«Imparare a leggere in modo più profondo il proprio tempo per diffondere una nuova ratio del vivere sociale», avendo «la pace dell’inquietudine» come strada maestra: è in questo insegnamento la grande attualità di sant’Agostino. A riproporla il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che nel pomeriggio di giovedì 28 agosto ha celebrato la messa per la festa del «grande dottore e padre della Chiesa», nella basilica romana a lui dedicata. Presente, tra gli altri, il priore generale dell’ordine agostiniano, padre Alejandro Moral Antón.
Da Agostino — ha detto nella circostanza il cardinale intervistato dalla Radio Vaticana — bisogna oggi soprattutto «apprendere» proprio la «capacità di leggere, al di sotto degli avvenimenti, il piano di Dio che si sta svolgendo, che si sta sviluppando, e che è sempre un piano di pace e di salvezza per l’uomo e offrirci così, umilmente, però totalmente, per la realizzazione della città di Dio, dove prevale l’amore, l’amore di Dio, fino al punto di disprezzare se stessi».
Perciò, ha dichiarato riferendosi in particolare al Medio oriente, «dobbiamo dimenticarci di noi stessi e prendere a cuore la sorte dei nostri fratelli, anche adesso, quelli che soffrono, i cristiani e tutte le altre minoranze: trovare la maniera concreta e più efficace di aiutarli».
Quindi, ha aggiunto, è importante «questa lettura che va al di là di quello che si vede e si sente, una lettura che va più in profondità, che ci aiuta a scorgere il piano di Dio, e questa chiamata a farci collaboratori di questo piano di Dio perché l’uomo abbia la vita e l’abbia in abbondanza».
Nell’omelia il segretario di Stato ha innanzitutto ricordato che proprio un anno fa Papa Francesco, «in questa chiesa e in questa stessa circostanza liturgica, celebrava la santa messa di apertura del capitolo generale dell’ordine agostiniano».
Per questo, al termine dell’Eucaristia, il cardinale ha inaugurato una targa a ricordo «di quell’eccezionale evento».
Quindi ha riproposto l’invito del Papa, rivolto specialmente ai consacrati e alle consacrate, «a vivere la “pace dell’inquietudine”: l’inquietudine della ricerca, l’inquietudine di un incontro mai appagato, l’inquietudine dell’amore.
Si tratta di suggestivi concetti, mutuati dall’itinerario spirituale di Agostino».
articolo pubblicato su L’Osservatore romano