La Festa della donna dell’8 marzo, se non vuole rimanere nella sdolcinata retorica che spesso la accompagna, non dovrebbe dimenticare che oggi la rivoluzione passa attraverso la donna e che le donne sono il campo si battaglia di due visioni del mondo in agone tra loro.
Lo ha appena ricordato il VI Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo (Cantagalli, 2014) dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân, presentato a Roma martedì 3 marzo scorso e che ha per titolo La donna nella rivoluzione. La rivoluzione della donna.
La donna è sempre di più un campo di sperimentazione e di rieducazione pilotata dell’umanità. La donna moglie-madre era già stata messa in discussione dal vecchio femminismo, ma sul piano sociale, non ancora su quello antropologico. Si parlava di pari opportunità e il rivendicazionismo femminista lottava contro la donna “tutta figli e fornelli”. Ora la donna moglie-madre è contestata a livelli molto più profondi.
Si nega la naturalità non solo del ruolo di moglie e di madre, ma anche dello stesso essere donna: la femminilità. Non che le nuove posizioni non siano debitrice al vetero femminismo. Solo che le dinamiche hanno una coerenza: iniziano piccole e finiscono grandi, iniziano moderate finiscono radicali. Il femminismo si è evoluto ed oggi pensa che il modo più radicale per le donne di essere “uguali” è di non essere più donne.
Non sono più i soli ruoli sociali della donna a venire contestati, ma la sua natura stessa di donna, vista come una grande ideologia sociale. E’ l’identità in quanto tale – qualsiasi identità – ad essere combattuta. La prima oppressione non sta nelle leggi o nei costumi, ma nella natura.
Per questo la donna è oggi un campo di battaglia, perché la battaglia riguarda le radici e le radici della vita e della famiglia – come dell’intera società – sono nella donna moglie-madre.
Con la contraccezione e l’aborto era già cominciato il distacco dalla natura, ma non era ancora avvenuto completamente. La donna era già il campo privilegiato per realizzare questo distacco. La rivoluzione vera, però, non era ancora avvenuta. Oggi sta avvenendo.
La donna è scelta come campo di sperimentazione avanzata e violenta del completo distacco dalla natura, con la sostituzione dell’oggettivo col soggettivo, del naturale con l’artificiale, del trovato con il prodotto, del diritto col desiderio e la Biopolitica diventa il luogo del ripensamento della politica stessa, ove il Potere è il garante dei desideri individuali e incommensurabili tra loro.
Detto in altri termini, per far comprendere ancora meglio la sfida in atto: la donna è scelta come campo di sperimentazione di una umanità nuova postumana.
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