In un commento lanciato oggi in prima pagina dal Corriere della Sera Vittorio Messori parla dell’«inquietudine» che si sta diffondendo in parte del mondo cattolico mano a mano che si avvicina il 5 ottobre, data di inizio del Sinodo dedicato alla famiglia. Inquietudine – spiega Messori – che «nasce dal fatto che verranno affrontate anche, se non soprattutto, le “situazioni difficili e irregolari”» delle famiglie, mentre il coro dei giornali e di non pochi osservatori prevede (auspica) grandi riforme in senso “progressista” della dottrina della Chiesa.
Vedi, da ultimo, l’Espresso che nella copertina dell’ultimo numero attribuisce a papa Francesco l’intenzione di «superare antichi tabù» e di avviare «un’altra rivoluzione».
LE RIVOLUZIONI NON SI ANNUNCIANO. Tanta parte della stampa annuncia con sorprendente certezza l’arrivo di un sì alla Comunione per i divorziati risposati e di incredibili aperture sui temi legati al sesso, comprese le unioni gay. Tuttavia, fa notare Messori, «chi conosce la storia sa che anche la storia della Chiesa segue una costante: nessuna rivoluzione autentica è mai preannunciata, gli sconvolgimenti veri sono sempre imprevisti, chi grida alla “svolta storica” è smentito da fatti assai meno traumatici di quelli annunciati. (…)
Ovviamente è del tutto possibile che noi pure siamo smentiti, ma per ora ci sembra probabile che i documenti finali del Sinodo si limitino a seguire linee assai consuete, in particolare per i membri della Compagnia di Gesù: conferma della bellezza degli ideali, ma appello a un duttile pragmatismo che tenga conto della realtà degli uomini e dei tempi. Un uso sapiente, poi, dell’arte del compromesso con il – peraltro meritorio – rifiuto tutto cattolico dell’aut-aut e la scelta dell’et-et».
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