Bergoglio perde 5 a 0 sul campo, ma si autoassegna la vittoria a tavolino E se ora continuerà nella distruzione? Incorrerà nella stessa condanna di papa Onorio – di Antonio Socci

Francesco_SinodoIn Italia la stampa ha steso una cappa di plumbea e uniforme propaganda di regime attorno al Vaticano di Bergoglio. Altrove non è così. Sui giornali stranieri più autorevoli ci sono voci che spiegano le conseguenze devastanti del colpo di mano di Bergoglio sulla Chiesa Cattolica. Per esempio, venerdì scorso sul sito del “Washington Post”, Steve Skojec ha firmato un articolo che aveva questa esauriente titolazione: “Il Sinodo è stato una farsa. I leader cattolici fedeli (alla dottrina) dovrebbero abbandonare l’aula sinodale. La chiesa sta facendo una svolta pericolosa verso l’eresia nelle sue posizioni sul divorzio e l’omosessualità”.

In realtà ai progressisti bergogliani poco importa dei divorziati risposati, ma l’argomento è usato per scardinare la Chiesa cattolica così come l’abbiamo conosciuta per duemila anni.

 

IL VERO COMPLOTTO

Un editoriale di Ross Douthat sul Sinodo, nel sito del “New York Times”, è stato pubblicato con questo titolo: “Il complotto per cambiare il cattolicesino”.

I giornali nostrani – su input dell’establishment vaticano – hanno fatto passare da complottisti 13 cardinali che hanno semplicemente e lealmente scritto una lettera privata al papa, dove esprimevano le loro preoccupazioni.

Ma gli stessi media hanno taciuto sul vero complotto, quello che il sito del “New York Times” definisce appunto “il complotto per cambiare il cattolicesimo”.

Douthat spiega che “in questo momento il primo cospiratore è il papa stesso. Lo scopo di Francesco è semplice: egli favorisce la proposta dei cardinali liberal” cioè “un cambiamento di dottrina”.

Un “cambiamento di dottrina” è il rinnegamento del Vangelo e nessuno nella Chiesa ha il potere di farlo, nemmeno il papa, perché egli non è sopra la legge di Dio e sopra la Parola di Dio, ma deve servirle e custodirle.

Però questo sta accadendo. Solo che nel corso del Sinodo le idee rivoluzionarie di Bergoglio si sono scoperte minoritarie, sebbene l’establishment vaticano e i compiacenti media italiani lo abbiano nascosto in tutti i modi: è tornata utile perfino la ridicola storiella della “cospirazione” che sarebbe stata ordita con la notizia sul tumore del “Quotidiano nazionale”.

Pur di delegittimare la maggioranza cattolica, la minoranza bergogliana è sembrata riesumare il Fodria (Forze oscure della reazione in agguato) che Giampaolo Pansa per anni ha ridicolizzato come il classico topos ideologico della Sinistra più settaria.

 

TRE SCONFITTE

Tornando al Sinodo ormai è la terza volta che Bergoglio va in minoranza. Le sue tesi su divorziati risposati e coppie omosessuali sono state bocciate prima dal Concistoro del febbraio 2014, poi dal Sinodo straordinario dell’ottobre 2014, infine da questo Sinodo.

E tale ripetuta bocciatura – un caso unico nella storia della Chiesa – è avvenuta nonostante che Bergoglio abbia usato tutto il suo potere d’imperio – con modi sudamericani e gesuitici – per “pilotare” questi eventi ecclesiali e spingerli alle conclusioni da lui volute.

Al Concistoro del 2014 impose un relatore unico, senza contraddittorio – Kasper appunto – e dichiarò d’improvviso riformabili insegnamenti che il Magistero della Chiesa aveva dichiarato irriformabili sulla base della Parola di Dio.

Al Sinodo del 2014 le tre tesi su divorziati risposati, omosessuali e coppie di fatto, furono respinte, ma Bergoglio – in barba ai regolamenti che lui stesso aveva approvato – decise d’imperio di reinserirle nell’Instrumentum laboris del Sinodo 2015.

Su questo Sinodo, appena conclusosi, di nuovo è tornato a usare tutti i suoi poteri: lo ha riempito con un numero abnorme di membri da lui direttamente nominati, ha imbavagliato i padri sinodali, ha nominato una commissione tutta di suoi uomini per scrivere la Relatio finalis, poi ha fatto sparire tale Relatio, a Sinodo in corso, quando si è reso conto che era in minoranza, infine l’ha fatta riapparire – dopo le proteste.

