“Esiste uno sguardo sull’essere, sulla vita, sull’esperienza che è proprio ed è originale delle donne“. Lo afferma il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, presentando l’assemblea plenaria del dicastero, in svolgimento dal 4 al 7 febbraio, e dedicata al tema : “Le culture femminili tra uguaglianza e differenza“.
Una consulta femminile
“E’ una riflessione che vogliamo continuare oltre questa plenaria”, aggiunge Ravasi. “Per questo ho annunciato la creazione presso il dicastero di una Consulta femminile permanente che sostenga il nostro lavoro con il suo sguardo su tutte le tematiche che la cultura impone e che sono imposte alla pastorale della cultura”.
Un equilibrio delicato
“Come evidenziato dal documento preparatorio dell’assemblea – spiega il porporato – primo obbiettivo del nostro lavoro sarà la ricerca di un equilibrio tra uguaglianza e differenza, un crinale importante e delicato. Ci occuperemo poi della ‘generatività’, intesa come codice simbolico, dunque andando oltre il concetto di maternità biologica per riflettere, ad esempio, sulla maternità femminile espressa da chi, come le religiose, scegli di non generare. Ancora rifletteremo sul ‘corpo femminile’, come segno non solo fisiologico ma culturale. Infine affronteremo il tema della presenza della donna nella Chiesa e della sua partecipazione attiva”. “Tutte traiettorie – fa notare Ravasi – sulle quali si è mosso Papa Francesco quando ha affrontato questo tema”.
Il “burqa di carne” e la dittatura dell’estetica
Ha fatto già discutere, sui giornali italiani, l’espressione “la chirurgia estetica è come un burqa di carne” contenuta nel documento preparatorio della plenaria, nel capitolo dedicato al ‘corpo femminile tra cultura e biologia’, in particolare là dove si parla di ‘aggressione al corpo della donna’. “E’ un’affermazione che parte dall’idea che al di là della violenza, dello sfruttamento, della mercificazione del corpo della donna, questo sia a volte sottoposto a una sorta di ‘dittatura dell’estetica‘. E’ quasi come se la donna fosse obbligata ad obbedire a un modello che è quello artificioso della pubblicità. Dunque la chirurgia estetica diventa quasi una sorta di ‘autodifesa’ che nasce da una non accettazione della propria corporeità”.
“Ciò non vuol dire assolutamente – aggiunge il cardinale – condannare la chirurgia estetica quando ha lo scopo di ricomporre l’armonia con il proprio corpo. Certo, l’immagine della ‘chirurgia plastica come burqa’ vuole essere un invito simbolico alla donna a saper accogliere il proprio corpo anche quando ha dei difetti.
Il poeta inglese John Donne esprime in alcuni suoi versi, ad esempio, il particolare fascino di un volto femminile ‘autunnale’, cioè segnato dalle rughe”. “Sottolineare questa necessità che la donna ritrovi l’armonia con il proprio corpo non significa però – chiarisce Ravasi – dimenticare che i grandi problemi su questo tema della corporeità sono altri: la violenza sul corpo della donna e la sua mercificazione. Si tratta di problemi di una società molte volte sessista solo in chiave prevalentemente femminile”.
No al modello della “prevaricazione”
A proposito della difficile ricerca dell’equilibrio tra uguaglianza e differenza, tra femminile e maschile, il card. Ravasi sottolinea come ad esempio in passato abbia a lungo prevalso il ‘modello della prevaricazione’. “Modello – sottolinea – che non ha ancora esaurito i suoi effetti perversi”.
“Ma ormai – ricorda – abbiamo superato, o meglio stiamo superando, anche il modello della pura e semplice ‘parità’. Quella che conduce all’applicazione meccanica delle ‘quote rosa’ che restano comunque una conquista”. “Si sta superando anche il concetto di ‘uguaglianza assoluta’, che è alla base della teoria del ‘gender’, per proporre un nuovo modello che è quello della ‘reciprocità nell’equivalenza e nella differenza’.
Inaugurazione puubblica
La plenaria, com’è consuetudine da qualche anno per il dicastero vaticano della cultura, si apre con un avvenimento pubblico, nel cuore della città, mercoledì 4 febbraio. “E’la Rai stessa che ha elaborato uno spettacolo audiovisivo, presentato al Teatro Argentina, che verrà riproposto anche da RaiNews la sera di giovedì 5 febbraio. Un modo per proporre in modo laico, nella maniera più ampia possibile, un tema che è anche spirituale, ma che certo interessa tutti”, conclude Ravasi.
(Fabio Colagrande)
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana