«Io personalmente non vedo al momento quale importante occasione renderebbe necessaria una riforma della Curia». Lo afferma mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa pontificia e segretario personale di Benedetto XVI, in un’intervista al sito della Chiesa cattolica tedesca Katholish.de. «La parola “riforma della Curia” è una parola grossa. Papa Paolo VI nel 1967 in conclusione del Concilio vaticano II ha effettuato una riforma della Curia per attuare le conclusioni conciliari nella Curia romana», afferma Gaenswein in una risposta ad una lunga intervista pubblicata in due parti in questi giorni.
«La parola “riforma della Curia” è una parola grossa. Papa Paolo VI nel 1967 in conclusione del Concilio vaticano II ha effettuato una riforma della Curia per attuare le conclusioni conciliari nella Curia romana», afferma Gaenswein in una risposta ad una lunga intervista pubblicata in due parti in questi giorni.
«Analogamente Giovanni Paolo II dopo la promulgazione del nuovo codice di diritto canonico nel 1983 e dopo cinque anni di lavoro preparatorio nel 1988 ha fatto una riorganizzazione della Curia con il motu proprio “Pastor Bonus”.
Io personalmente non vedo al momento quale importante occasione renderebbe necessaria una riforma della Curia. Che alcuni cambiamenti di personale o di struttura siano stati o vengano effettuati, appartiene al normale scorrere delle cose. Parlare di riforma della Curia mi sembra, con tutto il dovuto rispetto, esagerato».
L’arcivescovo Gaenswein si esprime anche sul prossimo sinodo ordinario sulla famiglia previsto ad ottobre. «E’ auspicabile», afferma, «che il tema principale, l’evangelizzazione della famiglia, sia affrontato diritto negli occhi e che il dibattito non si perda in alcuni problemi parziali.
Centrale e importante è affrontare coraggiosamente le attuali sfide, però sul sicuro fondamento del magistero e della tradizione della Chiesa. Non mi posso immaginare che ci si allontani sostanzialmente dalla continuità della Chiesa. Perciò guardo al prossimo sinodo sulla famiglia con grande tranquillità e fiducia».
Molte le domande alle quali il segretario personale di Joseph Ratzinger risponde nel decimo anniversario dell’elezione di Joseph Ratzinger. Il rapporto tra Benedetto e Francesco «è molto cordiale, molto fraterno, molto rispettoso. L’ultimo contatto è stato da poco, il martedì di Quaresima».
Papa Francesco non si esprime in modo politically correct? «Lo considero un segno di coraggio il fatto che scelga le sue parole non in base alla political correctness ma al senso di giustizia interiore, che sia opportuno o inopportuno, come dice San Paolo.
Se ciò viene sempre accolto o accettato al nord delle Alpi è un’altra questione». Quanto a Benedetto XVI «mentalmente è in perfetta forma. Il camminare gli viene sempre più difficile, per questo usa un tutore come ausilio».
Fonte: Vatican Insider