Si è conclusa nei giorni scorsi a San Rossore (Pisa) la Route nazionale dell’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) la più grande associazione scoutistica del Paese. Protagonisti quasi 30mila rover e scolte, ragazzi e ragazze dai 16 ai 21 anni. Un appuntamento storico per lo scautismo italiano – in pratica il terzo raduno nazionale, in 40 anni di vita – e che ha avuto una grande risonanza sui media, con il coinvolgimento di autorità istituzionali ed ecclesiali ai massimi livelli.
Uno degli scopi del raduno era quello di redigere la cosiddetta «Carta del coraggio», un documento su cui l’Agesci ha lavorato a lungo, con tracce proposte dai vertici e rielaborate dai ragazzi con i loro capi. In pratica, un insieme di propositi, impegni e desiderata di rover e scolte che fungeranno anche come linee guida rer il futuro dell’Associazione.
Dal sito Radio Spada apprendiamo che la Carta – di cui molto si è parlato nei giorni di San Rossore, ma che è scivolata dall’attenzione dopo la fine dell’evento – è stata messa in Rete dal quotidiano genovese Il Secolo XIX. Difficile dire se si tratti della versione autentica (parrebbe proprio di sì), dal momento che sul sito della Route nazionale campeggia ancora, stranamente, la dicitura «documento in costruzione».
Nel testo divulgato, comunque, che inizia con un solenne:
«Noi, Rover e Scolte dell’Agesci, giovani cittadini italiani, riuniti a S. Rossore, al termine di un Anno che ci ha visti impegnati sul tema e sulle strade del coraggio, vogliamo oggi scrivere una Carta che racconti quello che abbiamo vissuto, che rappresenti i valori in cui ci riconosciamo e che dichiari il nostro impegno per l’Associazione, per il Paese e per la Chiesa a cui apparteniamo»
Si legge per esempio alla voce «Amore»:
CI IMPEGNIAMO
• ad essere testimoni di un amore autentico ed universale e portare avanti valori di non discriminazione e di accoglienza nei confronti delle persone di qualunque orientamento sessuale;
• a vivere coraggiosamente e con serietà una scelta consapevole di amore autentico e duraturo, considerando la famiglia (intesa come qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto) come comunità primaria e strumento privilegiato di formazione ai valori di apertura e convivenza dell’individuo nella società, senza discriminare persone che hanno vissuto o stanno vivendo esperienze quali divorzio o convivenza.
CHIEDIAMO
• all’Agesci di allargare i propri orizzonti affinché tutte le persone – indipendentemente dall’orientamento sessuale – possano vivere l’esperienza scout e il ruolo educativo con serenità senza sentirsi emarginati. Chiediamo inoltre all’Agesci che dimostri maggiore apertura riguardo a temi quali omosessualità, divorzio, convivenza, attraverso occasioni di confronto e di dialogo, diventando così portavoce presso le istituzioni civili ed ecclesiastiche di una generazione che vuole essere protagonista di un cambiamento nella società. A questo proposito, chiediamo alla Chiesa di accogliere e non solo tollerare qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore;
• che l’Agesci non consideri esperienze di divorzio, convivenza o omosessualità invalidanti la partecipazione alla vita associativa e al ruolo educativo, fintanto che l’educatore mantenga i valori dell’integrità morale;
• alla Chiesa di mettersi in discussione e di rivalutare i temi dell’omosessualità, convivenza e divorzio, aiutandoci a prendere una posizione chiara;
• che lo stato porti avanti politiche di non discriminazione e accoglienza nei confronti di persone di qualunque orientamento sessuale, perché tutti abbiamo lo stesso diritto ad amare ed essere amati e che questo amore sia riconosciuto giuridicamente affinché possa diventare un valore condiviso.
• allo Stato di agevolare sia dal punto di vista economico che burocratico le pratiche di adozione nazionale.