Non c’è partita, fra il leone Cecil e il dentista americano che l’ha ammazzato durante un safari. E’ ovvio che stiamo tutti dalla parte del leone. Particolare indignazione ha suscitato il fatto che il felino, una volta ucciso, sia stato decapitato così da diventare un trofeo di caccia. Lo sdegno planetario è esploso su internet e sui media. Così ieri una petizione con 146 mila firme è stata consegnata al governo americano: “Sollecitiamo il segretario di Stato John Kerry e il ministro della Giustizia, Loretta Lynch, a cooperare pienamente con le autorità dello Zimbabwe e ad estradare tempestivamente Walter Palmer”.
Nel frattempo il dentista Palmer ha dovuto eclissarsi perché davanti alla sua casa si svolgono continui sit-in di manifestanti indignati.
Ha pure dovuto chiudere lo studio dentistico comunicando ai suoi pazienti l’impossibilità, in questo momento, di continuare l’attività.
Bene. Nulla da dire. Solidarietà al leone Cecil anche da parte mia e sdegno per il dentista.
Però permettetemi di accostare questo episodio – che è diventato un affare di stato di cui si occupa la Casa Bianca – a un altro fatto accaduto negli stessi giorni.
SACRIFICI UMANI
Martedì scorso, nel villaggio nepalese di Kudiya, al confine con l’India, un ragazzino di 10 anni, Jivan Kohar, è stato sgozzato da un gruppo di adulti – a loro dire – per scacciare degli spiriti da un’altra persona.
Secondo le testimonianze raccolte dalla Cnn il “sacrificio umano” sarebbe stato perpetrato in un tempietto indù. Il bambino è stato costretto a terra mentre un uomo gli tagliava la gola con un falcetto.
La pratica dei “sacrifici umani”, tipica delle religioni pagane spazzate via dal cristianesimo (per il quale i sacrifici umani sono degli abominevoli crimini satanici), non è solo un orrore del passato. La Bbc, riportando la denuncia di una ong inglese, ha affermato che solo in Uganda negli ultimi anni si sono verificati circa 900 casi.
Domanda: avete visto per il bambino Jivan Kohar (o per un’altra vittima di questi crimini rituali) qualche manifestazione di sdegno e protesta? Avete notato un moto di pietà e solidarietà anche lontanamente paragonabile a quella per il leone? C’è stata una sollevazione popolare sulla rete?
A me non risulta. Per restare all’Africa, dove è stato ucciso il leone, va detto che quel continente è martoriato da violenze e massacri quotidiani di esseri umani innocenti e di fronte a questo oceano di dolore, a cui siamo pressoché disinteressati, francamente appare singolare che in Occidente diventi un affare di stato l’uccisione di un leone.
Un esempio.
CRISTIANI MASSACRATI
Lunedì scorso i terroristi islamici di Boko Aram, in un villaggio del nord della Nigeria, hanno ucciso e decapitato venti pescatori cristiani originari del Ciad. Fra loro anche un ragazzo di 16 anni.
Le vittime stavano gettando le reti nel lago Ciad quando sono arrivati i jihadisti armati.
Abubakar Gamandi, l’unico che è riuscito a scappare (è fratello del sedicenne ucciso), ha testimoniato che gli assassini sono piombati sui pescatori e li hanno accusati di essere “seguaci di Gesù, un profeta che con le sue parole ha attirato molte persone stolte, tentando di corrompere il mondo”.
Dopodiché hanno ucciso i poveretti a colpi di kalashnikov. Un dettaglio agghiacciante: alcuni che erano rimasti vivi sono stati recuperati dalle acque del lago e decapitate.
Come il leone, ma da vivi. Per loro però nessuna indignazione planetaria, nessuna sollevazione sulla rete e sui media. Nulla di nulla.
D’altronde nei primi mesi del 2015 sono già centinaia in Nigeria le vittime di Boko Aram, ma non fanno notizia. Nessun clamore. Nessun moto di pietà o di solidarietà collettiva.
I terorristi islamisti sono all’attacco in diverse zone dell’Africa con l’ambizione di sradicare il cristianesimo come ormai stanno riuscendo a fare in Medio Oriente.
Vogliono islamizzare l’intero continente africano a furia di massacri. Tutto questo nell’indifferenza del mondo.
Ora mi chiedo: è accettabile che l’uccisione (per quanto esecrabile e assurda) di un leone scateni una reazione così spropositata rispetto alla quotidiana uccisione di tanti esseri umani innocenti?
Si può sommessamente far notare che c’è un doppiopesismo etico?
ORRIDO MONDO
Periodicamente su queste colonne proviamo a segnalarlo. Nel settembre scorso mi aveva colpito la sollevazione generale di protesta per l’uccisione (oltretutto accidentale) di un orso in Trentino, con servizi nei tg della sera, per diversi giorni.
Una sorta di tragedia nazionale impressionante se paragonata al disinteresse collettivo per l’uccisione di tre suore italiane in Burundi (Africa), avvenuta nelle stesse ore.
L’episodio dell’orso era pure concomitante con le stragi dell’Isis nel Nord Iraq. Anche in quel caso il doppio standard dell’indignazione collettiva fu palese.
Cosa dobbiamo concludere da tutto questo? Che tipo di società stiamo diventando? Che mentalità sta vincendo?
A me un mondo così fa paura e orrore.
Ovviamente simpatizziamo tutti per l’orsa e per il leone. Ma gli esseri umani? Se non c’è una pietà almeno paragonabile per le vittime umane di violenze atroci, a me sembra che ci sia un problema. Un grosso problema.
A voi no? Non vi pare che in tutto questo ci sia qualcosa di inquietante?
Antonio Socci
(nella foto: Jivan Zohar, il bambino vittima di un “sacrificio umano”)
Da “Libero”, 2 agosto 2015
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