Il governo non ha intenzione di fare nuove manovre. Così il premier Mario Monti rassicura gli italiani al termine di un consiglio dei ministri che ha stabilito i criteri fondativi delle nuove province e mantenuto inalterate le attuali festività. Alessandro Guarasci:
Per Monti l’Italia l’Italia è sulla via programmata in merito agli obiettivi di finanza 2012-2013. Una situazione che spinge anche il premier a dire che non c’è bisogno di una patrimoniale per i redditi sopra i 250 mila euro. Sullo spread Monti precisa che “rispetto ai 574 punti di novembre 2011, oggi siamo credo a 490 e quindi c’è una riduzione”, anche se “deludente”. Il Consiglio dei ministri di oggi ha stabilito che si salveranno le province con almeno 350 mila abitanti e una superficie di 2500 chilometri quadrati. Dunque, 43 di quelle attuali. E poi le festività rimangono invariate perché un accorpamento non porterebbe risparmi. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni:
R. – Addirittura, molte aziende allungano i giorni di ferie perché non sanno che cosa fare e molte aziende vanno in cassa integrazione: quindi non abbiamo neanche questa esigenza spasmodica di fare straordinari o addirittura di assommare anche un’altra giornata di lavoro. Che il governo ci abbia ascoltato è positivo.
D. – Ha fatto, però, anche appello al vostro senso di responsabilità…
R. – Noi l’abbiamo la responsabilità. Credo che anche il governo dovrebbe mostrare lo stesso senso di responsabilità. Discutere con i soggetti sociali – coloro che sono deputati a rappresentare i lavoratori – farebbe il governo più responsabile.
D. – Il governo ha detto “no” a una patrimoniale, su questo siete delusi?
R. – Dice “no” alla patrimoniale, perché la patrimoniale l’ha fatta già ed è quella dei poveri, quella dell’Imu… Non siamo d’accordo.
Uno degli obiettivi di ogni governo è stato aumentare la produttività. Abbiamo sentito l’opinione dell’economista, Leonardo Becchetti:
R. – Noi per migliorare dobbiamo avvicinarci al modello anche dell’economia tedesca, ma dobbiamo farlo riducendo quelle che sono le strozzature della nostra economia: ritardi dei pagamenti, amministrazione, mancanza di investimenti nella banda larga, aumento del livello di istruzione. Semmai, l’unico settore dove, forse, più ore di lavoro sarebbero utili per tutti è proprio quello della giustizia. Sappiamo che i nostri tribunali civili sono ingolfati e che la durata delle cause è quattro volte superiore a quella tedesca: abbiamo un numero enorme di avvocati, ma un numero di magistrati molto inferiore.
D. – Secondo lei, per rilanciare il Paese bisogna incidere sulla domanda, ma allora bisognerebbe in sostanza agire sui redditi per rilanciare i consumi: questo ad oggi non sembra molto facile…
R. – Bisogna avere il coraggio di farlo. Uno dei motivi della crisi è l’enorme disuguaglianza del reddito e le difficoltà che hanno i ceti medio-bassi. Quindi, una politica fiscale che ridistribuisca tra i ceti alti e i ceti medio-bassi sicuramente avrebbe effetti espansivi sui consumi. E’ quello che in parte sta cercando di fare Hollande da quando è andato al potere: ha aumentato moltissimo il prelievo fiscale sui redditi più alti e ha usato questi soldi per creare nuova occupazione.
Fonte: Radio Vaticana