Gli italiani sono poco preparati in materia di Comandamenti. E’ quanto emerge dal primo Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia presentato al Senato. Lo studio è stato coordinato del prof. Alberto Melloni, segretario della Fondazione Giovanni XXIII per le scienze religiose. Vi hanno lavorato una trentina di giuristi, teologi, storici, sociologi, educatori che, da diversi punti di vista, sono arrivati ad una conclusione sconsolante: l’analfabetismo religioso regna sovrano.
Il 70 per cento degli italiani ha in casa la Bibbia, ma solo il 29 per cento ammette di leggerne ogni tanto una pagina. Molti non sanno chi dettò i dieci comandamenti, altri confondono Mosè con Gesù.
Naturalmente, “si può vivere anche ignorando queste cose, ma a chi non le conosce manca la chiave per capire, ad esempio, moltissimi capolavori della pittura che hanno come oggetto temi biblici e vicende legate alle Chiese” (Trentino 5 maggio).
Alla presentazione a Roma dello studio ha parlato anche il segretario generale dalla Conferenza episcopale italiana mons. Nunzio Galantino, che ha denunciato che i due terzi degli italiani sono immersi in una “fede light”; nel senso che “non si dichiarano atei ma non hanno le idee chiare sul contenuto del loro credere” (Asca 2 maggio).
Tra gli altri partecipanti all’evento Paolo Naso, docente di Scienze politiche all’Università La Sapienza di Roma, coordinatore della Commissione studi e del programma «Essere chiesa insieme» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. In un’ intervista a Riforma – Settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste e Valdesi ha fatto qualche esempio contenuto nel Rapporto: “Chi ha scritto la Bibbia? Per il 50 per cento degli italiani Gesù e Mosè: il 60 per cento non sa citare più di uno comandamento, generalmente ‘non rubare’; tra i più negletti, il primo, l’architrave del monoteismo ebraico e cristiano.
Buio profondo anche sui fondamentali del catechismo cattolico: l’80 per cento ignora quali siano le virtù teologali. Con queste premesse è quasi una buona notizia che il 50 per cento del campione attribuisca a Lutero l’avvio della Riforma protestante.
Resta però il fatto che solo un’élite riesce a mettere in ordine cronologico Noé, Abramo, Mosè e Gesù” (Riforma 9 maggio).
Naso, ancora, rileva che in Italia la religione e l’insegnamento della religione cattolica “godono di grande considerazione e garanzie istituzionali che però, almeno sulla base dei risultati raccolti, non sembrano produrre risultati coerenti e proporzionali all’investimento, anche economico, che viene garantito” (Riforma 9 maggio).
Tra i commenti dei politici quello del vice-presidente di Scelta Civica ed ex-presidente degli intellettuali cattolici italiani (Meic) Renato Balduzzi che auspica che con questo Rapporto “si avvii un’analisi sistematica sull’ignoranza religiosa anche per contrastare letture ideologiche che nulla hanno a che fare con la Costituzione italiana. Il fatto che lo Stato e la Chiesa cattolica, siano ‘ciascuna nel proprio ordine indipendenti e sovrani’, come afferma l’art. 7 della Costituzione, non significa affatto che i cittadini debbano ignorare l’alfabeto dell’uno e dell’altra” (il Velino 2 maggio).
Un commento critico al Rapporto è apparso sulla prima pagina de L’Eco di Bergamo, firmato da Alberto Carrara: “E’ eccessivamente rozzo ridurre l’esperienza cristiana a sapere e squalificare come meno cristiani coloro che non sanno. Pagando qualcosa al rischio della retorica, mi chiedo: nella massa di gente che ha partecipato alla canonizzazione dei due Papi, quanti sapevano le cose elementari dell’inchiesta di Melloni? Certo non tutti, forse pochi. Il senso di appartenenza al mondo della fede, anche in quell’evento così forte, ha percorso altre strade e ha trovato altri strumenti per esprimersi” (L’Eco di Bergamo 3 maggio).
Fonte: Aleteia