“Francesco. Vita e rivoluzione”: è il titolo del libro di Elisabetta Piqué, giornalista argentina del quotidiano La Nacion pubblicato in Italia dall’editrice Lindau, in uscita il 21 novembre. Il libro raccoglie numerose testimonianze, spesso inedite, di persone vicine a Jorge Mario Bergoglio fin dagli anni giovanili. La stessa autrice del libro conosce Papa Francesco da oltre dieci anni.
Sui tratti salienti del volume, ascoltiamo Elisabetta Piqué, intervistata da Alessandro Gisotti:
R. – Questo libro nasce il 14 marzo, quindi il giorno dopo l’elezione, quando ricevo una telefonata da Buenos Aires da un’importante casa editrice argentina che mi ha proposto di scrivere una biografia del Papa. Lì per lì, ovviamente, la cosa mi ha spaventata perché nonostante io, come racconto nel libro, l’avessi conosciuto nel 2001 quando è venuto a Roma per essere creato cardinale da Giovanni Paolo II e in quella data è nato questo rapporto con lui, però – appunto – quando mi hanno chiesto di scrivere la sua biografia, io lo conoscevo solo dal 2001.
Quindi, per me, scrivere questo libro è stato scoprire tutto un passato e per fare questo ovviamente c’è stata una profonda indagine con testimonianze inedite: di compagni di scuola, di persone che lui ha aiutato, di gesuiti che l’hanno conosciuto nel periodo complicato in cui lui è stato provinciale dei gesuiti … Ho scoperto molti aspetti inediti per arrivare a creare un ritratto, credo, diverso.
D. – In questo libro ci sono tante testimonianze. La cosa che forse colpisce è che Bergoglio non è cambiato, negli anni, nei suoi tratti essenziali …
R. – Esattamente, in questo senso! Un aneddoto che posso dire è che andando a scavare in questo passato che io non conoscevo, quando è stato eletto, uno dei miei follower mi dice via twitter: “Lui mi ha dato la Comunione”. Era bambino quando Bergoglio era rettore del Colegio Máximo a San Miguel; e mi ha raccontato che grazie a lui, che organizzava campi estivi per la gente molto povera che viveva nei barriós intorno al Colegio Máximo, hanno conosciuto il mare. E non è che lui andasse al mare, perché come sappiamo il Papa non ha mai fatto vacanze in vita sua; eppure, organizzava questi campeggi grazie ai quali molti bambini hanno potuto conoscere il mare. Era gente molto umile, che lui ha aiutato da sempre: silenziosamente, con low profile.
D. – Tu conosci Jorge Mario Bergoglio da oltre 10 anni. Cosa vedi che è cambiato, in qualche modo, al di là del ruolo, del ministero, ovviamente, tra la sua esperienza di pastore a Buenos Aires e ora di vescovo di Roma?
R. – Sicuramente è cambiato – e lo dicono persone che l’hanno conosciuto là – che è ringiovanito, moltissimo, e che ha un sorriso permanente che magari prima non aveva. Cioè, ha questa energia che evidentemente gli viene da qualcosa “più in alto”. E anche il dono della comunicazione con le masse: riesce a mettersi in contatto con tutti e ha questo sorriso permanente, che a Buenos Aires magari non era così. Ha questa energia che gli viene da qualche parte e che fa sì che dall’elezione è ringiovanito di 10 anni!
D. – C’è un capitolo che dedichi alle omelie del Papa alla Casa Santa Marta e le definisci “le perle di Santa Marta”. Queste effettivamente sono qualcosa, come si legge anche nel libro, senza le quali non si può capire Papa Francesco …
R. – Sì: sicuramente queste omelie, che di fatto seguiamo tutti i giorni grazie alla Radio Vaticana, nelle quali lui parla a braccio, credo che facciano parte di un messaggio di riforma morale generale che lui cerca di trasmettere. Secondo me, quando parla a braccio è molto più efficace che quando legge, e questo si vede anche durante le udienze generali quando lui salta il testo: lui riesce a comunicare meglio in questa maniera semplice, diretta, che è il segreto del suo successo. Questo poter comunicare il Vangelo in maniera semplice e facile, comprensibile per tutti, non solo per i cattolici.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana