Oggi la Chiesa celebra la regalità della SS. Vergine Maria la quale, dopo la sua assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, è acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi e lì regna, vestita di sole e coronata di stelle essendo, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi.
Con queste parole il veneratissimo Pontefice Pio XII si rivolse a Maria nella Preghiera alla Vergine Assunta in cielo, dopo averne decretato solennemente il dogma dell’Assunzione il 1° novembre 1950.
Tale era la sua convinzione che la SS. Vergine, presente in anima e corpo, regna tra i cori degli Angeli e dei Santi, insieme al suo unigenito Figlio – perché il fondamento e le ragioni della dignità regale di Maria, abbondantemente espresse in ogni età, si trovano nei documenti antichi della chiesa e nei libri della sacra liturgia – che l’11 ottobre 1954, emanò l’enciclica Ad Caeli Reginam, con cui decretò e istituì la festa di Maria Regina, da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo il giorno 31 maggio, ordinando ugualmente che in detto giorno fosse rinnovata la consacrazione del genere umano al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria.
Il Concilio Vaticano II stabilì poi di spostare tale festa nell’ottava dell’Assunzione, il 22 agosto, a completamento di tale solennità.
Vale veramente la pena di rileggere quell’enciclica che dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la grande venerazione del Santo Padre Pio XII per la Beata Vergine Maria, che egli onorò non solo con le azioni note a tutti ma anche con quelle più nascoste. Ma ciò che più conta per i devoti della Madonna è il richiamo a tutti i testi della tradizione antica e ai libri della sacra liturgia, come egli stesso ha scritto, i quali testimoniano come sin dall’inizio del cristianesimo alla Madre del Signore è stata riconosciuta una dignità regale.
Va ricordato che i dogmi non propongono nuove verità, ma semplicemente proclamano quelle rivelate. Infatti, come affermava lo stesso Pio XII nella Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus «ai successori di Pietro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede».
E conclude mirabilmente l’enciclica sulla Dignità regale della Santa Vergine Maria con alcune esortazioni attualissime, che fedelmente riportiamo:
Però in queste e altre questioni, che riguardano la beata Vergine, i teologi e i predicatori della divina parola abbiano cura di evitare certe deviazioni per non cadere in un doppio errore; si guardino cioè da opinioni prive di fondamento e che con espressioni esagerate oltrepassano i limiti del vero; e dall’altra parte si guardino pure da un’eccessiva ristrettezza di mente nel considerare quella singolare, sublime, anzi quasi divina dignità della Madre di Dio, che il dottore angelico (S. Tommaso d’Aquino, ndr.) ci insegna ad attribuirle «per ragione del bene infinito, che è Dio».
Del resto, in questo, come in altri campi della dottrina cristiana, «la norma prossima e universale» è per tutti il magistero vivo della chiesa, che Cristo ha costituito «anche per illustrare e spiegare quelle cose, che nel deposito della fede sono contenute solo oscuramente e quasi implicitamente».
E nessuno può dubitare che la regalità di Maria sia vera e testimoniata da sempre. E anche chi non conosce tutti i testi citati nell’enciclica Ad Caeli Reginam comunque ricorda il Salve Regina e le antifone Regina Coeli e Ave Regina Coelorum, tutte datate tra il X e il XII secolo.
A questo punto sorge spontanea una domanda: come è possibile che parecchi ai giorni nostri, contro ogni coerenza e logica, vogliano venerare la Santa Vergine con l’appellativo di signora di tutti i popoli?
L’appellativo “signora” oggi non ha più l’antico significato latino, lingua ufficiale della Chiesa fino al Concilio Vaticano II, di “padrona, sovrana, regina” che era attribuito a donne della nobiltà o comunque di classe sociale superiore alla gente comune. Infatti, non a caso, spesso nell’antichità tale appellativo lo troviamo rivolto proprio alla S. Vergine come attestazione di grande rispetto e riconoscimento di una dignità superiore.
Oggi tale vocabolo è un titolo comune che spetta a qualsiasi donna, senza differenze di rango e di età, perché anche la nobiltà, salvo i pochi regni ancora esistenti, ha dovuto adattarsi ai nuovi tempi.
Inoltre un motto latino recita ubi maior minor cessat che qui si può tradurre con se è subentrato un titolo superiore il minore viene a cessare.
Che la Beata Vergine Maria sia Regina è stato proclamato solennemente dalla Chiesa, ma lo stesso Pio XII, profeticamente, aveva già messo in guardia:
Chiunque pertanto onora la Signora dei celesti e dei mortali – e nessuno si creda esente da questo tributo di riconoscenza e di amore – la invochi come Regina potentissima.
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per approfondimenti: Le apparizioni della Signora di tutti i popoli