Pressante e accorato appello del Papa per la Siria nel discorso alla Roaco

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Benedetto XVI chiede che “non venga risparmiato alcuno sforzo, anche da parte della comunità internazionale, per far uscire la Siria dall’attuale situazione di violenza” e che “sia garantita la necessaria assistenza umanitaria”. L’accorato appello del Papa è contenuto nel discorso, in più lingue, rivolto ai partecipanti all’85.ma Assemblea della Roaco, Riunione delle Opere in aiuto alle Chiese Orientali, ricevuti stamani in udienza nella Sala Clementina, in Vaticano. La Roaco si è riunita in assemblea a Roma da lunedì scorso fino a ieri. 
Lo sguardo di Benedetto XVI abbraccia la Siria e le sue ferite. Nel discorso alla Roaco, guidata dal suo presidente, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiesa orientali, il Papa chiede aiuto per questo Paese martoriato:

“Que ne soit épargné aucun effort, également de la part de la communauté…
Non venga risparmiato alcuno sforzo, anche da parte della comunità internazionale, per far uscire la Siria dall’attuale situazione di violenza e di crisi, che dura già da molto tempo e rischia di diventare un conflitto generalizzato che avrebbe conseguenze fortemente negative per il Paese e per l’intera Regione”. E aggiunge:

“J’élève aussi un pressant et douloureux appel pour que, face au besoin extrême…
Elevo anche un pressante e accorato appello perché, davanti al bisogno estremo della popolazione, sia garantita la necessaria assistenza umanitaria, anche a tante persone che hanno dovuto lasciare le loro case, alcune rifugiandosi nei Paesi vicini”. Il valore della vita umana è un bene prezioso da tutelare sempre, ricorda infatti Benedetto XVI che esprime anche la sua vicinanza “alle grandi sofferenze dei fratelli e delle sorelle di Siria, in particolare dei piccoli innocenti e dei più indifesi”:

“Que notre prière, notre engagement et notre fraternité concrète dans le Christ, …
La nostra preghiera – sottolinea – il nostro impegno e la nostra fraternità concreta in Cristo, come olio di consolazione, li aiuti a non smarrire la luce della speranza in questi momenti di buio e ottenga da Dio la sapienza del cuore per chi ha responsabilità, affinché cessi ogni spargimento di sangue e la violenza, che porta solo dolore e morte, lasci spazio alla riconciliazione, alla concordia e alla pace”.

Alla Roaco quest’anno oltre ai rappresentanti della Terra Santa – ad iniziare dal nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Palestina, mons. Antonio Franco – si sono uniti anche gli arcivescovi maggiori della Chiesa Siro-malabarese dell’India, Sua Beatitudine il cardinale George Alencherry, e della Chiesa Greco-cattolica di Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, nonché il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, e il vescovo presidente della Caritas siriana. Una presenza che, sottolinea Benedetto XVI, permette di “allargare ancora di più lo sguardo della Chiesa di Roma in quella dimensione universale” che “costituisce una delle note essenziali del mistero della Chiesa”.

Il Papa rivolge quindi con forza l’esortazione a perseverare nel movimento di carità che la Congregazione segue affinché la Terra Santa e le altre regioni orientali ricevano “il necessario sostegno spirituale e materiale”. L’attuale congiuntura economico-sociale, annota il Pontefice, colpisce, in modo ancora più preoccupante, le aree del mondo più svantaggiate. E questo processo coinvolge in modo particolare l’Oriente, “madrepatria di antiche tradizioni cristiane”, generando “insicurezza e instabilità anche a livello ecclesiale e in campo ecumenico e interreligioso”. “Si tratta di fattori – sottolinea ancora Benedetto XVI – che alimentano le endemiche ferite della storia e contribuiscono a rendere più fragili il dialogo, la pace e la convivenza fra i popoli, come pure il rispetto dei diritti umani, specialmente quello alla libertà religiosa personale e comunitaria”:

“Dieses Recht muß in seinem öffentlichen Bekenntnis garantiert werden…
Tale diritto – avverte – va garantito nella sua professione pubblica e non solo in termini cultuali, ma anche pastorali, educativi, assistenziali e sociali, tutti aspetti indispensabili al suo effettivo esercizio”. Quindi, il Papa ribadisce il richiamo a essere “segni eloquenti della carità che sgorga dal cuore di Cristo” e “presenta al mondo la Chiesa nella sua più vera identità e missione, ponendola al servizio di Dio, che è Amore”. Benedetto XVI ricorda poi che l’Anno della Fede “offrirà fecondi orientamenti alle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali” e chiede l’intercessione di Maria per le Chiese Orientali in madrepatria e nella diaspora:

“Sia Lei a vegliare anche sul prossimo Viaggio che – a Dio piacendo – compirò in Libano per porre il sigillo sull’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi”.

E il Papa conclude proprio con un abbraccio “di padre e di fratello” alla Chiesa e alla nazione libanese.

Dunque nel discorso alla Roaco, il Papa ha levato un pressante appello per la fine delle violenze in Siria. Sulla situazione dei rifugiati che fuggono dal territorio siriano nei Paesi vicini, Manuella Affejee, della redazione francese della nostra emittente, ha intervistato Rosette Héchaimé, coordinatrice regionale della Caritas per l’Africa del Nord e il Medio Oriente.

R. – Les réfugiés syriens vont dans les pays limitrophes….
I rifugiati siriani vanno nei paesi limitrofi, vanno in Giordania, in Libano, in Turchia; la Caritas è certamente presente sul posto con altri organismi d’aiuto, con il Commissariato per i rifugiati e altre Ong, per cercare di rispondere a quello che serve. So che in Libano e in Giordania e anche in Turchia si tratta di portare un aiuto immediato: sono persone che spesso sono partite lasciandosi tutto alle spalle e che hanno bisogno di tutto. E’ stato impiantato un sistema di coordinamento che permette a ogni istituzione di rispondere secondo le proprie possibilità e il proprio campo d’azione.

D. – Come vedete il ruolo della Caritas nel contesto mediorientale attuale?

R. – Caritas, ces dernières années au Moyen Orient…
Caritas, in questi ultimi anni in Medio Oriente, è molto sensibile alle raccomandazioni del Sinodo per il Medio Oriente, di questo Sinodo che ha messo in evidenza il ruolo che i cristiani devono giocare nella loro società. I cristiani potrebbero sentirsi destabilizzati e avere quindi una presenza riservata quando invece avremmo vantaggio a essere più presenti, a sviluppare meccanismi di cittadinanza responsabile e a giocare il nostro ruolo nelle nostre società. Ci sono stati molti cristiani che hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione della nostra società: non c’è veramente ragione perché questo non continui. Recentemente, il Papa ha parlato della “cultura della fiducia”: credo sia qualcosa di molto importante e che bisognerebbe sviluppare. Le nostre Caritas cercano di mettere in pratica le raccomandazioni del Sinodo per il Medio Oriente. Aspettiamo l’Esortazione apostolica e credo che sia necessario prestarle molta attenzione, non soltanto in Medio Oriente ma insieme ad altre società che potranno accompagnarci in questo cammino.

Fonte: Radio Vaticana 21/6/12