Ho percezione e timore che si possa rischiare di essere alla vigilia della terza fase dei Patti Lateranensi. Cercherò di spiegare cosa intendo e le ragioni di questa percezione. Per terza fase intendo quella che potrebbe essere conseguenza degli effetti della crisi economica sull’Italia e quindi sugli accordi con lo Stato Vaticano. Le ragioni di questo sospetto stanno invece su due punti di riflessione: il primo è che gran parte di sovranità del nostro Paese è stata ceduta all’esterno, ad un Governo Tecnico Europeo.
Il secondo punto sta nella percezione che presso governi tecnici europei, magari un po’ laicisti, si possa avere la “tentazione” di non perdere l’occasione per indebolire la Chiesa. La Chiesa, infatti, ha fatto i primi Patti Lateranensi con l’Italia, non con l’Europa. E questi Patti potrebbero esser messi in discussione in una situazione economica critica influenzata dall’Europa.
I primi Patti Lateranensi, quelli del 1929, hanno significato l’accettazione della perdita definitiva del potere temporale, da parte della Chiesa, ceduto al nuovo Stato italiano. I secondi avvengono nel 1984. Grazie a questa revisione la religione cattolica non è più religione di Stato, ma ottiene una serie di privilegi (soprattutto di carattere fiscale, per esempio l’8 per mille dell’Irpef alla Cei).
La terza fase potrebbe essere la prossima, probabilmente l’ultima e potrebbe consistere nella soppressione di ogni contributo e privilegio fiscale.
Il sospetto che si possa cercare l’indebolimento economico, e conseguentemente di evangelizzazione, della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, è un’intuizione che non credo di dover dimostrare. Poter indebolire la Chiesa, fondata da Gesù Cristo, una Chiesa Autorità morale nel mondo ormai globale, che propone insegnamenti su cosa è bene e cosa è male, è un sogno che molti fanno, da molti secoli e con molte strategie che si adattano ai tempi e alle circostanze. Perciò sul frontespizio dell’Osservatore Romano è scritto “non praevalebunt”. E infatti non ce l’hanno mai fatta.
Chi tenterà di farlo oggi non sarà facilmente identificabile perchè sarà un potere sovranazionale che potrà influenzare più concretamente, economicamente, il tentativo di riuscirci. È innegabile che il processo di globalizzazione già in corso da tempo, grazie alla crisi, confermerà l’esigenza di creazione di nuove forme di governo necessariamente globali, dove si confonderanno culture, tradizioni, popoli e religioni.
Dover e poter utilizzare strumenti per la soluzione, comune a più Paesi, della crisi economica, potrà avvantaggiare ed accelerare processi che altrimenti sarebbero ritardati o diversi. È anche sempre più innegabile che l’Italia, luogo in cui si trova lo Stato della Citta del Vaticano, con cui furono stilati i famosi Patti, abbia sempre meno potere di governo, ceduto progressivamente ad una Europa composta da più Paesi con culture non più omogenee fra loro.
L’Europa è senza alcun dubbio un progetto utile e opportuno in cui mi riconosco, ma ben diverso da quello previsto dai Padri Fondatori, ed al momento ancora senza chiara identità. Ma soprattutto senza un governo identificabile democraticamente. Risultato sempre più evidente è, infatti, che in Europa comandi un potere esecutivo che si chiama Commissione Europea, con sede a Bruxelles, e paragonabile ad un Governo Tecnico dell’Europa. I suoi programmi diventano leggi dei nostri Stati.
Abbiamo in pratica accettato un’architettura politica europea con uno scollamento apparente tra potere legislativo ed esecutivo, dove il secondo può imporre al primo cosa legiferare.
Si pensi alle leggi in materia etica, bioetica, diritti umani, ecc. Chi, di fatto, in prospettiva, potrebbe governare sempre più il nostro Paese, e pertanto potrebbe influenzare il trattato con la Città del Vaticano, sono tecnocrati, una sorta di grandi sacerdoti di un governo tecnico. E ciò rischia di avvenire soprattutto se il nostro paese dovesse rischiare di essere “commissariato”.
Chi ha aperto la porta al rischio di commissariamento è stata l’accettazione (di fatto tra Governi Tecnici, anche se votata in Parlamento) e sottoscrizione del famoso “Fiscal Compact”, cessione di sovranità per assicurare il pareggio di bilancio, anche se di dubbia costituzionalità verso lo stesso trattato Ue. Grazie a questo, il controllo dell’operato del governo del nostro Paese è stato delegato a Bruxelles, che controlla moneta, fisco, credito.
Il rischio di ulteriori influenze è alto se l’Italia non risce a fare un vero progetto di sviluppo economico che faccia crescere il Pil anzichè solo ridurre spese aumentando tasse. E dette maggiori “influenze” sono un rischio poichè abbiamo sottoscritto l’impegno di ridurre il debito di 50 miliardi di euro all’anno già dal 2015.
Ci riusciremo? E queste maggiori “influenze” si attueranno con decisioni di politiche fiscali per il Paese, in pratica: quanto spendere e dove spendere.
Suppongo, conseguentemente, tornando ai problemi della nostra amatissima Chiesa, che si possa anche rischiare, con giustificazioni di spesa, di veder formulare la terza fase dei Patti Lateranensi, stavolta legati alla creazione di un sovrastato europeo (e grazie al fiscal compact), con il rischio di estinguere il contributo dell’8 per mille e cancellare i privilegi fiscali.
Con ciò provocando il rischio di vendita di immobili della Chiesa ed Enti Religiosi, chiusura scuole cattoliche, chiusura strutture sanitarie cattoliche, chiusura strutture caricatevoli cattoliche, ecc. È solo un rischio da considerare, naturalmente… Riflettiamoci.
articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana