La Santa Sede reagisce in modo durissimo alle false accuse di complicità sulla fuga di documenti riservati vaticani apparse su due quotidiani. La Segreteria di Stato esprime ferma e totale riprovazione. Dura nota di padre Lombardi contro il quotidiano La Repubblica. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il quotidiano La Repubblica copia quasi letteralmente un servizio apparso più di una settimana fa sul giornale tedesco Die Welt e non ripreso da altre testate per l’evidente infondatezza delle interpretazioni che insinuano gravi sospetti di complicità da parte di alcune persone vicine al Santo Padre. La Segreteria di Stato esprime “ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell’onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre. Il fatto che non siano stati ancora resi noti i risultati delle indagini da parte delle autorità a ciò deputate – afferma la Segreteria di Stato – non legittima in alcun modo la diffusione di interpretazioni e tesi non fondate e false. Non è questa l’informazione a cui il pubblico ha diritto”.
Padre Lombardi, a sua volta, è molto duro sull’ennesima uscita del quotidiano italiano. L’articolo indica tre persone come corresponsabili della vicenda: il cardinale Paolo Sardi, mons. Josef Clemens e la signora Ingrid Stampa. Se queste persone sono state ascoltate durante le indagini – sottolinea il portavoce vaticano – “non significa in alcun modo” che siano sospettate. Ed è un “fatto di estrema gravità” “gettare simili sospetti – con il rimando in prima pagina del giornale – su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre”.
“La mia prudenza nel parlare delle indagini e delle persone – prosegue il direttore della Sala Stampa vaticana – è sempre stata motivata dalla stessa ragione: il rispetto del segreto sulle indagini e della comunicazione dei risultati da parte delle legittime istanze nel tempo e nel modo debito, opponendomi ad indiscrezioni parziali e incontrollate i cui risultati deleteri sono sempre evidenti. Certamente non ha alcun senso mettere in collegamento la mia prudenza con quanto affermato oggi in questo articolo”.
Padre Lombardi definisce poi “ipocrita” la seguente affermazione – “fatta per dovere” – che si legge nell’articolo: “Com’è ovvio, per tutti vale la presunzione di innocenza”. “Quanto a un loro ‘allontanamento’ dai loro incarichi – si precisa – il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e Sua Ecc. Clemens è Segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed è falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell’articolo di Die Welt (lettera a cui Repubblica fa riferimento solo indirettamente)”.
“A questo punto – sottolinea il portavoce vaticano – è giusto far notare come l’informazione data in articoli di Repubblica su tutta questa vicenda sia stata particolarmente – e direi inspiegabilmente – caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire”. Si ricordano alcune occasioni più evidenti: “La presunta intervista (mai esistita) con la moglie di Paolo Gabriele poco dopo l’arresto (27 maggio); l’intervista con un monsignore non identificato in cui si affermava l’esistenza di una (assolutamente inesistente) équipe di ‘relatori’ coordinata da una donna, che doveva riferire direttamente al Papa (28 maggio); l’articolo su un presunto ‘hacker’ (assolutamente inesistente) consulente informatico del Vaticano improvvisamente scomparso (14 giugno); l’indicazione di tre nomi di cardinali che sarebbero stati interrogati dalla Commissione cardinalizia (falso in tutti e tre i casi) (19 giugno).
Ora – afferma padre Lombardi – questo articolo copiato in modo praticamente letterale dal tedesco una settimana dopo, che addita intenzionalmente come ‘complici’ tre persone degne di stima e rispetto sembra colmare la misura. In un tema complesso e delicato come questo – conclude il direttore della Sala Stampa vaticana – mi sembra che i lettori di uno dei più diffusi quotidiani italiani meritassero ben altro rispetto della correttezza e della deontologia dell’informazione”.
Fonte: Radio Vaticana