Tutte queste forzature sono state rilevate sul sito del “New York Times” da Douthat che ricorda anche i tanti interventi quotidiani in cui Bergoglio ha “bombardato” i cattolici che si oppongono a Kasper definendoli “dottori della legge” e farisei, mentre, come rileva Douthat, il Vangelo dice il contrario, perché erano i farisei a volere il divorzio e Gesù a rifiutarlo.

Nonostante questa pressione pesantissima, unita a quella micidiale dei media, le tesi bergogliane di fatto sono state bocciate per la terza volta consecutiva in due anni perché dalla relazione finale sono spariti tutti i riferimenti espliciti ai temi controversi che Bergoglio voleva imporre alla Chiesa, dalla comunione ai divorziati risposati alle coppie gay.

 

AZZECCAGARBUGLI

Però per tutta la giornata di ieri c’è stato un braccio di ferro perché il papa argentino, seppure in minoranza, ha preteso di inserire delle espressioni che, pur non riferite direttamente all’eucarestia, permettessero a lui di far rientrare dalla finestra quello che era stato espulso dalla porta, sostenendo che è stato il Sinodo a chiederlo (come peraltro ha già fatto col Motu proprio dell’8 settembre che di fatto introduce il divorzio).

Così, una partita che Bergoglio ha perso sul campo di gioco per 5 a 0, verrebbe da lui stesso assegnata come vittoria alla propria fazione a tavolino.

Cosa è successo? In pratica gli azzeccagarbugli di Bergoglio hanno usato una citazione della “Familiaris consortio” di Giovanni Paolo II, ma estrapolandola del tutto dal contesto e censurando il brano immediatamente successivo di papa Wojtyla dove afferma esplicitamente che – come prescrive la Sacra Scrittura – non è possibile la comunione per i divorziati risposati.

Un’operazione incredibile. Sarebbe come affermare che nella Bibbia si legge “Dio non esiste”, ma evitando di riportare la frase completa che è: “Dio non esiste, dice lo stolto”. Una manipolazione inaccettabile.

Così con la vergognosa casistica gesuitica, già demolita da Pascal nel Seicento – si sono introdotti i concetti di “discernimento” e di “caso per caso” che – se applicati alla comunione per i divorziati risposati – saranno il trionfo del relativismo.

Sarebbe come dire che in via di principio due più due fa quattro, ma poi, nel caso concreto in cui un ingegnere deve costruire un ponte o un palazzo, può decidere che fa sei o otto, a seconda delle convenienze (questa idea è passata solo grazie ai tanti membri nominati direttamente da Bergoglio).

Di fatto il Sinodo dimostra che il consenso di cui Bergoglio gode nella Chiesa è precipitato, anche fra coloro che lo elessero.

Sul “New Yorker” nei giorni scorsi si poteva leggere: “Se si tenesse oggi un conclave, Francesco sarebbe fortunato a trovare dieci voti”.

Bergoglio al Sinodo ha perso, ma ha imposto un passo ambiguo che, con l’aiuto dei media compiacenti, potrà far passare come vittoria.

Infatti nel suo discorso conclusivo del Sinodo traspare la stizza e l’aggressività di chi ha perso, ma con l’ostinazione di chi vuole proseguire per la sua strada. Solo che se si continuerà a terremotare così la Chiesa si rischia di ridurla a un panorama di rovine.

 

COME ONORIO?

Forse è il caso di far presente che qualunque papa che affermi le proprie idee, contro la legge di Dio e il magistero costante della Chiesa, può trovarsi nella situazione di papa Onorio che fu condannato dal III Concilio ecumenico di Costantinopoli:

espelliamo dalla santa Chiesa cattolica di Dio e anatemizziamo Onorio, che fu papa dell’antica Roma, per il fatto che nei suoi scritti a Sergio abbiamo notato come egli abbia seguito in tutto la sua idea”.

Papa Leone II confermò la condanna del Concilio contro Onorio perché “non onorò questa apostolica Chiesa con la dottrina della tradizione apostolica, ma permise che fosse macchiata la fede immacolata con un profano tradimento”.

Poi papa Leone aggiunse:

“Coloro che avevano suscitato contese contro la purezza della tradizione apostolica, alla loro morte certamente hanno ricevuto la condanna eterna”.

Fra questi “anche Onorio che, anziché estinguere sul nascere la fiamma dell’eresia, come si conviene all’autorità apostolica, la alimentò con la sua trascuratezza”.

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 25 ottobre 2015

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Sito: Lo Straniero

 

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