La decisione della Chiesa sul fenomeno di Medjugorje si avvicina. La commissione d’inchiesta nominata nel marzo 2010 e presieduta dal cardinale Camillo Ruini ha concluso i suoi lavori. Padre Federico Lombardi, ha confermato che venerdì scorso si è svolta l’ultima riunione della commissione e ora, «come previsto, l’esito dello studio verrà sottoposto alla Congregazione per la dottrina della fede» guidata dal Prefetto Gehrart Müller.
Gli interrogatori dei sei veggenti e di tanti altri testimoni, i racconti delle persone coinvolte, le perizie, le riflessione teologiche sui messaggi: tutto il materiale, sintetizzato in un’articolata relazione finale, viene dunque messo a disposizione dell’ex Sant’Uffizio e sarà attentamente valutato insieme ad altra documentazione già raccolta nel corso degli anni dalla Congregazione.
Da quanto si apprende, la commissione ha cercato di concentrarsi soprattutto sul primo periodo delle apparizioni. Non sarebbero emerse prove di truffe, di raggiri o di abusi della credulità popolare. Al tempo stesso, però, appare difficile che si possa arrivare a una dichiarazione definitiva sulla soprannaturalità di un fenomeno ancora in corso.
Dei sei veggenti del giugno 1981, all’epoca bambini o ragazzi, tre assicurano di avere ancora oggi l’apparizione quotidiana della «Regina della pace», sempre alla stessa ora del pomeriggio e in qualunque luogo essi si trovino: sono Vicka (che abita a Medjugorje), Marija (che vive a Monza) e Ivan (che risiede negli Stati Uniti ma torna spesso in patria). Una quarta veggente, Mirjana, ha un’apparizione ogni mese, il giorno 2, mentre gli ultimi due ex ragazzi di Medjugorje hanno un’apparizione una volta all’anno.
Un problema che si è trovata ad affrontare la commissione è rappresentato dall’enorme mole di messaggi divulgati. Come pure il preannuncio di segni straordinari e di segreti, che i veggenti non hanno voluto rivelare neppure all’autorità ecclesiastica.
Alcuni dei commissari, e anche di questo si parla nella relazione, hanno sottolineato la necessità di un cambio di passo nella cura pastorale dei milioni di fedeli che da tutto il mondo si recano a Medjugorje. La commissione, e lo stesso cardinale Ruini attraverso i viaggi di persone a lui vicine, ha potuto verificare che le conversioni e il riavvicinamento ai sacramenti – cioè quelli che la Chiesa definisce frutti spirituali – sono reali e significativi.
Ma questo di per sé non significa esprimersi sulla natura soprannaturale delle apparizioni. Anzi, negli ultimi mesi il Prefetto Müller ha messo in guardia i vescovi Usa chiedendo loro di vigilare sugli incontri che vedono protagonisti i veggenti di Medjugorje: manifestazioni pubbliche con tanto di apparizione in calendario. Eloquenti anche le espressioni usate da Papa Francesco a messa a Santa Marta lo scorso 14 novembre, quando ha detto che la Madonna «è Madre, non è un capoufficio della posta» intenta a «inviare messaggi tutti i giorni». Parole che prendono di mira quanti vivono rincorrendo messaggi e profezie sul futuro.
Il vescovo di Mostar, Ratko Peric, sotto la cui giurisdizione ricade Medjugorje, è notoriamente scettico sul fenomeno, come lo era il suo predecessore. Mentre sullo sfondo c’è pure l’annoso problema dei rapporti tra clero diocesano e frati francescani in Erzegovina al tempo delle apparizioni. Tra le soluzioni ventilate nel recente passato c’era quella di ripristinare l’antica diocesi di Trebinje, per sottrarre Medjugorje al territorio di Mostar, come pure la possibilità di creare un santuario mariano affidandone la gestione a un rettore proveniente dall’esterno.
articolo pubblicato su Vatican Insider