più, perché questo sulla carne lavorata e rossa è soltanto l’ultimo degli allarmi – ma sarebbe meglio definirli allarmismi – sugli alimenti.
Certo, una parte rilevante la gioca il sensazionalismo irresponsabile che domina nelle redazioni di giornali e tv. Tanto è vero che è stato stimato che nei giorni scorsi c’è stato un calo di circa il 20% nell’acquisto delle carni.
Si tratta di una reazione immediata che in buona parte sarà riassorbita con il passare delle settimane, ma non completamente se è vero – come calcolato dalla Coldiretti – che «gli allarmi veri e presunti a tavola sono costati al Made in Italy quasi 12 miliardi di euro in 15 anni».
Ma oltre alle questioni economiche – non possiamo essere così ingenui da ignorare che anche intorno al cibo si combattono delle guerre commerciali – dobbiamo porre attenzione al fattore ideologico, che sta diventando sempre più importante per quel che riguarda l’alimentazione.
In particolare, l’ossessione che si è creata intorno ai cambiamenti climatici sta spingendo a legislazioni e atteggiamenti che penalizzano l’uso delle carni, bovine in particolare.
E in questo quadro si comprende anche la promozione di stili di vita come quello vegetariano, che anche nel nostro paese incontra un favore crescente al punto che una ricerca Eurispes del 2014 calcolava che i vegetariani in Italia fossero il 7,1% della popolazione (4,3 milioni di persone).
La vacca invece è sempre più criminalizzata dal punto di vista ambientalista, perché le si attribuiscono un enorme uso di acqua, la distruzione di biodiversità e un significativo contributo alle emissioni di metano, uno dei principali gas serra.
Pensate che già anni fa negli Stati Uniti i movimenti ecologisti volevano imporre alle fattorie la legislazione che prevede un aggravio di tasse alle industrie che producono, e quindi devono smaltire, rifiuti pericolosi.
Del resto di tassa sulla flatulenza delle vacche si discute da anni e qualche paese l’ha già approvata, vedi Australia e Nuova Zelanda.
Ma anche nel Parlamento europeo se ne sta discutendo, tanto che ha fatto notizia nei giorni scorsi l’intervento in aula di un eurodeputato francese che ha invitato a evitare il ridicolo pensando di «vietare alle vacche di ruttare e scorreggiare» (letterale).
E comunque una tassa “ecologica” sulla carne torna spesso in discussione, spinta anche dai movimenti ecologisti. I quali non sono stati certo sorpresi dall’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della sanità: negli Stati Uniti immediatamente è stata lanciata una petizione da parte di una sedicente Commissione sanitaria per la Medicina responsabile con la richiesta al governo di promuovere luoghi di ristoro “cancer-free” (libere dal cancro) cominciando ad eliminare la carne da tutte le mense scolastiche.
Vegetariani per legge, insomma, ignorando che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2010 aveva pubblicato i risultati di uno studio condotto per circa 9 anni su un campione di 30mila persone, secondo cui non è vero che una assunzione giornaliera abbondante di frutta e verdura diminuisca i rischi di tumore.
E uno studio del 2014 dell’Università di Graz (Austria) afferma invece che è la dieta vegetariana a provocare maggiori allergie e un 50% in più di incidenza di tumori e malattie cardiovascolari. Ma su questo ovviamente non vedrete mai titoloni sui giornali per giorni e giorni.
La parola d’ordine del “Governo mondiale” è ormai “guerra alla carne”, e l’Europa è sempre in prima fila: così, proprio all’indomani dell’allarme sulla carne lavorata lanciato dall’OMS, ancora il Parlamento Europeo ha approvato i cosiddetti “cibi del futuro”, come gli insetti e le bistecche sintetiche.
Il suggerimento viene dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) secondo cui l’uso di insetti per scopo alimentare ha le potenzialità per ridurre le emissioni di gas serra associate all’allevamento, oltre ad essere una buona fonte di proteine.
Del resto sono anni – come abbiamo già spiegato nei mesi scorsi – che la UE finanzia programmi di ricerca e diffusione dell’alimentazione da insetto.
Difficile allora non vedere in questo nuovo allarme solo l’ultimo passo – casuale o voluto – in ordine di tempo di una strategia che punta a farci tutti vegetariani, nel nome del futuro del pianeta. Ma già da oggi andare in macelleria e acquistare carne comincia a diventare un gesto trasgressivo, un atto di ribellione contro il sistema.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana