Perché Gesù è risorto, noi risusciteremo”. Con questa affermazione, più volte ribadita e condivisa con le circa 30 mila persone presenti in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha affrontato all’udienza generale di questa mattina una delle realtà ultime della fede, professata nel Credo: la “risurrezione della carne”.
Credere nella risurrezione, ha aggiunto, aiuta a essere “meno prigionieri dell’effimero” e più disposti alla misericordia. La prova inoppugnabile è incisa in una pietra rotolata via e nel sepolcro vuoto di un’alba di Pasqua di duemila anni fa.
La prova della speranza cristiana: la risurrezione dai morti è vera perché Gesù è risorto da morte. In un mercoledì di sole splendente, che per un istante fa quasi dimenticare l’inverno alle porte, Papa Francesco spiega l’essenza della fede in Cristo e in quel giorno in cui dopo la vita inizierà una vita nuova, e in cui – afferma – Dio “restituirà la vita al nostro corpo riunendolo all’anima”:
“Questa è la spiegazione fondamentale: perché Gesù è risorto noi resusciteremo; noi abbiamo la speranza nella risurrezione perché Lui ci ha aperto la porta a questa risurrezione.
E questa trasformazione, questa trasfigurazione del nostro corpo viene preparata in questa vita dal rapporto con Gesù, nei Sacramenti, specialmente l’Eucaristia”.
Il Papa non lascia che la folla assorba le sue parole con superficialità o distacco. La verità sulla risurrezione non è “semplice e tutt’altro che ovvia” perché, riconosce, “vivendo immersi in questo mondo, non è facile comprendere le realtà future”.
E allora, come spesso gli accade, i fogli col testo ufficiale vengono tirati via ed è direttamente il cuore di Papa Francesco a cercare la gente e a rivestire con parole semplici la verità della Risurrezione:
“Questa non è una bugia! Questo è vero. Noi crediamo che Gesù è risorto, che Gesù è vivo in questo momento. Ma voi credete che Gesù è vivo? E se Gesù è vivo, voi pensate che ci lascerà morire e non ci risusciterà? No! Lui ci aspetta, e perché Lui è risorto, la forza della sua risurrezione risusciterà tutti noi”.
Poi, con la concretezza che distingue il suo stile pastorale, Papa Francesco ricorda che la Risurrezione non è solo cosa che riguardi la vita eterna.
La vita eterna, asserisce, “incomincia già in questo momento, incomincia durante tutta la vita”. Per questo, prosegue, i cristiani hanno in sé un “seme di Risurrezione” che coinvolge il corpo oltre che l’anima:
“Per questo anche il corpo di ciascuno di noi è risonanza di eternità, quindi va sempre rispettato; e soprattutto va rispettata e amata la vita di quanti soffrono, perché sentano la vicinanza del Regno di Dio, di quella condizione di vita eterna verso la quale camminiamo”.
Dunque, “questa attesa – ribadisce Papa Francesco – è la fonte e la ragione della nostra speranza”. Una speranza che, “se coltivata e custodita”…
“…diventa luce per illuminare la nostra storia personale e anche la storia comunitaria. Ricordiamolo sempre: siamo discepoli di Colui che è venuto, viene ogni giorno e verrà alla fine. Se riuscissimo ad avere più presente questa realtà, saremmo meno affaticati dal quotidiano, meno prigionieri dell’effimero e più disposti a camminare con cuore misericordioso sulla via della salvezza”.
I saluti finali del Papa sono andati, tra gli altri, ai partecipanti al Seminario su etica e valori promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ai membri di vari corpi militari presenti in Piazza, a una delegazione dell’Opera Romana in partenza per l’Iraq e a numerose associazioni, tra cui quella denominata “Spina-Bifida e Idrocefalo” e gli “Amici di Raoul Follereau”, impegnate nell’aiuto ai malati.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana