Papa Francesco con gli operai e le vittime degli strozzini

Vittime dell’usura e operai che stanno perdendo il lavoro sono venuti stamani a incontrare il Papa «per fare il pieno di speranza e solidarietà», per sentirsi «meno soli, farsi coraggio e trovare anche la forza di combattere per una vita migliore». I rappresentanti della Consulta italiana antiusura e gli operai della Shelbox di Castelfiorentino hanno presentato al Pontefice, gli uni accanto agli altri, le loro «drammatiche storie, vissute alla periferia di una società che considera le persone in difficoltà come scarti da emarginare».

A dare voce al capillare servizio della Consulta nazionale antiusura sono giunti in piazza San Pietro in oltre duemilacinquecento. Con i sacerdoti e i volontari che animano le ventotto federazioni e i centri di ascolto in tutta Italia, c’erano molte persone vittime dell’usura o a rischio di cadere nelle mani degli usurai: si parla di quattro milioni di famiglie in Italia.

E con loro tante vittime delle estorsioni, ex giocatori di azzardo e «persone che vivono sotto la tutela dello Stato, lontano dalle loro famiglie perché minacciate dalla criminalità organizzata» spiega monsignor Alberto D’Urso, vice presidente e segretario generale della consulta.

«Al Papa abbiamo chiesto di incoraggiarci — aggiunge — soprattutto in un tempo di crisi che aggrava situazioni già difficili». E «vogliamo riaffermare che è possibile uscire dalla morsa dell’usura e liberarsi dalla dipendenza del gioco purché ci sia più prevenzione, più sobrietà, più solidarietà, più lealtà e soprattutto un accompagnamento spirituale e pratico per chi è finito in povertà».

E proprio per testimoniare «la vicinanza della Chiesa ai problemi concreti della gente» il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, stamani ha voluto essere accanto alla delegazione degli operai dell’azienda Shelbox di Castelfiorentino, venuti a presentare al Pontefice la loro drammatica situazione. «Oggi, con Papa Francesco, ci sentiamo meno soli e torniamo a casa con più coraggio per combattere per il futuro delle nostre famiglie».

 

Fonte: L’Osservatore Romano