Contra facta non est argomentum affermavano molto giustamente i latini, perché di fronte a fatti dimostrabili non ci sono argomentazioni che possano smentirli. E quando si parla del Papa bisogna essere sempre molto accorti a non creare allarmismi facilmente smontabili o scandali inutilmente dannosi.
Vediamo quindi cosa è accaduto. Domenica 15 marzo scorso il fondatore del quotidiano Repubblica è tornato a scrivere su Papa Francesco con un editoriale in cui ha trattato del prossimo Giubileo e della misericordia di cui “il Giubileo è l’obiettivo”, ha poi menzionato la parabola del figliol prodigo e il “pentimento che è la condizione affinché la misericordia discenda su quell’anima e la illumini con la sua luce”. Insomma dalle prime righe parrebbe di leggere un articolo del quotidiano dei vescovi Avvenire.
Se non fosse che ad un certo punto il giornalista si è lanciato in spericolate affermazioni infilando una sfilza di eresie tanto più gravi quanto più fatte passare per asserzioni di Papa Francesco.
A fronte di pericolose falsità che nulla hanno a che vedere con la dottrina cattolica, con l’aggiunta di riflessioni sul sacerdozio, sul Concilio Vaticano II ed altri argomenti attinenti alla nostra fede, molto giustamente il giornalista Antonio Socci in un suo articolo chiede ad alta voce che il Vaticano smentisca Scalfari e le affermazioni attribuite al Pontefice.
Siamo perciò certamente tra coloro che chiedono alla Santa Sede di fare chiarezza e di tranquillizzarci sul fatto che il Santo Padre sia ancora il Custode del depositum fidei.