Primato dell’ecologia umana nella prossima Enciclica di Francesco

“L’umanità non vivrà in pace finché la fame non sarà sconfitta, finché coesisteranno coloro che banchettano quotidianamente e coloro che, alla loro porta o all’altro capo del pianeta, muoiono di fame”. È una delle tesi sostenute nel documento Terra e Cibo, a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, pubblicato in questi giorni dalla Libreria Editrice Vaticana.

Sul volume e la prossima Enciclica del Papa sul tema dell’ecologia, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”:

R. – Alla base della pubblicazione del volume «Terra e Cibo» stanno più ragioni. Innanzitutto, il fatto che la fame, nonostante si producano generi alimentari sufficienti per tutti, continui a sussistere: centinaia di milioni di persone soffrono la mancanza di cibo; oltre due miliardi hanno carenze nutrizionali.

In secondo luogo, l’urgenza di  affrontare nell’immediato futuro la crescita della domanda di un cibo di qualità da una parte e dall’altra la sostenibilità della produzione nel rispetto dell’ambiente.

In terzo luogo, vi è anche una ragione interna al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: esso ha già affrontato in passato il problema dello sviluppo equo con la sua riflessione per una migliore distribuzione della terra, la sfida della riforma agraria.

A fronte della necessità di considerare le nuove questioni relative alle risorse naturali e al cibo e alla loro vocazione specifica al bene comune della famiglia umana è parso opportuno non ripubblicare le sopracitate riflessioni, ma avviare un nuovo studio delle problematiche sul tappeto nel contesto della globalizzazione e delle sfide che oggi la accompagnano.

In quarto luogo, non si intendono trascurare le criticità relative agli investimenti nel controllo della terra al land grabbing.

D. – Sul binomio terra-cibo e dunque risorse-alimentazione, qual è il contributo che può dare la Dottrina sociale della Chiesa?

R.– La risposta alla sua domanda consente di esporre un’altra ragione che sta alla base della pubblicazione. E’ noto che l’Onu si è data alcuni obiettivi importanti per lo sviluppo dei popoli in questo Millennio. In vista anche dell’Expo di Milano 2015, a cui la Santa Sede parteciperà con varie iniziative, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, supportato dal lavoro di parecchi esperti, in questi ultimi anni, ha pensato di offrire il suo specifico contributo, a partire dalla prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa, che implica un discernimento di tipo teologico, antropologico ed etico, oltre che pastorale.

E così, nell’arco di circa quattro anni sono stati pubblicati alcuni testi concernenti: la riforma del sistema finanziario e monetario internazionale (2011); l’acqua, quale elemento essenziale per la vita, non riducibile a mera merce (2012); la vocazione dei leaders d’impresa (2012); l’energia, dal punto di vista della giustizia e della pace (2013); la terra e il cibo (2015).

I cinque testi si completano e si tengono insieme, formando un insieme di riflessioni fondamentali per l’aggiornamento della stessa Dottrina sociale, per l’impegno delle istituzioni universitarie, degli imprenditori, degli investitori e governanti.

D. – Papa Francesco interviene spesso sui temi dell’ambiente, sottolineando tuttavia che la salvaguardia del creato è un compito del cristiano, non è una battaglia «ideologica». Una sua riflessione?

R. – Per la Chiesa e i suoi pontefici, l’interesse per i temi sociali, compreso quello cruciale della salvaguardia dell’ambiente, non è comandato da ragioni di tipo estrinseco all’identità cristiana o da ragioni meramente strumentali, magari per esercitare semplicemente un peso politico maggiore.

L’attenzione ai suddetti temi è espressione della dimensione sociale della fede. In forza del loro inserimento in Cristo, in particolare mediante il battesimo, i credenti sono chiamati a vivere le varie realtà assumendole e orientandole con lo stesso «Amore pieno di Verità» che sussiste nel Figlio di Dio.

Nei confronti della questione ambientale le comunità ecclesiali e i credenti sono debitori di un’evangelizzazione che deve annunciare e far testimoniare un nuovo umanesimo, tale da consentire di superare derive ecocentriche, tecnocratiche, neomaltusiane, a scapito del rispetto della vita e dell’ecologia umane.

Accanto ad un’ecologia ambientale serve un’ecologia umana, fatta del rispetto della persona. Il rafforzamento della produzione di cibo per garantirne l’accesso a tutti esige, poi, anche un grande impegno sul piano educativo.

I cristiani hanno valorizzato e cercato di rispettare la natura ben prima della preoccupazione ambientale nata nel mondo associativo e politica nella seconda metà del ventesimo secolo.

I padri della Chiesa, i francescani e i cistercensi non hanno aspettato il cambiamento climatico per occuparsi della natura. Questa è stata al centro della loro sollecitudine proprio perché Cristo ricapitola in sé tutte le cose.

D. – C’è una grande attesa per la prossima Enciclica del Papa proprio sul tema dello sviluppo sostenibile e dell’ecologia. Quali frutti può dare un documento di questo tipo?

R. – Senza dubbio, limitandoci a considerare il mondo ad extra, l’Enciclica di un Pontefice può aiutare a guardare ai temi ecologici e dello sviluppo sostenibile sulla base di un pensiero e di un umanesimo che illuminano sulla bellezza, sulla bontà, sulla verità del creato, inteso innanzitutto come opera di Dio, come «casa comune» per la famiglia dei popoli presenti e futuri.

Detto altrimenti, un’Enciclica può offrire, nell’attuale contesto culturale incline a saperi disarticolati, ad ideologie neoindividualistiche, libertarie e neomaterialistiche, nonché mercantilistiche, un approccio sapienziale, unitario, aperto alla Trascendenza, alla fraternità e alla solidarietà e, quindi, alla giustizia sociale.

E, inoltre, può offrire una progettualità guidata dal principio della destinazione universale dei beni, dal primato dell’ecologia umana su quella ambientale, da una spiritualità che punta sull’essere e sulla condivisione ma anche sull’affrontare i problemi con coraggio, capacità professionale, innovazione, creatività, partecipando alla stessa opera redentrice di Cristo.

Alcuni frutti matureranno lentamente. Oggi vediamo numerosi frutti che germogliano nel mondo imprenditoriale sotto l’ispirazione della Caritas in veritate. Ci vorranno sicuramente alcuni anni per verificare i frutti che saranno prodotti dalla futura Enciclica.

 

Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana