Una “Bestia di Satana”, che ha concorso all’omicidio di una coetanea. Avvolta nel tunnel delle droghe pesanti, dell’alcool, di eccessi di ogni tipo. Poi un giorno questa ragazza decide di trasformare la sua vita. Una lunga detenzione in carcere fa cambiare qualcosa in lei. Inizia a studiare, si laurea, prima la specialistica, poi la triennale con voti eccellenti. Una studentessa modello. Fino a ricevere il perdono più intesso: quello del padre della ragazza uccisa.
L’INCONTRO CHE LE CAMBIA LA VITA
La storia di Elisabetta Ballarin è un passaggio dall’Inferno al Paradiso. Dall’oblio profondo ad una nuova esistenza. Neppure lei avrebbe immaginato che la sua vita così turbolente potesse volgere da uno estremo all’altro in pochi anni. L’incontro con Andrea Volpe, leader delle Bestie di Satana, avviene quando lei ha solo 14 anni. Sta vivendo un periodo turbolento della sua vita. I genitori non vanno d’accordo, lei si procura dei tagli sulle braccia per «non sentire il dolore che ho dentro» (Tempi.it, 15 giugno).
DROGA ED ECCESSI GIORNALIERI
Lui ha 25 anni, è disoccupato, suona in un gruppo heavy metal, è tossicodipendente. In un bel documentario andato in onda due mesi fa sulla tv Svizzera (2 aprile), Elisabetta ha raccontato che «dopo un paio di settimane che ci conoscevamo, Volpe mi aveva già infilato un ago nel braccio. Perché stava con me? Per la paghetta, per il sesso». I due conducono una vita da sbandati. Si fanno di cocaina, eroina, spesso di entrambe le sostanze mischiate insieme in una miscela tossica chiamata speedball. Sono alla perenne ricerca di soldi, vivono di espedienti. Quando lei compie 18 anni vanno a vivere a Golasecca in uno chalet di proprietà del padre di Elisabetta. Ed è qui che avviene l’omicidio.
L’OMICIDIO DI MARIANGELA
La sera del 23 gennaio 2004 Volpe telefona a Mariangela Pezzotta, sua ex fidanzata. Con una scusa la attira nello chalet, allontana Elisabetta, vuole chiederle dei soldi. I due iniziano a litigare. Lui estrae una pistola Smith&Wesson calibro 38, le spara in faccia. Elisabetta al processo dirà che, quando entrò in casa e vide Mariangela «in un lago di sangue», era sicura fosse morta. In realtà, appureranno le indagini, era ancora vitale. Questo fatto aggraverà poi la posizione di Elisabetta che aiuterà Volpe a spostare con una carriola il corpo dal soggiorno, in cui era avvenuta la sparatoria, alla serra, dove i due, fuori di sé, proveranno a seppellirla.
LA NUOVA VITA: ARRIVA LA LAUREA
Oggi Elisabetta ha 28 anni. Vive in regime di semilibertà, sta scontando una pena a 23 anni per il coinvolgimento nell’omicidio di Mariangela. Ha ottenuto lo scorso febbraio una laurea specialistica in grafica e comunicazione ottenuta dopo aver già ottenuto nel 2012, all’accademia Santa Giulia di Brescia, una laurea triennale con il massimo dei voti e la lode (Oggi, 20 febbraio). Ma il “regalo” più grande e inatteso l’ha forse ricevuto nel 2014, quando ottenuto una borsa di studio, che le è stata consegnata dal padre di Mariangela, Silvio Pezzotta.
IL PERDONO DI SILVIO
Il “miracolo” è qui. Silvio, presidente della Casa di riposo Bellini a Somma Lombardo, dove si prende cura di anziani e disabili, ha compiuto un gesto che pochi genitori, molto probabilmente, avrebbero fatto. «Dimenticare – dice sempre a Tempi.it – è impossibile. Però, la sostanza di tutta questa vicenda è questa: dopo avere ricostruito tutti i particolari, sviscerato tutte le situazioni, attribuite le colpe, che cosa mi rimane? Io avevo una figlia, e ora non l’ho più. Nessuno potrà restituirmela. D’altro canto, una vita che era persa è stata recuperata. Io non ho fatto niente di speciale, non sono una persona eccezionale. Elisabetta aveva davanti a sé due strade. Una l’avrebbe condotta nel baratro, l’altra alla vetta. All’inizio c’era solo il desiderio di ricostruirsi: s’è messa a studiare, l’hanno aiutata, ne è uscita. Io non l’ho mai odiata, ho sempre sperato che ce la facesse.».
“DIO SA FAR RINASCERE UNA PERSONA”
Come spiega il sacerdote e blogger don Fabio Bartoli, il perdono è una conquista immensa, anche in casi estremi come quello di Elisabetta. «Guardate gli occhi di questa ragazza e ditemi voi se avete mai visto qualcosa di più bello, perché una sola cosa è più bella di un uomo che accetti di portare il peso della colpa, ed è un uomo perdonato.
Come è vero che il perdono (in questo caso umano, umanissimo, ché Dio in questa storia agisce in incognito, da dietro le quinte) ricrea, fa nascere di nuovo. Capite adesso perché Dio ci ha un gran gusto a perdonare?»
(lafontanadelvillaggio2.wordpress.com, 13 settembre).
Il perdono, spiega Don Fabio, «scaturisce dalla consapevolezza della colpa, non cerca affatto di minimizzarla, ma proprio per questo trasforma completamente una persona». Come ha fatto proprio con la ”nuova” Elisabetta.
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Fonte: Aleteia