L’ex agente del KGB Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa dal 2000, comincia a collezionare numerosi meriti tra i quali l’aver introdotto il divieto di diffondere pubblicità che sostengono l’aborto e l’uso di sostanze stupefacenti.
Grazie a lui la Duma (la camera bassa dell’Assemblea Federale) ha approvato una legge che vieta l’adozione di bambini russi da parte di cittadini di Stati in cui è consentito il matrimonio tra omosessuali e in cui i bambini posso essere affidati a dei semplici single.
Lo stesso Putin ha presieduto ad una cerimonia di premiazione delle famiglie numerose russe assegnando a dieci famiglie russe l’“Ordine al Merito dei Genitori”.
In particolare, è stata data questa importante riconoscenza civile a una famiglia della regione di Rostov, che ha ben dodici figli. Intervenendo durante la cerimonia di premiazione, Putin ha promesso di lavorare per garantire che le famiglie numerose in Russia siano sempre di più e trovino le condizioni adatte per formarsi.
Sembrano discorsi d’altri tempi, e realmente lo sono. Nel perverso scenario che vede l’Unione Europea profondere i propri sforzi economici e culturali nel costruire una civiltà della morte che si esprime nella “teoria del gender”, nell’omosessualismo di Stato, nel rendere l’accesso all’aborto sempre più semplice e precoce, nel provvedere all’eliminazione eugenetica degli esemplari più deboli, malati o indesiderati tramite l’eutanasia (tutto a spese dei contribuenti), Putin rappresenta lo schiaffo morale al liberalismo relativista e nichilista.
La decisione della Russia di tornare sui propri passi appare come una pubblica accusa del regime antiumano europeo e statunitense che trova insopportabile qualsiasi forma di morale tradizionale forte e indomabile.
Putin, infatti, ha messo mano ad un progetto patriottico su vasta scala che guarda al futuro della nazione e alle reali esigenze non solo economiche ma soprattutto morali del popolo russo, possiamo dire profondamente antropologiche.
Lo stesso presidente russo è stato, infatti, protagonista della fine del regime comunista sperimentando sulla propria pelle le tragiche conseguenze di un sistema ateista, materialista e oppressivo che lungi dal cercare il bene dei popoli, li ha sprofondati nel più grande vuoto esistenziale.
L’essenza del marxismo, infatti, è la sovversione dell’ordine tradizionale e la fondazione di una società “nuova”, di un mondo “nuovo”, di un “uomo nuovo”. Sfortunatamente l’esito del comunismo, e del socialismo in genere, dal sud-America alla Cina, passando per l’Europa dell’Est, non ha portato a quel paradiso in terra che gli uomini si ostinano a voler affermare liberandosi di Dio.
A tal proposito la mossa realmente rivoluzionaria di Putin è stata quella di capire che la resurrezione di un popolo, ancor prima che economica, dev’essere morale e spirituale. Ed è da questo presupposto che nasce l’alleanza del governo russo con le “religioni tradizionali russe” ovvero, in primis, con quella Chiesa Ortodossa senza la quale è impossibile anche solo parlare di un’anima russa.
Interessante è anche un recente sondaggio dal quale emerge che in Russia la democrazia è vista sostanzialmente come una frode e che solo il 22% dei cittadini esprime consenso verso questa forma di governo, mentre il 53% è espressamente contrario e il 78% ritiene che sia solo una facciata per mascherare il potere dei ricchi e dei clan più forti (come dargli torto!).
Chiamati a scegliere tra «libertà» e «ordine» l’88% degli intervistati sceglie l’ordine. Un altro sondaggio conferma che il 76% dei russi è favorevole a ristabilire la censura sui mass media.
Interpretando rettamente l’anima russa Putin sta guidando il Paese più vasto del pianeta ad una radicale svolta conservatrice tesa al ritorno all’ordine e alla “tradizione”, recuperando tutti quei valori umani e culturali che settant’anni di regime comunista avevano sradicato dal cuore dei russi a suon di purghe.
Ovviamente nel rafforzamento dei valori comuni il nazionalismo e il patriottismo risultano essere collanti molto efficaci soprattutto se l’avversario è uno sfrontato americanismo liberale che si pone quale moralizzatore planetario.
Putin protegge i figli dei russi, del suo popolo, e aiuta le madri in difficoltà investendo, contrariamente agli abortisti eurocrati, nell’assistenza delle donne e delle famiglie. Il “Principe” russo incentiva le nascite, investe sulla famiglia, moralizza la società attraverso una lotta serrata alla tossicodipendenza, alla volgarità, alle oligarchie e alla corruzione di stato, sferzando un colpo netto alla cultura lassista e liberale che sta infettando e incancrenendo l’Occidente.
Non esita a punire severamente gruppi insolenti e dissacranti quali le tristissime Pussy Riot.
L’estate scorsa in occasione dei 1025 anni dalla conversione del popolo russo Putin ha coraggiosamente affermato: «Se la Russia è diventata una grande potenza non è per uno zar, per una guerra o per un partito politico: il merito, semmai, è del cristianesimo».
A tal proposito dichiara il prof. Matteo d’Amico: «nella visione cattolica è chiaro che l’ordine politico ha lo scopo di frenare il male, impedirlo per quanto è possibile, operare come supremo Kathécon.
Viceversa, nell’ordine liberale moderno, poiché l’uomo è un quid di buono in sé, scopo del politico sarà proprio l’opposto, sarà liberare l’uomo da qualunque struttura organizzativa che può frenare la libera espansione della sua natura stessa».
In definitiva quello che Putin vuole, e noi con lui, è evitare alla radice la perniciosa deriva liberale che si insinua laddove è assente una coscienza umana solida e radicata nella tradizione morale e religiosa.
Ѐ proprio il caso di transitare dal “God bless America” a “Dio benedica la Santa Madre Russia!”, tanto più se il dio degli Stati Uniti è il G.A.D.U., il massonico grande architetto dell’universo.
C’è poco da scherzare, con la svolta conservatrice del premier Putin: la Russia sta dando una solenne lezione alle mortifere democrazie liberali occidentali e filo-americane. Che sia proprio Putin il nuovo Catéchon o più in generale la Russia stessa alla quale sono legate le profezie di Fatima?
Le premesse sembrano avallare questa tesi. Ad ogni modo, se mi fermo a considerare la figura di Putin sento vieppiù di potermi unire al vecchio nano Balin il quale, indicando il valoroso Thorin Scudodiquercia, dichiara con orgoglio: «Là c’è uno che potrei seguire. Là c’è uno che potrei chiamare Re».
Isacco Tacconi
articolo pubblicato su Campari & De Maistre