Ho un problema. Ogni volta che in un articolo, un testo, un commento di qualsiasi genere compare la locuzione “in questi tempi difficili/cupi/bui” mi scatta l’impulso irrefrenabile di leggermi un po’ di Calvin e Hobbes, o Nora Ephron, o anche Zero Calcare. Qualcuno dei pilastri del mio buonumore, insomma. Devo avere dei problemi con il catastrofismo, mi fa chiudere le orecchie, e alla fine mi fa venire voglia di mettermi una maglietta rossa e andare a correre tra i prati della via Appia Antica, alle Catacombe, su quell’erba bagnata dal sangue dei martiri, seguaci dell’Agnello su cui si fonda la nostra speranza.
Non mi sento quasi mai pronta a sorbirmi la predichella modello “o tempora o mores” (frase di Cicerone che indica il decadimento dei tempi e dei costumi, nota nostra) che ogni tanto quasi chiunque si sente autorizzato a fare.
Ora, io so che anche il Vangelo ci invita a giudicare i segni dei tempi, e anche io non posso non vedere che qualche problema nel mondo c’è (prima che i catastrofisti si arrabbino con me: è un eufemismo!!), ma non ci posso fare niente. So che è una battaglia vera, so che il destino della nostra anima non è certo, so che la salvezza non è conquistata ancora, ma è più forte di me. Mi viene da sperare. Perché “io so in chi ho messo la mia speranza”, come dice san Paolo.
Mi viene da guardare al bene che vedo, e che a volte sembra sovrabbondare. Mi viene da notare le tonnellate di amore che ricevo da più parti, che mi fanno dimenticare, se ce n’è, qualche piccola cosa negativa.
Mi viene da vedere quante persone – imperfette, difettose, ferite dal peccato originale – ho intorno che si impegnano nella battaglia quotidiana della loro conversione, cercando di mettersi meglio che possono davanti al Signore.
Mi viene soprattutto da vedere ovunque segni dell’azione dello Spirito Santo, che se lo ascolti fa sbattere le porte da quanto soffia, segni dell’amore straripante e misericordioso del Padre, segni del Figlio che “è con noi tutti i giorni fino alla fine dei tempi”. E allora, di che possiamo avere paura?
articolo pubblicato sul blog di Costanza Miriano