Mosca (AsiaNews) – In Cecenia, il 19 gennaio, si è svolta la manifestazione popolare “più grande della storia del Caucaso del Nord”, area a maggioranza musulmana. Oltre 800mila persone, secondo dati ufficiali, hanno sfilato per le strade del centro di Grozny, guidati da autorità politiche e religiose, per protestare contro le vignette su Maometto, pubblicate dal giornale francese Charlie Hebdo.
La manifestazione si è svolta nonostante la strage del 7 gennaio contro la redazione parigina, compiuta da terroristi islamici. A scendere in piazza circa il 60% della popolazione di questa repubblica del Caucaso russo, dove la lotta per l’indipendenza da Mosca si è trasformata negli anni in guerra santa per instaurare un emirato nella regione, da dove tra l’altro partono numerosi combattenti verso i diversi fronti aperti del jihad.
Le autorità hanno fatto di tutto per ‘incoraggiare’ la gente a unirsi all’iniziativa, voluta dal leader e fedelissimo del Cremlino Ramzan Kadyrov: scuole e uffici chiusi, taxi gratis tutto il giorno, anche le attività commerciali hanno smesso di lavorare.
Si dice che in molti siano arrivati anche dalle regioni limitrofe. Ma al di là della spontaneità o meno della partecipazione cittadina, rimane l’impressione – come ha fatto notare lo scrittore Boris Akunin – che la Russia abbia reagito agli attentati di Parigi come un Paese islamico.
I media di Stato hanno diffuso le tesi del complotto ordito dai servizi segreti occidentali; le autorità hanno di fatto proibito la pubblicazione di caricature a carattere religioso, avvertendo che saranno considerate alla stregua di ‘materiale estremista’; i muftì hanno condannato debolmente il terrorismo, ribadendo soprattutto che le offese a Maometto non verranno tollerate.
“Questa è una protesta contro coloro che insultano la religione musulmana. Dio è grande!”, ha urlato dalla tribuna alla folla Kadyrov, più volte interrotto dal boato dei manifestanti “Allah Akbar!”.
Il leader ceceno e i rappresentanti anche del clero ortodosso russo, come il vescovo di Makhachkala e Grozny Varlaam, hanno avvertito che non si faranno “strumentalizzare” da forze esterne che vogliono destabilizzare il Paese.
“Oggi vi siamo vicini e diciamo ‘no’ al male che l’Occidente cerca di diffondere, seminando discordia tra le religioni”, ha dichiarato Varlaam.
La grande manifestazione, terminata con una preghiera collettiva, è stata interpretata dagli esperti come un’azione concessa dal Cremlino alla parte a lui fedele dell’islam russo, che ora più che mai non può permettersi di inimicarsi.
Una stessa iniziativa convocata al centro di Mosca la settimana scorsa “in difesa del sentimento religioso dei credenti”, è stata vietata per timore di provocazioni. In Inguscezia, invece, sempre nel Caucaso del Nord il 18 gennaio si erano riunite 15mila persone a Magas sotto lo slogan “noi amiamo Maometto”.
Anche in questo caso, nessuna critica o commento da Mosca.