I bambini nati tramite fecondazione in vitro (Fiv) sono tre volte più esposti al rischio di sviluppare tumori. A dirlo è lo studio più ricco di dati mai condotto, pubblicato sulla rivista scientifica Fertility and Sterility.
25 ANALISI DA 12 PAESI. Svolto da un team di ricercatori danesi della Danish Cancer Society di Copenhagen, unisce 25 analisi effettuate nei 12 paesi in cui la Fiv è maggiormente utilizzata. Fra questi ci sono, oltre alla Danimarca, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
«Il risultato della meta-analisi – si legge – mostra il legame fra i trattamenti di fertilità e il cancro dei figli». Che la fecondazione assistita possa generare disordine nell’imprinting genetico del bambino, causando sindromi di Beckwith-Wiedemann, di Angelman, di Prader Willi o altre ancora, è noto da tempo. Ma ora gli scienziati danesi aggiungono numeri preoccupanti: i nati con la Fiv hanno il 65 per cento di probabilità in più di sviluppare la leucemia e l’88 di ammalarsi di cancro al cervello.
IL FUNZIONAMENTO DEI GENI. La causa di questo sarebbe legata al bombardamento ormonale che serve a iperstimolare l’ovulazione, alla modalità di inseminazione, al congelamento degli embrioni, alla condizione in cui questi crescono e al ritardo di impianto degli ovuli fecondati. Tutti questi fattori incidono sul funzionamento dei geni, alterandolo.
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